POETICO ACCESSORIO - Claudia Olivero - La traduzione di una poesia è essa stessa poesia
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Claudia Olivero |
Chi legge, chi scrive, chi si occupa in qualche modo di poesia si è certamente chiesto, e probabilmente a più riprese, a cosa serva la poesia, che cosa sia la poesia. Anche laconicamente: perché (tra tutte le forme di espressione artistica) proprio la poesia.
Sono seduta al computer in una casa stranamente silenziosa e deserta, a cercare di ragionare di poesia, mentre squilla il telefono e devo fornire informazioni attendibili sul 730, suona la sveglia per ricordarmi di togliere le orchidee dall’acqua e penso vagamente alla cena che tra un’ora dovrebbe essere pronta.
Così non va. Volevo dedicarmi alla ricerca emotiva della traduzione poetica. Chiedendomi perché la poesia, ma soprattutto perché la traduzione. E chi traduce? Ben diverso è il professionista, dal traduttore sentimentale, dallo scrittore, a sua volta magari poeta.
Ho sempre provato una grande ammirazione per i traduttori che si immergono in una lingua a loro sconosciuta, per tradurre un* poeta che sentono affine, ma di cui non conoscono veramente a fondo la forza comunicativa.
Un paio di anni fa mi sono imbattuta in un progetto plurilingue davvero interessante, intitolato Volontà poétique, Poetry of a multilingual society (1), ad opera dell’Unione Autrici Autori Sudtirolo. L’obiettivo era quello di “offrire a livello letterario uno spazio in cui sia possibile superare le barriere e incontrarsi su un piano di parità” (2). Mi è parso democratico, onesto e ambizioso. Nell’ambito di tale progetto, autori e autrici di varie origini si sono incontrati per tradursi a vicenda. Con il concetto di “volontà poetica” si è voluto evidenziare “quanto sorprendentemente variegate possono essere le modalità dell’interpretazione […]; che tra due lingue un fraintendimento esiste solo in apparenza e che la loro comprensione reciproca è molto relativa. […] Le sue pratiche e i suoi metodi di traduzione tra esperimento azzardato e interpretazione cauta […] possono essere considerati […] spunti per la convivenza in una società in cui la paura dell’estraneo e dell’intraducibile non ha più nessun valore.”(3)
Io non ho paura e non voglio averne, dell’estraneo. Tanto meno in poesia! Sono pigra e ammetto che, pur conoscendo qualche lingua, preferisco di gran lunga leggere in italiano. Quindi ringrazio i traduttori per il loro imprescindibile lavoro.
Tutta questa premessa per una prova alla quale non mi sono voluta sottrarre, dopo lo scambio con un’amica insegnante impegnata e appassionata lettrice poesia.
Un anno fa i tipi della Samuele editore hanno pubblicato un volumetto intitolato On home ground – Come a casa, con le versioni pascoliane di Seamus Heaney e gli hanno dedicato il terzo volume della rivista Laboratori Critici: non potevo proprio perdermelo! Ero elettrizzata e curiosa all’idea di leggere qualche versione inglese del mio amato Giovanni Pascoli, tradotta niente popò di meno che da un poeta laureato (1989) e premio Nobel (1995).
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On Home Ground – Come a casa – Seamus Heaney |
E poi mi è successa una cosa: quella cosa. Che accade quando si ama alla follia un libro e si attende con languido piacere la sua uscita cinematografica, ci si mette primi davanti al botteghino, si sceglie il posto migliore in sala e poi si esce con un senso strano allo stomaco.
Tuttavia Heaney sa il fatto suo, riprende la concezione poetica wildiana, secondo cui la poesia deve rimanere “un piacere a se stessa, […] processo della lingua, […] rappresentazione delle cose nel mondo” (4). Lui, Heaney, a questa linea resta decisamente fedele. Infatti, sempre seguendo le indicazioni di Matteo Bianchi nei Laboratori critici, quando Heaney traduce, compie un atto creativo e Leonardo Guzzo aggiunge, non sbagliando di certo, che “non smette mai di essere poeta, autore, e rivendica la sua voce, la sua impronta, il suo personale rapporto con la bellezza”(5).
Così sono certa che Pascoli, dall’alto dei mondi sereni, (lui) infinito, immortale, abbia perdonato quella “inevitabile approssimazione”(6), scaturita dalla “raffinata immaginazione”(7) di uno dei più meritevoli poeti del 900.
AUGUST X, trad. Seamus Heaney
Posologia: preparare un tè caldo, accendere un bastoncino di incenso dall’aroma delicato. Sedersi in posizione comoda, preferibilmente su un tappeto morbido, circondati da cuscini. Se disponibile, accarezzare un gatto.
I know, St Lawrence, why so many stars
Are burning, falling through the quiet air,
Why such a great shedding down of tears
Makes a vault of heaven sparkle sapphire.
A swallow was returning to her roof.
They killed her: she fell in a thorn hedge.
In her beack, an insect she was bearing off,
Supper for her nestlings, still not fledged.
Now she lies there, as a though upon a cross,
Holding that morsel out to the far off sky
While her nest waits for her in the shadows,
Chirping, faintly chirping, and more faintly.
A man too was returning to his nest:
They killed him: he said, I forgive,
And his open eyes preserved a scream of protest:
He was bringing two dolls home with him as gifts.
Now back there in the desolate home place
They wait for him, wait for him in vain
While he, overwhelmed and motionless,
Holds the dolls out to the far-off heaven.
And you, High Heaven, infinite, immortal,
Higher far than all the worlds serene,
You shower upon this dark Atom of Evil
A rain of stars, a brilliant inundation.
Riferimenti bibliografici
1. Volontà poétique, Poetry of multilingual society, A. Dejaco, K. Jechsmayr, A. Romani, V. Schmeiser, M. Vieider, Edizioni Alphabeta Verlag 2022.
2. Ibidem
3. Ibidem
4. Seamus Heaney e la tradizione poetica italiana: una questione di affinità, M. Bianchi in Laboratori critici, anno III, vol. 3, maggio 2023.
5. Quando uno scrittore traduce, L. Guzzo, ibid.
6. Ibidem
7. Ibidem
Pur priva di gatto da accarezzare dibastoncinidaldelicato aroma ho avuto una bella emozione come mai prima per l'originale, ora si, grazie alla traduzione hoapprezzato intensamente il poeta pascoli è il dieci agosto starò la notte a testa in su pensando al faintly chirping mentre si gran pianto nel concavo cielo sfavilla... anche su gaza
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