Pietro Brogi - Poesia e Prosa
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Pietro Brogi |
Il dibattito su quale sia la distinzione fra poesia e prosa ha visto via via cimentarsi sia i poeti sia i critici letterari senza che possa dirsi accertata e accettata una qualsivoglia posizione. A costo di essere accusato di mettere per iscritto formule troppo usurate dalla quotidianità cercherò di dare qualche elemento, con la pretesa di riuscire, almeno per me stesso, a prendere una posizione che, anche se non immutabile, sia perlomeno fotografata in questo particolare momento, prendendo atto che la mia idea personale è stata sottoposta più volte, nel tempo, a riflessione, ad esempio dopo che la lettura di alcuni passi di Dino Campana, mise, molto tempo fa, in dubbio la mia certezza che la poesia fosse legata indissolubilmente al verso, anche se comunque tale posizione è tuttora per me ritenuta la più attendibile.
“Se vado a capo indipendentemente da una punteggiatura che lo richieda in particolari circostanze e se la successione delle parole riesce a fornire una sensazione estetica piacevole è poesia, se utilizzo tutto lo spazio del rigo, salvo le interruzioni normate è prosa”.
Non sempre però il verso è considerato uno strumento sufficiente: cito Angelo Guglielmi nell’articolo “Dialogo aperto sulla poesia con Nina Lorenzini, Enzo Minarelli, Edoardo Sanguineti”, pubblicato su Petali 4 nel novembre 2011 e presente fra i documenti scaricabili in Accademia.edu che sostiene: “(..) il poeta moderno costruisce il suo verso liberamente, la lunghezza non risponde a metri, a criteri prefissati, gli accenti non ripetono cadenze fisse, la rima è una modalità quasi caduta in disuso, le parole nel verso si inseguono non rispettando lo schema dello sviluppo logico, ma si assemblano liberamente a seconda delle decisioni del poeta stesso, la punteggiatura non esiste, le uniche pause visibili sono gli a capo, ma sono insufficienti. Sicché come fai ad acchiappare la musicalità che è poi tanta parte di una poesia?”
Quelli che non si ritrovano sulla linea di separazione determinata dal verso sono i sostenitori della prosa poetica, più portati a ritrovarsi in affermazioni del tipo: ‘Questo passaggio del racconto è pura poesia’. Le parole possono suscitare in noi la simulazione immaginativa dello stimolo per tutti i nostri sensi, capacità innescata e potenziata attraverso l’uso delle molteplici figure retoriche disponibili, in grado di costruire, esse stesse, una scenografia, fornendo al contempo un ritmo alla sonorità.
Nella narrazione in prosa però si rinuncia alla utilizzazione di quell’inciso, il verso, che può essere origine, con la sua caratteristica unica, della magia ottenuta attraverso il meccanismo di sospensione, della attesa del nuovo passaggio.
Questo meccanismo si aggiunge alle quasi infinite possibilità insite non solo nella scelta dei termini, incasellati in una variabile successione voluta ma anche nella possibilità di creazione di nuovi termini con meccanismi onomatopeici, descrittivi di caratteristiche o semplice modifica di parole esistenti od anche invenzione ex novo di significato, per una ancora mai usata successione di lettere o, ancora, inserimento di nuovi termini privi di specifico significato ma capaci di determinare particolari sensazioni, stimolando l’immaginazione, come si verifica nelle poesie metasemantiche di Fosco Maraini e seguaci, si determina così un contesto che permette di spaziare nella mente umana.
E’ da notare anche che mentre la narrazione, pur potendo ricorrere a figure retoriche, richiede una maggiore attenzione alla correttezza formale, la spezzatura poetica, determinata dal verso, è una testa di ponte per permettere anche deviazioni considerevoli dalle stesse regole di sintassi ed analisi logica.
La possibilità di abbracciare, con lo sguardo al singolo rigo, le caratteristiche delle parole scritte, facendo risuonare nel pensiero gli accenti, le allitterazioni, le caratteristiche foniche di ciascuna parola, nelle varie lingue, consente sia una elaborazione mentale del suono sia una sua esecuzione pratica nella lettura a voce alta. Voglio aggiungere che la metrica pur essendo una tecnica che aiuta nella comprensione del ritmo ottenuto in una poesia già scritta non può rappresentare un metodo di scrittura.
L’azione creativa deve essere indirizzata sempre a mantenere la forza logica del significato, anche se imprescindibile dal significante, ed in questo io credo si possa trovare quella distinzione fra poesia e prosa: ed è proprio la sospensione tempo spaziale del verso, diversa, con la sua magia, dal punto e a capo, in quella imprescindibile mescolanza di significato e significante, in quella rottura di regole di scrittura sempre però inserite in un contesto di armonia del suono della parola; aggiungo che lo stimolo immaginativo arricchisce la poesia con la possibilità di sintesi, fornendo significato con un minimo uso di parole.
Un discorso in prosa mantiene la sua validità in un contesto di pura descrizione, di puro significato, non la poesia che ci dona sempre il suo ineguagliabile contributo estetico senza però mai dimenticare che il giudizio estetico subisce sempre il vaglio del gusto personale, variabile in un contesto storicizzato, fortemente condizionato dai contributi derivanti dal modello sia familiare sia culturale/scolastico e dalla ‘moda’ dettata spesso dal nostro uniformarci ai modelli dettati dalla Comunicazione di massa che riserva non molta attenzione alla poesia se non per trasformarla in qualche slogan che inviti al consumo.
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Pietro Brogi. La scrittura, in particolare di poesie, lo accompagna sin dalla scuola elementare. Si laurea in Ingegneria Meccanica nel 1976 e frequenta un corso in Master management a Cambridge nel 1984 ed un corso di Giornalismo a Firenze tra il 1993 e il 2017-2018. Intraprende una carriera dirigenziale in industria Multinazionale negli USA, lavora come CTU per il Tribunale di Firenze nonché come professore in discipline tecniche presso Istituti Tecnici. Ha pubblicato articoli in periodici, saggi come Ve lo do io il Covid nel 2022. Ha in attivo due pubblicazioni di poesie: ‘Poesie’ del dicembre 2019 e ‘Spesso un Mondo di Niente’ del 2022. Presente in alcune Antologie, ha conseguito segnalazioni di merito e premi in vari concorsi letterari anche Internazionali.
Grazie tante del riscontro
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