LA POESIA ELEMENTARE - Anna Martinenghi - La Poesia Elementare della Fantasia

 

Anna Martinenghi



     BAMBINI, IMPARATE A FARE COSE                              DIFFICILI

          È difficile fare le cose difficili:

parlare al sordo,
mostrare la rosa al cieco.
Bambini, imparate a fare cose difficili:
dare la mano al cieco,
cantare per il sordo,
liberare gli schiavi che si credono liberi.

 Gianni Rodari


Lui è Giovanni Francesco Rodari[1], detto Gianni. Per il tempo di questa chiacchierata trascureremo un poco il suo essere (stato) un gigante in pedagogia, concentrandoci sugli strumenti pratici del suo insegnamento: favole, filastrocche, poesie, con cui realizza l’incontro fra il mondo adulto e quello dei bambini, in una didattica innovativa basata sul linguaggio come transfert di contenuti etici e educativi.


Rodari si rivolge ai bambini, con un linguaggio semplice e diretto, esortandoli a fare cose difficili e lo fa con una poesia. Non una poesia infantile, ma una poesia alla loro portata: leggera nei toni, ma densa di verità. Se c’è qualcosa di elementare, e a suo tempo colossale nel suo modo di fare poesia, è che il maestro si siede per terra portando il mondo adulto accanto all’infanzia, lo sguardo alla stessa altezza, per raccontare, con parole e modi adeguati, che è necessario liberare gli schiavi che si credono liberi, perché tutti noi corriamo il rischio di essere quegli schiavi. Rodari sa che i bambini sono fatti per il linguaggio, la creatività e la poesia, poiché privi di sovrastrutture: ancora liberi.

 

La complessità del vivere viene trasmessa in maniera semplice: senza edulcorare la realtà, nel profondo rispetto dell’infanzia che Rodari riconosce come fondamento dell’intera esperienza umana: i bambini hanno bisogno di conoscere le cose per ciò che sono, perché in grado di comprendere anche ciò che viene taciuto.

 

Quando nel 1973 esce “Grammatica della fantasia[2]”, Gianni Rodari ha già scritto molto per l’infanzia e già molto insegnato. Alle spalle ha la tragica esperienza della Seconda guerra mondiale, la Resistenza e la militanza nel Partito Comunista Italiano. È giornalista per l’Unità, cosa che non gli facilitò in quel momento storico il lavoro da pedagogista. Grammatica della fantasia, il solo saggio teorico dell’autore, si rivela essere un unicum rivoluzionario nel suo genere. Nata a seguito degli «Incontri con la Fantastica» che Rodari tenne nel 1972 grazie al Comune di Reggio Emilia per la formazione del personale scolastico, non è solo «un’introduzione all’arte di inventare storie», ma una profonda riflessione sul potere della fantasia e sulle tecniche per stimolarla, per permettere a tutti di saper e poter raccontare: «non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo». Un invito al gioco e alla sperimentazione, alla liberazione dai luoghi comuni e dai pregiudizi, celebrazione dell’invenzione felice e dell’errore creativo.

Per la prima volta alla scrittura per l’infanzia viene data dignità di letteratura alta, modello complesso e strutturato dell’interazione fra linguaggio, narrazione e pedagogia.

 

A UN BAMBINO PITTORE

Appeso a una parete

ho visto il tuo disegnino:

su un foglio grande grande

c’era un uomo in un angolino.

Un uomo piccolo, piccolo,

forse anche

un po’ spaventato

da quel deserto bianco

in cui era capitato,

e se ne stava in disparte

non osando farsi avanti

come un povero nano

nel paese dei giganti.

Tu l’avevi colorato

con vera passione:

ricordo il suo magnifico

cappello arancione.

Ma la prossima volta,

ti prego di cuore,

disegna un uomo più grande,

amico pittore.

Perché quell’uomo sei tu,

tu in persona, ed io voglio

che tu conquisti il mondo:

prendi, intanto

tutto il foglio!

Disegna figure

grandi grandi,

forti, senza paura,

sempre pronte a partire

per una bella avventura.

 

Anche qui ci troviamo di fronte a una poesia tutt’altro che infantile o manierista, un’esperienza unica di qualità autoriale che si rivolge a nuovi interlocutori – giovani d’età, ma pure sempre soggetti poetici - con innegabile forza: ...disegna un uomo più grande/amico pittore. /Perché quell’uomo sei tu, /tu in persona, ed io voglio/che tu conquisti il mondo: /prendi, intanto/tutto il foglio! Disegna figure/grandi grandi, /forti, senza paura... È necessario che poesia e vita prendano tutto il foglio, senza temere il deserto bianco, per conquistare il mondo.

 

Rodari delinea un nuovo canone, arricchendo il linguaggio poetico con quello ludico. Ritmo, assonanza e rima si fanno portatori leggiadri di contenuti importanti, arricchendo la sonorità estetica della filastrocca con l’innovativo orizzonte formativo, etico-sociale.

 

Rodari gioca, ma gioca sul serio: coniugando echi delle atmosfere di Palazzeschi con il surrealismo francese. Nessuno prima di lui aveva osato tanto con i bambini.

 

Così facendo l’immediatezza di poesie e favole raggiunge con facilità i bambini, amplificandosi in contenuti più complessi per gli adulti. Rodari ci mette in guardia dai pericoli della realtà e delle dinamiche quotidiane in un racconto squisitamente etico e politico dell’essere umano.

 

PROMEMORIA

Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno, né di notte,
né per mare, né per terra:
per esempio, la guerra.

 

Forse può apparire ingenua la speranza della pace a ogni costo, dobbiamo riconoscere però l’idea generativa del poeta e della poesia stessa, che sposta l’attenzione su ciò che è da fare: sull’impegno costante alla costruzione della pace come dinamica e non come pura utopia.

 

È qui che la poesia elementare di Rodari diviene universale: nell’invito a una poesia semplice, comprensibile a tutti, capace di contenuti potenti.

 

Concludo chiedendo scusa a Rodari per averlo “limitato” alla sola poesia e al contempo lo ringrazio per averci mostrato la via di una poesia capace di sedersi e guardare ciascuno di noi dritto negli occhi  e nel cuore. Con l’augurio a tutti noi di riuscire a fare le cose difficili.


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