Stefania Giammillaro - su Fosca Navarra - Inediti

a cura di Stefania Giammillaro


Camminare

 

E la strada

cominciava con un cupo sbarramento di colombi

che una voce aveva già arpionato. E la strada, nonostante

laghi piume e viscere sprizzanti vermi e più ragioni

per voltarsi indietro e ritornare (dove? ritornare dove?), 

mi chiamava al passo: le acque

hanno preteso traversie e cadaveri di tanti eroi. E poi

dal vuoto un dio quando allontana non rivuole indietro

il corpo prima di un cammino, quanto basta

perché il meteorite vada a sgretolarsi fino a diventare

p o l v e r e 

e tornare al cosmo sul percorso inverso della pioggia. 

Avrei potuto fare proprio questo; invece un balzo, 

hop!

 

Tra le carcasse avvelenate e molli

ho continuato a camminare.

 

Cosa ci fa sentire nudi? Forse la stessa vergogna che ci fa percepire vivi? 

Interrogativi, questi cui Fosca Navarra prova a rispondere in un gioco di ombre cinesi da cui traspare l’intimo vacillare della carne che galleggia a squame o serpeggia come “intrico che si aggrappa al muro”, che non ci somiglia.

Il quotidiano è vivisezionato nello sguardo della poeta che immortala attimi per dilatarli ad ogni presente, come goccia che diventa mare e poi oceano. In questo percorso ad induzione dal particolare all’emozionale-sensitivo, l’autrice accede all’universalità che dovrebbe appartenere al genere poetico, qui, rispettivamente, sia nella sua “genesi” che nel suo “farsi” o meglio “farsi dal nulla”. E del “nulla” la Navarra ci parla (dal vuoto un dio), con lessico puntuale (arpionato), ma mai pretenzioso, anzi, a volte intercalato da interrogative dirette (dove? ritornare dove?) o da onomatopee (hop!) che richiamano il lettore all’auto-ascolto e alla sfida dell’oltre.


Germogli

 

Getta ombra il poco della vita che germoglia, nero

su pareti crude che non sanno della fonte delle nubi

né in un senso, né in un altro; mi assomiglia,

questo intrico che si aggrappa al muro

come a nessun altro.



Ma c’è dell’altro: un accomiatarsi, oserei definire, dall’incessante catena di montaggio di riflessioni e sguardi sul vissuto, al fine di aprire parentesi di nuvole, iati di ossigeno, dove far entrare affetti, miracoli da dondolare in culla e custodire gelosamente sul filo del ricordo che mai tradisce.

 

 

Benvenuto

 

Vedo ancora quei festoni nel salotto, sopra il tuo sorgivo

smarrimento di bambino: lettere di carta tinte

d’illusione dichiaravano che eri il benvenuto. Ed eri così

esausto per il doppio viaggio prima di vagire, di affermare:

“Nasco, ma stavolta è vero”, così tanto che

nemmeno avrai compreso questo cerchio asserragliato 

intorno al tuo continuo affanno. “Chi, ma chi

saranno?” Barricate di colore bianco e di parole allegre

come cantilene delle donne nere dentro l’umidezza 

delle sere risonanti strilli; eppure

così assurdo ti sembrava in ogni voce ogni gheriglio di

messaggio per la tua comparsa: somigliavi,

nel Presepe degli umani, al bambinello scelto per la sua 

natura immateriale.


Fosca Navarra è voce poetica, giovane, fresca, schietta, ma che ha già maturato un’importante capacità: quella di saper condensare nella potenza della parola il magma vulcanico che le brucia l’animo e fa da eco alla sua terra d’origine.



Fosca Navarra

Fosca Navarra nasce nel 2000 a Napoli, dove vive e studia lettere classiche all’Università Federico II. Ha pubblicato racconti su diverse riviste online tra cui Minima& Moralia, Micorrize, Narrandom e Altri Animali. Suoi testi poetici sono apparsi su Interno Poesia, Poetarum Silva e Suite Italiana. Nel 2023 pubblica la sua raccolta poetica d’esordio Perdutamente (edizioni Ensemble).

 

Commenti

Post più popolari