Mauro Barbetti - Il campo delle scritture non-liriche (Parte 6a)

 

Mauro Barbetti


LA POESIA ORALE E PERFORMATIVA


INTRODUZIONE: Innanzitutto una domanda fondamentale. E' lecito porre la poesia orale e performativa fuori dal filone prevalente della poesia lirica e in antitesi ad essa?

La risposta non è semplice, poiché alcune sue caratteristiche la farebbero considerare come parente prossima o costola partorita dallo stesso organismo, altre porterebbero più a mettere in rilievo aspetti conflittuali e/o innovativi rispetto alla stessa.

Tra le prime si potrebbe considerare la ricerca all'interno di molte (quasi tutte) le performance orali di ritmo e sonorità che, pur non ricalcando i modelli metrici della lirica più classica, certo la avvicinano ad essa, tra le seconde si potrebbero evidenziare alcune caratteristiche fondamentali presenti in quasi tutti i performers, quali l'utilizzo di temi e di un linguaggio contemporaneo o addirittura ipercontemporaneo, la postura dell'artista improntata spesso sull'ironia, sul paradosso o, all'opposto, sulla provocazione verbale e sulla polemica, oltre naturalmente a una differenza di fondo, data dalla specificità del modo di veicolare il testo (l'ascolto in un caso, la lettura della pagina nell'altro).

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Un dato storico-culturale rilevante può essere il ricordare che la pratica dell'oralità è presente sin dagli inizi del cammino poetico. Sicuramente, infatti, la poesia era nata ben prima dell'introduzione della scrittura e inizialmente si accompagnava ad altre forme, che oggi chiameremmo artistiche, ma che ai primordi della storia erano pratiche rituali, spesso collettive, quali la danza e il canto.

Questo era di certo vero nel mondo greco dove la lirica assumeva tale nome proprio perché accompagnata dal suono della lira e dove i primi poemi venivano tramandati oralmente (non per nulla nell'Odissea compaiono già due aedi di corte, Demodoco e Femio, che narrano in versi le loro storie accompagnandole con la musica), lo stesso Platone, nella Repubblica, parlava della poesia come forma artistica strettamente vincolata all'udito, mentre considerava come espressione elettiva per la vista la pittura.

Ricordiamo pure come nel Medioevo e nel Rinascimento fossero abituali gare poetiche orali (tenzoni o certamen), talvolta ad improvvisazione, altre con tema e metro prestabiliti (famosa quella che oppose Dante a Forese Donati o il Certame Coronario ideato per la Signoria di Firenze da Leon Battista Alberti nel 1441), che potremmo quasi vedere come antiche forme di free style o dissing. C'è da dire che questa tradizione (spesso legata all'ottava rima) è ancor oggi praticata tra Toscana, Umbria e Lazio e che in Sardegna è tuttora presente una pratica di poesia estemporanea improvvisata dai cantadores.

Tuttavia, quando Lello Voce, noto poeta italiano già attivo nel Gruppo '93 e instancabile sperimentatore nonché animatore di eventi poetici, agli inizi del Duemila importa in Italia la poesia orale tramite il format del poetry slam (negli USA lo avevano introdotto già dal 1983), certamente non lo fa per motivi nostalgici o per una volontà di ritorno al passato, ma anzi, un po' come successo nelle arti figurative, per rivitalizzare attraverso il recupero di forme archetipiche il panorama culturale nostrano, togliendo la poesia dall'universo chiuso e spesso permeato di ortodossia dei circoli intellettuali, pensando già ad una possibile ibridazione con le altre espressioni artistiche e a un'offerta di partecipazione e coinvolgimento più attivo e consapevole da parte del pubblico. 

Oltre alla gara/spettacolo classico e regolamentato dello slam poetry (performance di 3 minuti, senza ausilio di altri mezzi oltre la propria voce e votazione da parte di una giuria pubblica ad estrazione) esistono in Italia diverse altre manifestazioni tra cui citerei, il Premio Alberto Dubito di poesia e musica, oltre a vari contest e rassegne dedicate alla spoken word e/o videopoesia performata (es. Bologna in Lettere).

Segnalare i nomi più importanti della scena dello Slam comporterebbe inevitabilmente  esclusioni o omissioni data la magmaticità di questo movimento. Mi limito, per brevità, a segnalare gli ultimi due vincitori del campionato italiano organizzato dalla LIPS (Lega Italiana Poetry Slam): Filippo Capobianco, primo nel 2022, secondo classificato al Campionato Europeo di Poetry Slam 2023 e campione mondiale 2023, noto per la sua poesia potente e incisiva, che tratta anche temi sociali e politici. È possibile trovare su youtube diverse sue performance tra cui

Filippo Capobianco || I'm Your Man (Je suis ton homme) || Italie || Demi-Finale (youtube.com) e Gloria Riggio, vincitrice del campionato italiano di Poetry Slam 2023, apprezzata per la sua voce poetica intensa e la capacità di emozionare il pubblico attraverso temi sociali, anche lei facilmente rintracciabile su youtube, come ad esempio in Avemarabieiplena - Gloria Riggio (youtube.com) 

Nonostante il campo specifico nel quale sono soliti operare, molti poeti orali risultano anche significativi poeti su carta: a testimonianza di ciò condivido due testi appartenenti il primo, al già citato padre nobile di questo mondo, Lello Voce, il secondo a Lella De Marchi, vincitrice lo scorso anno della sez. di poesia orale al Bologna in Lettere.


Le parole sono finte file, furbe feste del senso,

strade cieche, legacci prepotenti, fame e stenti,

sono tessuti e pelle senza pori, specchi di tappi,


si annodano sciogliendo e ordiscono calappi,

sono le gambe lunghe e le bugie che menti,

trucchi strucchi, falsi, melensi, e fango denso.


Tu resta muta e cruda, non lo dire, non pensarlo:

ascoltane l’odore e carezzando il verso, a respirarlo.


Da “Razos”, La nave di Teseo 2022 


le nostre apprensioni educano i nostri timori suggeriscono.
ma le nostre ossessioni s’incarnano.
non so dove sei. ti scrivo una lettera che forse non leggerai.
l’amore è una cura che non si cura è un corpo
mai detto soltanto due righe in più. oltre la battitura.
qualcosa si aggiunge a ciò che è dato in partenza
e la sete divampa anche dopo avere bevuto.
le nostre ossessioni s’incarnano nelle parole sono
parole sante e miracolose. ma sono come le uova
dobbiamo maneggiarle con cura.
ti scrivo una lettera che forse non leggerai l’ho scritta
da un posto che non conosco. forse l’ho scritta per me.
non guardarmi. nello specchio c’è il nome che porto.

 

Da “Ipotesi per una bambina cyborg”, Transeuropa 2020 


Vorrei chiudere questa breve panoramica citando un altro dei padri nobili della spoken poetry, posto in una dimensione di ricerca forse più solitaria, ma non per questo meno densa di sviluppi, Giovanni Fontana, che quest'anno ha ricevuto il Premio Pagliarani alla carriera, a testimonianza della validità di un percorso pluridecennale che si è dipanato sì sulla poesia orale, ma anche su forme di poesia totale (ricordiamo che Fontana è stato uno dei redattori della rivista Tam Tam e ha collaborato con Adriano Spatola, di cui parleremo più approfonditamente nel prossimo articolo). Lascio il link ad una delle sue performance artistiche, buona visione. 

Estratto dalla performance di Giovanni Fontana "Omo en procinto de mortale letale jactura" - YouTube 




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