Domenico Frontera - Il Sublime. Il poeta, la poesia e l'ascolto.

 

Domenico Frontera






Il trattato sul "Sublime" (in greco antico: Περὶ Ὕψους, Perì Hýpsous) di autore ignoto e scritto intorno al l sec. d.C. è, probabilmente, insieme alla "Poetica" di Aristotele, una delle più importanti opere di estetica dell'antichità.

L'importanza di questo libro sta, soprattutto, nella descrizione e nella analisi della stretta contiguità tra il poeta, la poesia e l'uditorio.

Una contiguità che non è solo mentale, ma si direbbe anche fisica. Egli ritiene, infatti, che i meccanismi psicologici che scaturiscono dalla parola dell'artista si impongano necessariamente, quasi per legge di natura, nell'anima del pubblico, il quale non ha alcuna possibilità di opporvisi, perché tutto ciò che è sublime contiene in sé "una forza invincibile": "Amachon"; così come il poeta che, quando sfiora il sublime, riesce a confondersi completamente con la materia del suo canto, tanto che la sua ispirazione sembra "volare insieme ai cavalli che sta descrivendo" (15,4), allo stesso modo l'esperienza estetica della poesia si realizza pienamente quando il pubblico "è preso dallo stesso rapimento dell'oratore" (32,4).

Appare chiaro, quindi, che i destinatari dell'opera dell'Anonimo sono gli ascoltatori della poesia, non i lettori, perché per il nostro autore la poesia libresca impedisce di per sé la nascita di quello stato emotivo in cui consiste essenzialmente "l'effetto del sublime" che è, in ultima analisi, “koinonia”, comunione di vita condivisa.

Di qui il fastidio e l'ostilità con cui l'Anonimo del Sublime giudica i poeti dotti dell'età ellenistica, fondatori, secondo lui, di una estetica elitaria e sostenitori del libro destinato, inevitabilmente, ad una funzione meditata ed individualistica della poesia. Il libro, infatti, per sua natura, dirà il nostro, non può essere al servizio di una parola realmente creatrice, libera da vincoli e immediatamente fruibile nel dialogo.

La dimensione estetica in cui il trattato inquadra il rapporto pubblico-opera d'arte è dunque, essenzialmente, quella dell'ascolto, non della lettura fine a se stessa, ed è per questo che l'autore attribuisce grande importanza al valore propriamente ritmico e musicale della parola, la quale "per gli uomini è armonia innata di un linguaggio che raggiunge la mente stessa ed il cuore, non solo l'udito".

Non si può non cogliere in questo saggio come sia stata profondamente recepita la visione platonica della parola, che ha un reale significato solo nell'oralità di un dialogo. L'accesso al Sommo Bene, infatti, per Platone non può che essere un accesso dialettico, comunitario, in cui la musica e quindi la poesia, intesa come descritta nel "Sublime," avrà un ruolo fondamentale. 



Anonimo, Il Sublime", Mondadori, 1991


Commenti

Post più popolari