Sergio Daniele Donati-Figli di Ventidue Stelle-"Impressioni di fine inverno-Le Farfalle di Nelly Sachs"
Sergio Daniele Donati |
Farfalla di Nelly Sachs
Nelly Sachs
(Traduzione di Ida Porena)
da “Le stelle si oscurano”, in “Al di là della polvere”, Einaudi, Torino, 1966
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Schmetterling
Nelly Sachs
da “Sternverdunkelung: Gedichte”, Frankfurt am Main: Suhrkamp, 1949
Così la poeta; e il mio sguardo si annebbia, perché in queste linee viene declinata la dimensione della fatica della leggerezza, quasi fosse un dato di fatto, uno spunto dell'ovvio che, nel momento in cui viene pronunciato, diviene sublime descrizione dell'esistere.
E così immagino le polveri cui si riferisce Nelly Sachs – basta che leggiate la sua biografia per rendervi conto di cosa io stia parlando – come un richiamo all'elemento costitutivo dell'essere umano per il pensiero ebraico; materia informe a cui un soffio divino dà forma e speranza di continuazione, di generazione in generazione.
Eppure in quell'informità, in quella natura di pulviscolo è inscritto l'intero genoma del mondo altro, del mondo dell'Altro, del mondo della relazione con l'altro.
Qui la poeta scardina il simbolo di bellezza che, storicamente, si dona alla farfalla.
La
farfalla è qui, infatti, portatrice di un messaggio potente e capace far
riemergere una memoria terrificante: quella che ci riporta ai “pesi della vita e della morte” che
“si calano con le tue ali sulla rosa che
sfiorisce col maturo rientrare della luce”.
Sono due bellezze qui che parlano, comunicano e si scontrano.
Quella che è della rosa, incosciente di sé stessa, figlia del tempo, schiava del tempo, bellezza capace di perire la notte, o alle prime luci del giorno, da un lato.
E quella della farfalla, terrificante, come falce di morte, portatrice di un messaggio terribile e, proprio per questo bello, perché indiscutibile: la bellezza da cui non si sfugge, quella del cambiamento, della morte, dell'abbandono.
Non una farfalla leggera, dunque, ma una farfalla che vive la leggerezza di un compito abissale, quello di saper comunicare nel suo volo la fine delle cose e spargere polveri di consapevolezza su un mondo disattento che, forse, ignora, la presenza in ogni midollo di ogni creatura della testimonianza costante di un mondo altro, da cui non si sfugge, nonostante le nostre fughe nel sogno e nell'oblio.
E il mistero è donato proprio da questo saper ricavare leggerezza nel portare un messaggio degno della più consapevole Cassandra, nelle polveri che imbiancano ali delicate; così, semplicemente perché va fatto.
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