Melania Valenti - Su "La neve impressa" di Mattia Cattaneo - Nota critica
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Melania Valenti |
La nuova raccolta poetica di Mattia Cattaneo, uscita nel febbraio 2024 ed edita dalla associazione “Architetti delle parole”, è un piccolo libro bianco, bianco come il colore che si respira tra le pagine, tra la naftalina tolta dall’armadio, o il bianco ventre [che] matura a latte o la collina bianca come a precipitare il cielo.
Il bianco della neve, che dà il titolo all’opera, si posa su ogni elemento che circondi il poeta. Come se il candore che ricopre i ricordi si faccia adesso archetipo di Madre, la stessa madre che Cattaneo evoca ad ogni verso, dapprima in modo quasi carnale, da grido che si staglia sulle cartelle cliniche
Ho le man/i che non possono toccarti/ fogli arrotolati/ nella cartella clinica
poi in modo dolente e consapevole anche del prossimo dolore che andrà a posarsi sui tetti come dentro ogni atomo di chi scrive
A mezzanotte/ taciturno il bianco sopra i tetti/ immobile il tappeto di foglie/ un sapore di neve,
fino a divenire azzurra luce nella terza parte del volumetto, in cui
C’è un azzurro surreale:
grazia che brucia
rassicurante libeccio
Colpisce l’apparente ossimoro del titolo, che concede permanenza a ciò che non dovrebbe averne: la neve si scioglie e, accomodante, ai primi raggi del sole lascia il passo ai germogli.
Qui, invece, Cattaneo impone sin dal titolo la cifra, che poi si legge tra i versi, quella perenne sensazione di gelo che la morte della madre lascerà per sempre dentro l’autore.
La raccolta è divisa in tre sezioni, “Anamnesi”, in cui si avvertono l’angoscia e lo sconforto freddo della malattia, ripercorsa dal ricordo della madre in ospedale, in cui una anamnesi chiara/conduce ad un chiodo arrugginito; “Esilio” è il titolo della seconda sezione, in cui il poeta ha ascoltato/il lento declino del tuo/corpo mandato in esilio […] stingendo denti di latta e coperte di lana; e “Nevai“ è intitolata la terza ed ultima sezione del libro, in cui vi è una lenta evoluzione interiore che diventa consapevolezza; quella neve che, impossibile si sciolga, resterà impressa nei ricordi del figlio lasciato a scrivere per cercare di metabolizzare la perdita.
Il vento salverà dal buio, la parola salverà e darà la forza di continuare:
Tutto questo buio, questo vento salvifico che si
getta nelle parole assume toni più chiari. Via via, la
forza della parola diventa fortezza dentro cui ripararmi […]
Perché
Non c’è mai qualcosa che si conclude.
Vive dentro chi continua a vivere.
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Chiudo con un mio breve testo, parole ispirate dalla neve, ma dettate e mutuate dal sole, come calda è la terra in cui i miei semi sono germogliati e cresciuti.
Come la neve,
che in silenzio si posa sul mondo
a placare le ire di un sole cocente,
si semini il campo rimasto al disgelo.
E si aspettino gemme di pace.
Il sapore della neve che resta.
Melania Valenti
Melania, rendi grazia a un tema denso. Rendete grazia come fa la neve buona.
RispondiEliminae tu ne percepisci ogni respiro...grazie di essere così come sei...
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