Laura Serluca - Piero Ciampi: Il corpo è un sublime atroce porco
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Laura Serluca |
Piero Ciampi è stato un cantautore e poeta italiano.
Nasce a Livorno il 28 Settembre del 1934, nel quartiere Pontino, proprio di fronte alla casa di Modigliani.
Di quest’artista : “Si ricorda spesso l’alcolismo e il carattere rissoso, le sparizioni e i viaggi improbabili in giro per il mondo, oltre al fatto che la sua carriera non è mai realmente decollata, viene dipinto come un cantautore crepuscolare e bohémien, in generale il suo personaggio – arricchito del fascino di chi ha sostanzialmente fallito – ha fatto passare in secondo piano una caratteristica importantissima dei suoi testi, che lo rende davvero unico: nessuno come Piero Ciampi ha raccontato la vita di coppia, nei suoi aspetti più turbolenti e deprimenti. Una dote che oltre ad arricchire il suo immaginario decadente, lo rende moderno e all’avanguardia, se si pensa, per esempio, che pezzi che parlano di divorzio e burocrazia come In un palazzo di giustizia o Mia moglie, escono nell’Italia di inizio anni Settanta, ancora alle prese con il referendum abrogativo e con una legge sul divorzio appena entrata in vigore.”
La carriera discografica di Piero Ciampi iniziò nel 1963, ma la notorietà non fu raggiunta e i dischi rimasero invenduti.
A parte pochi addetti ai lavori e qualche intellettuale, l'opera del cantautore livornese non suscitò interesse. Solo dopo la morte venne riconosciuto dalla critica come uno dei padri della canzone d’autore.
È lo stesso Piero Ciampi a creare un suo autoritratto: è poeta, vagabondo, chansonnier, ubriacone, cane sciolto.
"Non gli fa paura niente/ tanto meno un prepotente
preferisce stare solo/ anche se gli costa caro
non fa alcuna differenza/ tra un anno e una notte
tra un bacio e un addio"
Reverberi ne parla in questi termini: “Uno dei suoi motori non era, come si potrebbe supporre, la rabbia (troppo comoda, protettiva ed elegiaca alla fin fine) ma piuttosto il litigio e la bagarre, unico spazio vitale pubblico per un soliloquio alla Ciampi”.
Questo atteggiamento sovversivo e inquieto verso la società e le sue incoerenze diventa motore di canzoni come “Il Giocatore”, “Te lo Faccio vedere io”; “Adius”, ma anche “Andare, camminare, lavorare” e la stessa “Ha tutte le carte in regola”.
La critica stronca duramente le canzoni del cantautore parlando di “aria crepuscolare e sonnolenta”, di “musiche lentissime e snervanti” di “nulla di allegro”, di “stile nebbioso”, di “motivi eccessivamente diluiti per restare in mente”.
Piero Ciampi è un paroliere sincero ed egoista, canta le sue poesie, a volte incomprese, a volte oscene. È un artista libero. Un autore fecondo, ma incostante.
Sicuramente uno degli artisti più originali della scena cantautorale italiana. È schietto e provocatorio, senza pudore o riservatezza, forse troppo sfrontato per l’usuale amatore di canzonette.
Di ogni poesia inizia a scriverne più versioni, per poi riprenderle, spezzettarle dandone vita ad altre. I versi sono sempre più stentati, poveri, aspri proprio come la sua voce e le sue pubbliche apparizioni.
Con la sua voce roca e cavernosa, racconta il mondo dei deboli, degli emarginati, delle vite sciagurate, degli sventurati e prende in giro il benessere economico e il conformismo piccolo borghese. Ad esempio, spesso va a cantare per soldi in salotti d’élite, dove attacca regolarmente briga insultando il pubblico di ricchi borghesi.
La maggior parte della sua produzione artistica e musicale ha come tema l’amore. L’innamoramento iniziale lo esalta ma con il tempo diventa ““sconfitta”, “gabbia”, "nervi”. Scrive del grigio insistente della “routine”. Quell’abitudine che stanca. Scrive del rancore silenzioso che nasce all’interno della coppia. Piangere di nuovo di solitudine.
Piero Ciampi è riuscito a cantare - con una voce inconfondibile, drammatica e paurosa - l’amore che diventa autorità, a volte guerra. L’amore che diventa disciplina e promessa scontrandosi con la sua indole anarchica, disordinata e ribelle. La sua storia personale lo costringe a non poter più scappare da quel buio che lo sovrasta e “vive male la sua vita ma lo fa con grande amore.”
“Ha amato tanto due donne, erano belle, bionde, alte, snelle. Ma per lui non esistono più”, canterà Piero in “Ha tutte le carte in regola”.
La sua prima moglie, di nome Moira, è irlandese. I due resistono insieme meno di un anno quando la donna sparisce definitivamente portandosi dietro il figlio Stefano, avuto insieme. La seconda si chiama Gabriella, è romana e anche da lei avrà una figlia, che chiamerà Mira. La convivenza con Gabriella dura ancor meno del matrimonio con Moira: otto mesi. Sposa così definitivamente l’alcool, l’alcool non scappa mai.
Le canzoni di Piero Ciampi sembrano delle commedie amare, cantate e narrate nei minimi dettagli, sia delle ambientazioni che degli stati d’animo: “c’era un grande disordine, tu avevi preparato le tue valigie rosse e con tono deciso chiamavi per telefono un tassì, era un sabato sera, la tavola era vuota, le stanze sottosopra” oppure
"Tutte le sue scarpe sono qui.
Il mio amore è scalzo
il mio amore è scalzo."
“Figli, come mi mancate” canta in Sporca estate, perché Ciampi non li vede mai, è sempre ubriaco e squattrinato, ma è anche probabilmente un uomo violento, come canta lui stesso in "Ma che buffa che sei": “quel pugno che ti detti è un gesto che non mi perdono, ma il naso ora è diverso, l’ho fatto io e non Dio”. Difficilmente ci sono risvolti positivi ogni volta che incontra una donna, al massimo parte qualche “vaffanculo” ironico e liberatorio, la felicità appare solo come nostalgia, “ti ricordi via Macrobio? qualche volta eri felice”.
Per il resto esasperazione, rovina e fughe: “tu mi devi star vicina, perché ormai io sono fuori”.
La visione dell’amore come ideale comincia ad alimentare dei dubbi nell’artista, il quale più volte vive l’abbandono e dunque l’amore come disincanto e illusione.
"È successo un fatto strano:
io ti amavo e non ti amo
ma la tua foto è nella tasca
perché io non ti ho sostituita
perché tu non mi hai sostituito"
Nel celebre manifesto "L'amore è tutto qui", Piero Ciampi parla dell’assurdità di una vita sentimentale senza soldi, vagabonda e incerta. Senza alcun progetto. L’amata dunque può solo fantasticare sul suo futuro. Ma il cantante precisa che non sono i soldi o un posto fisso le colonne portanti dell'amore: sono cose che si possono idealizzare "nel mondo dell'illusione", ma non hanno una vera importanza, perché l'amore, "il marito della vita", va oltre questi elementi materiali e trascende solo se è un sentimento profondo e sincero.
non ho una lira e tu lo sai,
perdonami;
sono uno strano uomo che
può frequentare solo te,
abbracciami.
Non sono morto e tu lo sai,
se ti procuro tanti guai
perdonami.
Il dolce non lo mangi mai
ma qualche volta ti rifai,
abbracciami.
tutte le cose che non hai
accanto a me le troverai
nel mondo dell'illusione.
Tu vai sicura, vai così,
perché io sono sempre qui
qui!”
Nella canzone Sporca Estate:
"Figli, vi porterei a cena sulle stelle,
ma non ci siete, ma non ci siete..."
Purtroppo questi figli non ci sono perché l'estate, la stagione dell'amore, si è rivelata "sporca": piena di emozioni, un susseguirsi di 'rimorchi' tra amante e amata, ma si è sempre conclusa con la frase più tragica e drammatica: "hai distrutto la mia vita". Ma è un qualcosa di condiviso: "... capirai mai che il tuo dolore si è aggiunto al mio?".
Non era facile poter avere a che fare con Piero Ciampi: un artista trasandato, "senza orario e senza bandiera", anarchico, comunista e per giunta livornese (come lui stesso afferma in un'intervista rilasciata per il Radiocorriere). «…mi precipitai in un’osteria ed esplose l’indifferenza, non ne uscii più, per questo non so se siete ancora accesi occhi lontani, intanto, tra niente e niente, le braccia incrociate nella testa mi accingo a tutto … e continuo a cantare» e poi ancora «Vi dico che sono infelice, io sono veramente infelice, non riesco più ad amare, non riesco più ad amare … io sto solo, io sono un uomo solo» questi sono solo alcuni frammenti della lacerante poetica di Ciampi. La resa, in questi versi.
"Figli, vi porterei a cena sulle stelle,
ma non ci siete, ma non ci siete..."
Purtroppo questi figli non ci sono perché l'estate, la stagione dell'amore, si è rivelata "sporca": piena di emozioni, un susseguirsi di 'rimorchi' tra amante e amata, ma si è sempre conclusa con la frase più tragica e drammatica: "hai distrutto la mia vita". Ma è un qualcosa di condiviso: "... capirai mai che il tuo dolore si è aggiunto al mio?".
Non era facile poter avere a che fare con Piero Ciampi: un artista trasandato, "senza orario e senza bandiera", anarchico, comunista e per giunta livornese (come lui stesso afferma in un'intervista rilasciata per il Radiocorriere). «…mi precipitai in un’osteria ed esplose l’indifferenza, non ne uscii più, per questo non so se siete ancora accesi occhi lontani, intanto, tra niente e niente, le braccia incrociate nella testa mi accingo a tutto … e continuo a cantare» e poi ancora «Vi dico che sono infelice, io sono veramente infelice, non riesco più ad amare, non riesco più ad amare … io sto solo, io sono un uomo solo» questi sono solo alcuni frammenti della lacerante poetica di Ciampi. La resa, in questi versi.
Brava Laura, gran pezzo. Un bellissimo ritratto di un grande artista
RispondiEliminaGrazie a te per aver letto questo ritratto di Piero Ciampi. Una persona anarchica e per questo un artista incompreso ai suoi tempi, un poeta che mi ha sempre affascinata per aver cantato i suoi tormentati amori anche con un filo d'ironia.
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