Doris Bellomusto - su un Inedito di Monica Pagnotta - Nota di lettura

 

Monica Pagnotta


Si può misurare il tempo di una parola? Hanno consistenza i suoni? Monica Pagnotta costruisce in pochi versi un microcosmo che non ha misura e pare a me disabitato. Quanto può essere duro il suono del silenzio e quanto può durare? Dura la cattura/del suono che non si propaga
e poi scompare, minuscolo frammento di universo, grumo di amara solitudine che non trova risposta.
Dura, la poesia di Monica, conosce la durata di una polisemia sapientemente usata, ma è dura nei suoni, nella insistente allitterazione di una consonante aspra e forte come la “r” ad ogni verso ripetuta. Gli ultimi tre versi non lasciano scampo, segnano la sconfitta, sono un atto d'accusa o forse una involontaria e incondizionata resa alla forza del silenzio.
Del verbo durare, Monica sa pronunciare il vuoto e il pieno, può fare bene ascoltare in silenzio pochi versi duri e onesti.

Da roccia a roccia

Di roccia
è la parola che
mi rivolgi
dura la cattura
del suono che non si propaga

Del verbo durare
non sai pronunciare
che pietre.

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Monica Pagnotta nasce a Milano il 5 agosto del 1983. Già dall’infanzia è attratta dai libri, le piace leggere e scrivere. Nel 2019 comincia a comporre poesie. La sua prima, “Folleggiare”, è la vincitrice del concorso Sulle ali di una poesia” indetto dall'Associazione Culturale Leggiamoci Su di Fagnano Castello in provincia di Cosenza. Nel 2021 pubblica la sua prima silloge poetica intitolata “Tracce di trecce” (Aletti Editore) con la quale è finalista al Premio Nabokov 2021 e al Premio De André 2022 (con la poesia “Mi Chiamo Gregor”) e tra i segnalati al Premio Luzi 2021/22. Si aggiudica il terzo posto al II Premio Internazionale Dostoevskij e al VII Premio Internazionale “Salvatore Quasimodo e un quarto posto al Premio Maria Cumani. Attualmente è iscritta al secondo anno del corso di poesia della Piccola Accademia di Poesia di Milano diretta da Elena Mearini.


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