Viola Bruno – Let's feed the fox!

Viola Bruno

 

Parco della Maremma, luogo dell'anima



Vi svelo subito l’arcano: nel Parco della Maremma(1) non è consentito dare da mangiare alle volpi. Perché è necessario esporre il divieto? Perché lì di volpi ce ne sono molte e non esitano ad avvicinarsi all’uomo in cerca di cibo e, proprio per preservare quanto più possibile la vera natura della fauna presente, sono stati fissati paletti da non oltrepassare.


Perciò Il mio incitamento Let’s feed the fox! (Date da mangiare alla volpe!), vuole necessariamente significare altro: la volpe di cui parlo è la vostra anima ed il luogo di cui vi parlo è una fonte di nutrimento inestimabile.

Perché il Parco della Maremma non è un luogo qualunque. È un luogo di una bellezza quasi surreale, al di là dello spazio e del tempo.


La natura integra e selvaggia, il mare che sembra un dipinto, gli animali (volpi, daini, cerbiatti, si mostrano senza timore), le rocce, le torri, i colori, i pini, i tronchi levigati dal mare,

destano stupore ed incredulità agli occhi di ogni visitatore, anche di quello che, come me, ne ha fatto il proprio luogo dell’anima.


Forse di lì era passato anche Giorgio Caproni, quando scrisse “Tutti i luoghi che ho visto, che ho visitato, / ora so – ne son certo: / non ci sono mai stato", perché in effetti rimane il dubbio che questo luogo, anziché visitato, lo si sia solo sognato.


Io nel pensier mi fingo…

(…)

Ma sedendo e mirando, interminati

spazi di là da quella, e sovrumani

silenzi, e profondissima quïete

io nel pensier mi fingo, ove per poco

il cor non si spaura. E come il vento

odo stormir tra queste piante, io quello

infinito silenzio a questa voce

vo comparando: e mi sovvien l’eterno,

e le morte stagioni, e la presente

e viva, e il suon di lei. Così tra questa

immensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar m’è dolce in questo mare.


…e mi sovvien l’eterno


Senza bisogno di presentazioni, Giacomo Leopardi, nella sua celebre lirica L’Infinito, descrive perfettamente quel sentimento, “ove per poco/il cor non si spaura” dinanzi a quegli spazi sterminati, a quei silenzi sovrumani, a quella quiete profondissima, anche solo nell’immaginarla… Figuratevi se, al di là degli alberi, al di là di quella siepe che all’illustre poeta cela lo sguardo, si aprisse veramente e in tutto lo splendore, lo spettacolo della natura e di quel mare, in cui ci è ben dolce naufragare: ecco, qui, quegli eterni versi diventano realtà.


Proseguendo sul filo di quella sensibilità romantica per cui la natura (quando non è Matrigna), è sorgente di meraviglia, prendiamo in prestito lo sguardo di un altro grande autore di quel periodo, George Gordon Byron:


Vi è un piacere nei boschi inesplorati

e un’estasi nelle spiagge deserte,

vi è una compagnia che nessuno può turbare

presso il mare profondo,

e una musica nel suo ruggito;

non amo meno l’uomo ma di più la natura

dopo questi colloqui dove fuggo

da quel che sono o prima sono stato

per confondermi con l’universo e lì sentire

ciò che mai posso esprimere

né del tutto celare.



Capirete e mi perdonerete perciò se non ho ancora acceso la radio come di consueto, ma qui, di musica non c’è bisogno: le note le porta il vento che si insinua tra gli alberi, musica è il continuo e mutevole movimento delle onde, è il canto variegato degli uccelli, sinfonie perfette. È il silenzio, col suo carico di pace.




Percorrendo la Strada degli Ulivi, che dalla piccola frazione di Alberese conduce alla spiaggia di Collelungo, occorre fermarsi e stropicciarsi gli occhi, abbagliati dal verde paradisiaco che si espande come un tappeto tra gli ulivi secolari, per convincersi che non si tratta di un miraggio.


Si respirano i profumi in tripudio di un angolo incontaminato: dal corbezzolo al lentisco, al mirto, al viburno, all’erica, al rosmarino, alla ginestra, solo per citarne alcuni.


Salvo continuare per pochi metri ancora e perdere lo sguardo nel turchese: si gonfia il petto, si scuote il capo, si espira il fiato trattenuto. E si respira, finalmente dinanzi a quel mare, come sempre lo abbiamo immaginato, come se ci trovassimo di fronte ad istantanee leggendarie che si materializzano in favore di tutti i nostri sensi.



E non finisce qui la meraviglia, per chi voglia veramente uscirne sazio, perché questo angolo di paradiso offre molteplici sfumature di bellezza in ogni direzione: dalle antiche torri di avvistamento  che si ergono sui monti dell’Uccellina, alla storia che ancora si respira tra i resti dell’abbazia di San Rabano, alla fauna che cambia in ogni punto dei 9800 ettari del Parco: dagli uccelli che abitano la foce del fiume Ombrone ai daini che animano l’opposto bosco di querce da sughero, fino alle radure sterminate in cui pascolano liberi vacche e cavalli.





Tale spettacolo sempre mi riporta a queste parole di Reiner Maria Rilke nella sua opera Worpswede(2): “Là comincia un cielo di una mutevolezza e grandezza indescrivibili. Si rispecchia su ogni foglia: tutte le cose sembrano occuparsi di esso, che è dappertutto. E dappertutto è il mare.”, e ancora Hiersei ist herrlich (Essere qui è meraviglioso), come dice nelle sue Elegie Duinesi(3).

Meravigliarsi, sì, in questo luogo magico non si può che ritornare fanciulli o diventar poeti… “il poeta scrive perché si meraviglia delle cose che vede” e “la poesia nasce dalla felicità, che sempre s’accompagna alla meraviglia”, così Attilio Bertolucci, descrive infatti il poeta come “uno che non riesce a diventare interamente maturo. Impossibilità che gli deriva dalla tendenza, viva nei fanciulli morta nei grandi, a meravigliarsi”.

Nessun altro appiglio è tanto forte per sollevare un’anima dal buio, come la bellezza della natura. “C’è un posto nel mondo/dove il cuore batte forte/dove rimani senza fiato”, diceva Alda Merini, riferendosi ad un abbraccio… Questo è esattamente ciò che provo ogni volta in questo luogo, che tanto ha nutrito di meraviglia “la mia volpe”: il luogo dell’anima non si sceglie, si riconosce: io, qui, ho riconosciuto il mio.




Qui s'imbanchetta

con la terra il mare:

mai ti chiedo più

di quel che tendi

per sollevar la gola dalla sete.

In te mi faccio ostrica

a partorir le perle mie imperfette.



Viola Bruno




Per saperne di più: https://parco-maremma.it/

Note:
1.  Parco della Maremma: area naturale protetta di 9800 ettari, nella provincia grossetana, sviluppata lungo la costa a sud di Grosseto, da Principina a Mare fino a Talamone. Include la foce del fiume Ombrone ed i Monti dell’Uccellina.
2. Reiner Maria Rilke, Worspede, pubblicata per la prima volta nel 1903.
3. Reiner Maria Rilke, Elegie Duinesi, Einaudi, Torino 1978.




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