Stefania Giammillaro su Ramona Paraiala - Inediti

 

a cura di Stefania Giammillaro


Sono uscita. 

Mi sono vista

camminando sul fil di ferro.

I piedi sanguinavano

e nell’unica ala salvata

c’erano spighe di grano.

Bagnandomi i piedi

hai raccolto l’unico 

chicco germogliato

Son morta.

 


*


Stanotte ho dormito

con la palpebra del cuore 

aperta

Ho visto tutte le paure.

Mentre  mordevano in me

lacrimavo ali di farfalla

Cadenti a terra 

come lance in battaglia

Non riuscivano a trascendere

il muro che era in me.




Ramona Paraiala sembra raccontare il percorso esistenziale affine alla natura poetica dell’uomo. Ci narra la vicenda diaframmatica nelle due equivalenze intercettabili tra riconoscersi =“vivere” e non-riconoscersi“morire”: nell’unica ala salvata, l’unico chicco germogliato è colto e determina la fine.

Il “cogito ergo sum” di cartesiana memoria, si declina in “mi vedo quindi sono”, o meglio, "esisto", dove il verbo “vedere” recupera piena l’accezione di matrice greca (ὁράω): “vedo quindi so”, "mi conosco".
L’approssimarsi della fine, erige barriere impossibili da trascendere e la tensione semantica che realizza la paronomasia mentre mordevano consente di ridondare e rendere palpabile la crudeltà nuda dell’atto di lacrimare ali di farfalla.


Sentiva il ritmo

della palpebra lenta

il bosco in autunno

nel grembo germogliato

tornava fecondo.

Accendi il fuoco

e canta bambina

sei vita in luce

e freme la selva

I lupi e le streghe 

se ne prendono cura

ballano sotto la luna




Si coglie quella fatalità poetica attribuita ad Alejandra Pizarnik. Nella prefazione a La figlia dell’insonnia (La figlia dell'insonnia, Crocetti editore, 2022, con traduzione a cura di Claudio Cinti), pubblicato come “Prólogo” alla riedizione de La última inocencia y Las aventuras perdidas (Botella del Mar, Buenos Aires 1976) Enrique Molina parla, infatti, di Alejandra come “creatura affascinata e affascinante, vittima e maga, ardeva sul rogo e, nello stesso tempo, con quella crudeltà propria della poesia, appiccava il fuoco al mondo circostante, lo faceva ardere come una fosforescenza tenera e cupa, che illuminava come un sorriso da fantasma il volto di bambina”.

Si intravede quella medesima stregoneria buona: streghe e lupi affabili si prendono cura della fanciullina vita in luce (ri)nata nel grembo germogliato che tornava fecondo.

In questo percorso di rinascita e recupero del sé bambina la Paraiala dice addio a chi non scorge “la luce che scivola dagli occhi” e il “fuoco del rossetto rosso”.

La bocca si apre alla piena consapevolezza del sé e priva di “colpi” da imputare (la pistola rimasta vuota), l’autrice intraprende la propria auto-creazione senza pesi sul cuore.



Ho provato a dirti

                                         addio

Tra la luce che mi scivola 

               dagli occhi

ed il rosso fuoco del rossetto.


Ho preso la pistola ma 

 era rimasta vuota,

                              senza parole.

Allora ho aperto la bocca 

e mi si è chiuso il cuore.




Ramona Paraiala


Ramona Paraiala, nata in Romania dal 2007 vive a Torino. Specializzata nel coordinamento pedagogico 0-6 anni presso l’università Roma Tre, ha pubblicato in molteplici antologie, l’ultima “Anime con vista”. Nel 2021 pubblica con la Robin Edizioni il racconto breve “Sole” e la prima silloge poetica “Tra le tue braccia” con Albatros il Filo. Sempre nel 2021 partecipa, insieme ad altri 23 poeti, ai “Puzzle Poetici” che vengono pubblicati dalla casa editrice Vivere d’arte. Nel 2023 pubblica la seconda raccolta di poesie “Torno radice” pubblicata da Controluna Edizioni.


Commenti

Post più popolari