Patrizia Baglione – su TER(R)APEUTICA di Luca Chendi
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a cura di Patrizia Baglione |
Ter(r)apeutica, ovvero la scrittura che porta all’osservazione dei nostri processi emotivi ed al senso di appartenenza nei confronti della Terra: una distesa, fragile e dura, che ci culla e assorti abitiamo.
Con questa silloge di esordio, Luca Chendi, attraversa le tante stagioni umane partendo dal proprio dolore, fino al raggiungimento di una consapevolezza: Ora però se penso le tracce, il percorso/ dell’inverno su di me, si accende una luce.
Ad aprire il libro è la stessa sofferenza che piano diventa “Miele” e prova a farsi giorno.
È solo attraverso lo slancio verso il mondo che si esce dalla notte.
Quando ritroviamo quella fiducia nell’altro, come per incanto, la luce torna a bagnarci.
Ciò che tenta di fare l’autore è proprio questo: mettersi in ascolto con il dolore e farci pace. Smembrarlo, portalo in vita, fino a renderlo spoglio e al tempo stesso decisivo e imprescindibile: La vita ora la sento nuda, / completa meraviglia/ che rivedo tra le ciglia di mia madre.
Forte è l’intuizione espressiva: non mancano ricercatezza del linguaggio e maturità poetica. Interessante l‘uso di enjambements e iperbato: Non ho mai – se non per caso – avuto nostalgia.
La scrittura di Luca è un fulmine a ciel sereno capace di far vibrare l’intero perimetro circostante. Non esiste un accenno di banalità in questi versi, né tentativi di fuga. Tutto viene riportato al centro.
Attraverso la poesia, Chendi sublima tutta la sofferenza del lutto, ricostruendo, pezzo dopo pezzo, le pareti interne del proprio cuore. Come nel Kintsugi (la millenaria arte giapponese di riparare gli oggetti rotti con l’oro), ne viene fuori un muro bellissimo con colate d’oro tra le fessure.
Fiore e ferite a ricordare la meraviglia che si nasconde tra le pagine della nostra vita.
Entriamo nel dolore a piedi scalzi
le torsioni sono prove del tempo
non c'è più lo stesso cielo che sale su
nessuna finestra aperta è più un'attesa
ora solo lenzuola spoglie abitano la casa
Col tempo si assomiglia
alle stanze che si svuotano.
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