Anna Martinenghi - Odiare la poesia (elementare)

Anna Martinenghi

 “Preferisco il ridicolo di scrivere poesie,

al ridicolo di non scriverne”

Wislawa Szymborska da “Possibilità”


Vi avverto: in questo testo parlerò male della poesia. Malissimo. Qualcuno doveva pur farlo, me ne prendo ogni responsabilità!


Lo spunto mi viene dalla pessima reputazione che la poesia si porta in dote da troppo tempo e dalla lettura - e successiva riflessione – di un articolo trovato in rete, pubblicato sul sito: “Teste fiorite1 - Il mondo della letteratura per l’infanzia e l’adolescenza a portata di click”, che si intitola “Odio le poesie”, che vi invito a leggere per intero e da cui riporto la poesia, dal medesimo titolo, scritta da una bambina di 9 anni, evidenziando alcune parole chiave:



ODIO LE POESIE


Per qualcuno le poesie sono speciali

ma per qualcun altro sono maiali (senza offesa per i maiali)

quegli scrittori, stupidi lenti

devono sempre avere dei contenti

lenti, lentezza,

noia infinita,

vietato mettere nel naso le dita

1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13

ore devon durare le loro parole

le devi ascoltare, imparare a memoria

non deve esser noiosa la storia.





L’articolo completo lo trovate qui: Le testefiorite.it - odio-le-poesie e contiene una lucida analisi di come si può amare la poesia, odiando le poesie, soprattutto: “quella roba lenta, noiosa, lunga, autoreferenziale e narcisistica che è la peggior poesia esistente e allo stesso tempo la fotografia del pregiudizio comune sulla forma poetica”. 


Per troppo tempo la poesia ha subito maltrattamenti, sia in ambito scolastico, che in ambito intellettuale, consolidando il già esteso pregiudizio di essere materia riservata agli addetti ai lavori; un linguaggio che la maggior parte delle persone non è in grado di comprendere, qualcosa di staccato e completamente estraneo alla nostra vita reale.


A confutare la teoria di Teste fiorite arriva il saggio Odiare la poesia2 dello scrittore e poeta statunitense Ben Lerner – pubblicato in Italia da Sellerio, con traduzione di Marina Testa, che con maggiori strumenti affronta l’indissolubile legame di amore/odio nei riguardi della poesia, di cui è difficile dare una definizione precisa, nell’impari confronto della Poesia ideale con la maiuscola e la poesia reale, quella fatta anche di brutte poesie e non-poesie.


Qui trovate l’introduzione di Sellerio: 

https://sellerio.it/it/catalogo/Odiare-Poesia/Lerner/9271


Lerner arriva alle stesse conclusioni dei bambini e delle bambine di Teste fiorite: il problema fatale della poesia sono le poesie. 

Il tentativo di raccontare l’universo (dentro e fuori di noi) nel limite delle parole e con il rischio di fermarsi all’ego dell’autore. Lerner però resta innamorato della poesia e pur detestando (certe) poesie ammette che possono aprire un varco nella trama del mondo e restituire una piccola, piccolissima parte dell’universalità del dettato di Dio in sogno.


La battaglia non è dunque persa, ma tuttora in corso. No, non siamo tutti poeti: e questo è un gran sollievo! Come ho già sostenuto in precedenza in queste pagine, continuo però a credere e sostenere che siamo tutti esseri poetici, capaci di riconoscere nella nostra esperienza umana cosa è poesia, e come si esprime nelle nostre vite.


La poesia noiosa è – secondo quanto teorizzato finora - tutta la poesia imposta, manierista, infiocchettata e pretenziosa, piena di sé e vuota di contenuti universali, quella che non risuona e non arriva come freccia in pieno petto, non agendo con il suo immenso potere di svelamento e di connessione profonda fra noi e la realtà, fra noi e l’interiorità e fra noi l’immensamente grande e l’immensamente piccolo; quella poesia che nasce e muore con sé stessa, autocompiacendosi, senza spostare l’attenzione, senza un lavoro di indagine, di sorpresa e di mutazione nell’animo del lettore.


A venirci in aiuto in questo lavoro di scandaglio e di promozione di uno dei linguaggi più alti e più bistrattati dell’umanità ecco:


  1. Il saggio “Che noia la poesia3” di Hans Magnus Enzensberger e Alfonso Berardinelli, edito da Einaudi nel 2006, che suggerisce quanto segue:


 “... la prima cosa da fare è perciò dimenticare quello che ci hanno fatto credere, quello che abbiamo imparato e disimparato a scuola. Dobbiamo ricominciare da capo: sentire il ritmo, la misura dei versi, la musica delle parole più comuni, il piacere delle parole più precise, collocate nel punto più giusto o più imprevisto... "Che noia la poesia" è un libro di tecnica poetica accessibile a tutti, un libro di giochi verbali e di metodi di composizione: canzoni, ballate, sonetti, inni ed epigrammi, esempi di poesia eccellente e di poesia pessima o ridicola. Si parla di rime e di strofe, occidentali e orientali, di versi regolari e di versi liberi, di testi carichi di pensiero e di testi inafferrabili e insensati. Ci fa vedere come funziona una poesia e perfino come si può scriverla”.


  1. Infine, di ben più ampia portata e importanza, il discorso di Eugenio Montale4 in occasione della cerimonia di premiazione per il Nobel alla letteratura ricevuto il 12 dicembre 1975, nel quale il grande poeta si interroga sul senso della poesia in un mondo in rapido cambiamento, chiedendosi (era il 1975!) se la poesia sarebbe sopravvissuta nell’universo delle comunicazioni di massa, e dimostrando uno sguardo lungimirante da grande intellettuale. Montale afferma che: “...la grande lirica può morire, rinascere, morire, ma resterà sempre una delle vette dell’anima umana” e ancora che il destino della poesia stessa è strettamente legato al destino dell’uomo: “Inutile dunque chiedersi quale sarà il destino delle arti. È come chiedersi se l’uomo di domani, di un domani magari lontanissimo, potrà risolvere le tragiche contraddizioni in cui si dibatte fin dal primo giorno della Creazione”.


La poesia essendo connaturata alla nostra umanità ci riguarda eccome e ci riguarderà sempre: suo compito è entrare sottopelle alla nostra esistenza, creare legami con l’ineffabile, con ciò che difficilmente riusciamo a esprimere, ma che ci appartiene nel profondo.


A noi innamorati di questo linguaggio, il compito di trasmettere poesia con rinnovato entusiasmo, nuovi strumenti e nuove narrazioni, sconfiggendo la noia, perché, citando la famosa battuta dal film Il postino di Neruda: la poesia non è di chi la scrive, la poesia è di chi gli serve…   


dal film "Il Postino"

Note:

1 https://testefiorite.it/

2 Ben Lerner: https://it.wikipedia.org/wiki/Ben_Lerner

3 Che noia la poesia: https://www.mondadoristore.it/Che-noia-poesia-Pronto-Alfonso-Berardinelli-Hans-Magnus-Enzensberger/eai978880617523/

4https://www.nobelprize.org/prizes/literature/1975/montale/25109-eugenio-montale-nobel-lecture-1975/










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