Pietro Russo - Della similitudine-soglia: su una poesia di Chandra Livia Candiani
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Pietro Russo |
Come il lampo nel vino
come il bacio nelle labbra
come il lievito del pane
come le ossa nell’abbraccio
come la fiducia nello sguardo,
degli altri,
come la luce
che tace
come la luce.
Come il grido della danza
come il bambino dietro la finestra,
se piove,
come la culla della mano
per la carezza
come l’attesa senza futuro –
innamorata,
come la semina
dentro la tua parola
la semina.
Come il vento del tempo
che spinge
a te,
come te verso la finestra.
Illuminata,
come per ricevere un bacio.
Come il tu per l’io
come il noi per il mondo
come il mondo
inginocchiato
spalancato
in salvo.
(Chandra Livia Candiani, da La bambina pugile ovvero la precisione dell’amore, Einaudi, Torino, 2014)
Di quante similitudini ha bisogno l’amore per manifestarsi? Probabilmente senza questo limite della parola – un come che rimanda di continuo all’alterità – non possono darsi spazio e durata, per dirla con Calvino, di quell’attenzione che sempre abbiamo da tributare al mondo. «Come la culla della mano / per la carezza / come l’attesa senza futuro»: di cosa stiamo parlando esattamente, qual è la realtà a cui la somiglianza imperfetta ci vuole rimandare? Forse a quel “gesto” tra mano e carezza, a quell’azione seminale a cui rivolgiamo la pazienza e la forza di un’attesa che non chiede nulla, sta e basta. Forse, ci suggerisce Candiani, pregare è una vigilanza, uno stare sulla soglia tra i due (ma possono essere anche mille) termini del come. Nella danza delle possibilità del mondo, che è giro e vertigine di pronomi («Come il tu per l’io / come il noi per il mondo»), si staglia questo essere dato e darsi «come la semina / dentro la tua parola». C’è da mettere «in salvo» questa realtà, e lo facciamo con tutti gli strumenti della nostra finitudine di creatura.
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