Anna Martinenghi - POESIA (ELEMENTARE) PER MODO DI DIRE

 

Anna Martinenghi


Prendo a prestito alcuni brani dall’introduzione di “Italiano per modo di diredi Gianluca Aprile – Alma Edizioni- 2008: 


“[...] Il significato di “Michele si è bevuto il cervello” non è uguale alla somma dei significati delle singole parole, a meno che non ci si voglia riferire alla descrizione di una scena di un film splatter in cui il protagonista, di nome Michele, beve il suo cervello. Nell’uso comune la frase significa “Michele è diventato stupido e si comporta in maniera illogica”.


 La frase “bersi il cervello” è cioè un modo di dire: una frase composta da parole il cui senso non corrisponde alla somma del significato solito dei suoi componenti. Si può dire che i modi di dire siano delle frasi istituzionalizzate caratterizzate da un’unità semantica, che vanno quindi studiate in quanto somma e apprese come un tutto indissolubile. 


Spesso i modi di dire utilizzano delle immagini figurate che hanno radici nel linguaggio poetico, nella tradizione, nella storia, nella religione, nella letteratura, fino ad arrivare al cinema e alla pubblicità. Attraverso i modi di dire si può, da un punto di vista ricettivo, comprendere l’identità di una società e, dal punto di vista della produzione, migliorare la propria competenza comunicativa imparando ad utilizzare delle forme adeguate sotto l’aspetto pragmatico: saper usare il modo di dire giusto al momento opportuno può cambiare l’efficacia di una partecipazione ad una discussione. 


Già i filosofi greci pensavano che i proverbi e i modi di dire fossero i modelli linguistici attraverso i quali gli uomini tramandavano la lingua degli Dei. Aristotele riteneva addirittura che nei proverbi e nei modi di dire si esprimesse la sapienza dell’antica filosofia [...].”


Il nostro modo di parlare, di comunicare, di scrivere, ogni identità linguistica ben padroneggiata si struttura intorno a nuclei semantici – mattoncini di significato – preconfezionati, a cui riconosciamo pregnanza e incisività, senza troppo badare al contenuto letterario del pacchetto linguistico che stiamo utilizzando.


I modi di dire, le frasi idiomatiche e polirematiche1 (le meravigliose polirematiche che ho scoperto solo documentandomi per questa riflessione: beata ignoranza!) rafforzano i concetti che vogliamo trasmettere e danno per scontata una conoscenza approfondita del linguaggio. Infatti, approcciandosi allo studio di una lingua straniera, una delle più grandi difficoltà è la comprensione di questi centri espressivi, che sfondano l’orizzonte del puro significato, ampliandosi nella figurazione espressiva. Di tanto in tanto, chi maneggia il linguaggio con destrezza, si permette di usare una striscia di fumetti, un’illustrazione del linguaggio senza sottotitoli, che sfugge ai neofiti e a coloro che ne conoscano solo le basi.



E dove sta la poesia in tutto questo? Per ora tace, ma inizia a sobbollire. 
Prima di arrivarci, mi è necessaria un’ulteriore precisazione: l’uso dei modi di dire e delle frasi idiomatiche è al contempo un vantaggio che può mutarsi nel rischio di inchiodare la comunicazione, la scrittura e il linguaggio in una lunga serie di clichè e stereotipi. Ma poiché “è la quantità a fare il veleno” - Eccomi! Sono caduta nella mia stessa trappola! –, ci è chiesto di trasformarci in chimici del linguaggio, dosando opportunamente questi elementi linguistici.
Fatto questo opportuno, lunghissimo preambolo, posso io esimermi dal non sottolineare quanta poesia (elementare) contengano queste scatole di significato?
Ne cito alcune che ritengo molto poetiche con la relativa spiegazione (che le riduce subito ai minimi termini), a dispetto di moltissime altre, invitandovi a mandarmi le vostre preferite:

A occhio nudo: in astronomia è un’espressione che indica le osservazioni condotte senza l’ausilio di nessuno strumento, come telescopi o binocoli, ma solo mediante l’occhio umano. Si utilizza con riferimento a corpi e fenomeni celesti visibili da chiunque, come i pianeti più vicini alla Terra, le stelle, alcune comete e alcuni sciami di meteore.

Non passare dall’anticamera del cervello: Essere lontanissimi dalle intenzioni di chi parla. Allude a idee e pensieri che vanno soppesati attentamente, immaginate quindi lontane dal centro decisionale del cervello così come l'anticamera è lontana dai locali più importanti, o come persone che “fanno anticamera” in attesa di essere ricevute da qualcuno.

Zona d’ombra: punto o aspetto oscuro oppure sconosciuto, o confuso di qualcosa, come se fosse una zona non illuminata in cui non si può vedere quello che succede. In senso lato, anche lacuna, mancanza d'informazioni in un dato settore. Nel linguaggio delle telecomunicazioni, la zona d'ombra è una zona di silenzio radio, da cui è difficile o impossibile trasmettere o ricevere segnali per le caratteristiche proprie delle onde elettromagnetiche. 

Di punto in bianco: significa immediatamente, direttamente, senza preavviso. Il goniometro utilizzato dai primi pezzi di artiglieria aveva un segnale bianco nella posizione orizzontale che corrispondeva quindi ad un lancio diretto sull'obiettivo: da qui l'origine della forma.

Attaccare bottone: è un’espressione molto comune che viene utilizzata per indicare qualcuno che ci ferma con una scusa per poi iniziare un discorso lungo e noioso. Per svelare la sua origine bisogna tornare indietro nel tempo e ricordare un po’ di storia della chirurgia. Nell’epoca in cui la medicina non era ancora sviluppata come oggi, i medici per cauterizzare le ferite usavano uno strumento di ferro. Questo utensile aveva nella sua estremità una pallottola schiacciata che assomigliava molto a un bottone. La punta dello strumento veniva bruciata e poi appoggiata sulla pelle del paziente che, come è logico, provava un dolore fortissimo e intenso. Da qui nasce la frase attaccare bottone che con il tempo è stata utilizzata fuori dal settore medico e in senso figurato per indicare qualcuno che inizia discorsi fastidiosi e lunghi.

Tre parole in croce: Si dice di un discorso o di uno scritto molto succinto e conciso, formato da poche parole che, intersecandosi, formano le braccia di una croce.

Di tanto in tanto quindi, nel nostro modo di esprimerci – scritto o parlato che sia – appendiamo quadri e facciamo illustrazioni. Alcune di queste sono comuni anche in altre lingue, altre sono intraducibili e così capita per le frasi idiomatiche in altre lingue straniere, che non sempre trovano una traduzione letterale o un’identica corrispondenza. 

Uno dei modi di dire che amo di più è il corrispettivo inglese del nostro “imparare a memoria” che suona con il più suggestivo e poetico “learning by heart”: imparare con il cuore!

Qui ne trovate altri, non meno interessanti: 

https://www.bruneau.it/it/mag/frasi-idiomatiche-mondo

Riassumendo, ovunque si incontrino parole: nelle liste della spesa, negli spot commerciali, nei modi di dire, è facile incontrare poesia involontaria ed elementare, perché ogni parola concorre a trasmettere emozioni e stati d’animo. Le parole che scegliamo, le frasi idiomatiche, i modi di dire, diventano abito dei nostri pensieri, preludio a comunicazioni più profonde e mirate.

Per concludere, termino con una poesia per modo di dire, confidando nella vostra infinita pazienza:


Sulla croce tre parole

Cristo nella parentesi dei ladroni

zona d’ombra

delle nostre anime

indistinte a occhio nudo


Di punto in bianco

ti imparo con il cuore



1 Polirematiche: Lessemi caratterizzati da una speciale unità sintattica e semantica interna. Alcuni esempi in italiano sono: gioco di carte, casa da gioco, caso da manuale, scala mobile, in gamba, alla mano, vero e proprio, va' e vieni, noi altri, assieme a, nella misura in cui, buonanotte al secchio, apriti cielo. In generale, si tratta di combinazioni di parole percepite dai parlanti come unità lessicali (alcuni esempi: permesso di soggiorno, casa di cura, alti e bassi...)

 

https://www.treccani.it/enciclopedia/parolepolirematiche_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/



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