Laura Serluca - Robert Mapplethorpe: la fotografia e le arti performative

Laura Serluca




 

Robert Mapplethorpe (1946-1989) è uno dei fotografi americani più iconici della storia.

Qualche anno fa, il Museo Madre di Napoli - Museo d’ Arte Contemporanea Donnaregina - organizzò una retrospettiva dal titolo “Robert Mapplethorpe. Coreografia per una mostra.”  Fu proprio lì che conobbi e mi appassionai alla sua biografia e al suo stile fotografico.

All’inizio della mostra le due "muse" mapplethorpiane, femminile e maschile, Patti Smith e Samuel Wagstaff Jr.

Nel 1968 Robert incontra la sua musa e compagna per anni: Patti SmithAmici, amanti, compagni, i due artisti sono stati l’emblema della controcultura newyorkese dell’epoca. È di Robert il ritratto per la copertina dell’album Horses, che per Patti è un grande successo.


A seguire, ballerini, atleti, body-builder, modelle e modelli fino agli autoritratti dell’artista. Durante la sua ricerca fotografica infatti Mapplethorpe si è concentrato soprattutto su nudi scultorei, immagini erotiche sadomaso, temi omoerotici, fiori e ritratti di celebrità.

Tutti, in ogni scatto, sembrano mettere in questione non solo la loro identità di genere, ma anche quella stessa di corpi, di esseri nel tempo.

 

La tematica ricorrente, anche per la figura femminile, è l’erotismo.


Spesso Mapplethorpe decide di ritrarre la donna anche in pose maschili, facendone emergere, quindi, la mascolinità.

 

In uno dei suoi autoritratti, il fotografo, si traveste da donna esaltando appunto la sua omosessualità.


Robert Mapplethorpe Autoritratto al femminile, 1980


Il bianco e nero nelle sue fotografie è l’unico contrasto che esiste infatti la sua pratica fotografica è innanzitutto contraddistinta da un desiderio di armonia ed equilibro, composizione e controllo, che l’artista stesso definì “perfezione nella forma”.

Le riprese fotografiche avvenivano prevalentemente nell’intimità del suo studio, dove l’artista predisponeva accuratamente sfondi ed elementi scenografici, insieme a un rigoroso disegno luci.

I vari soggetti di Mapplethorpe, anche i più controversi come le immagini S&M del Portfolio X, le opere più “segrete” ed “estreme” a soggetto erotico, sono protagonisti di una messa in scena che rivela continui e sofisticati richiami alla storia dell’arte, in cui evocano archetipi e soggetti universali.

Philip, 1979 (Robert Mapplethorpe © Robert Mapplethorpe Foundation)



Il suo desiderio di dare una rappresentazione all’erotismo ci avvicina all’idea di movimento. È nella vibrazione, nell’energia e nel palpito che l’artista riesce a svincolarsi dall’impersonale staticità dell’immagine fotografica. Le sue opere entrano in dialogo con le arti performative e coreografiche ma anche con la poesia. Il ritmo, la musicalità, il dinamismo sono elementi quasi sempre riscontrabili anche nella sua poetica fotografica.

La sua produzione artistica oscilla tra l’antichità e la contemporaneità, tra l’idealità apollinea e la sensualità dionisiaca, tra il canone classico e la tensione barocca. Non c’è stasi. Solo piccole sospensioni. Quest’oscillazione, questo flusso, quasi danzereccio e turbinoso, tende a stravolgere e ingentilire il confine tra dolore e piacere e tra generi e identità sessuali.

Nonostante nel 1986 gli venga diagnosticato l'Aids, continua a lavorare alacremente. Nel 1988 il Whitney Museum of American Art organizza la sua prima grande retrospettiva. Nello stesso anno crea la fondazione che porta il suo nome e a cui viene affidata la missione di supportare i musei che si occupano di fotografia e di trovare fondi per combattere l'Aids.

Robert Mapplethorpe muore il 9 marzo del 1989 all'età di soli 42 anni.

 

 


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