Domenico Frontera - "A un Dio senza fiato non credere mai"

Domenico Frontera

Il 3 aprile 1945 Dietrich Bonhoeffer e altri quindici prigionieri politici sono caricati su un camion e portati nella foresta bavarese, a Regensburg e Schönberg, nei pressi di Flossenburg. Qui, dopo un processo farsa, vengono tutti condannati a morte per alto tradimento, con l'accusa di avere partecipato al complotto contro A. Hitler del 20 luglio 1944. Bonhoeffer, un teologo evangelico, è così accusato di avere collaborato all’organizzazione di un tirannicidio.

Alla domanda che i compagni di prigionia gli rivolgono su come sia possibile violare il comandamento divino del “non uccidere”, Bonhoeffer risponde: “Se un pazzo guida l’auto sul marciapiede della Kurfürstenstrasse (una delle principali strade di Berlino), da pastore non posso solamente seppellire i morti e consolare i parenti: se mi trovo in quel posto io devo fare un salto e strappare l’autista dal volante”.

Dietrich Bonhoeffer viene impiccato e il suo corpo bruciato il 9 aprile del 1945.

"Se mi trovo in quel posto io devo fare un salto e strappare l’autista dal volante". Già da questa frase si comprende come per Bonhoeffer Dio abbia inevitabilmente le nostre mani, agisce se noi agiamo. Il male morale è nostra responsabilità, individuale o sociale. Noi siamo soggetti e non oggetti di un divino astratto, co-autori di una creazione che non è alle nostre spalle, già realizzata una volta per tutte, ma continua ogni giorno in ogni atto che compiamo. Ne consegue che, secondo il teologo tedesco, il Dio dei Cristiani non è l'Essere Sommo, perfetto ed onnipotente che viene incontro ai bisogni e alle paure degli uomini, ma un Dio che si manifesta nell'abbandono della croce, nella sua impotenza, un Dio che esalta la responsabilità umana e ne pone le condizioni. Non è quindi una proiezione, un mito, il deus ex machina della storia ed il Cristianesimo non è una religione, ma un sistema valoriale che ha nell'Amore il suo fondamento assoluto. Solo disponendosi a vivere come se Dio non esistesse si può percepire il sacro nella nostra vita.

La pretesa del Cristianesimo è quella di affermare l'eternità dell'amore, l'amore come unica possibilità di realizzazione personale e comunitaria dell'essere umano, per cui invece di parlare religiosamente di Dio, il credente deve agire mondanamente a favore del prossimo.

"Il nostro rapporto con Dio non è un rapporto religioso con un Essere, il più alto, il più potente, il migliore che si possa pensare"; questa, dirà Bonhoeffer, non è una autentica trascendenza, ma la vera trascendenza è una nuova vita nell'esserci per gli altri, è il prossimo -qui ed ora- che ci è dato di volta in volta nella storia e che è raggiungibile non in un al di là mitologico ma nel suo corpo concreto.

La fedeltà all'Amore che si è manifestato come fondamento in Cristo è fedeltà alla terra.

Contrariamente a Nietzsche, Bonhoeffer non nega il sacro per salvaguardare la "grandezza dell'uomo"; anzi, il Gesù della storia, più che il Cristo della fede, invera ontologicamente l'uomo e impedisce quella relativizzazione estrema dei valori che è alla base della decadenza dell'occidente. È quindi possibile credere in Dio e nell'uomo senza nessuna contraddizione in quanto il Cristo è un evento eterno dell'Amore che apre all'uomo la possibilità di una "pienezza di vita responsabile " non in un altro mondo ma in questo.

È un mondo che non fa sconti, quello di Bonhoeffer, ma è un mondo concreto e reale dove ogni orizzonte di senso ha come visione concreta la responsabilità attiva nell'amore; del resto, se un Dio è Amore, non può che essere impotente, perché l'amore si ferma di fronte alla libertà dell'altro e non perché vuole ma perché non può farne a meno.

Il paradiso è nelle nostre mani, così come anche il progresso; ma come direbbe De André, "A un Dio senza fiato non credere mai".

A Bonhoeffer il fiato, invece, lo tolsero una volta per tutte, spegnendo, ma solo temporaneamente, quella luce accesa sull’Uomo da parte di un Uomo che dai dogmi della religione e del totalitarismo hitleriano non si fece ingabbiare.

 

FONTI:

D. Bonhoeffer, Etica, Bompiani, Milano, 1969

D. Bonhoeffer, Resistenza e resa: lettere e appunti dal carcere, Bompiani Milano 1969 

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