Su "Da luoghi profani" di Elisabetta Destasio Vettori- a cura di Patrizia Baglione
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nota a cura di Patrizia Baglione |
Autentica, viscerale. La poesia di Elisabetta Destasio Vettori parla di Roma come un corpo, dell’amore che distrugge, dei ricordi nascosti segretamente lungo i vicoli della Città eterna.
Un linguaggio attento, esaustivo - complesso e al tempo stesso immediato, quello di Da luoghi profani, Les Flâneurs Edizioni, 2023.
La Destasio Vettori prova a smarrirsi tra le pagine, ci nuota e poi affonda, per fare poi ritorno a una sé più presente. Il desiderio di farsi aria impenetrabile, parola che in parte salva, osserva, resta muta. Tante sono le citazioni riportate dei vari autori apprezzati dall’autrice: Elio Pagliarani, Giovanni Raboni, Patrizia Cavalli e molti altri. Un gesto semplice, ma essenziale: una sorta di devozione e umiltà nei confronti della Poesia.
Un linguaggio simile a una radiografia, una mappa geografica. Elisabetta segue sempre la strada del cuore. Roma come radice essenziale di tutto. Figure genitoriali che rappresentano il suo «Io » in maniera imprescindibile. Poi, di colpo la “Tigre assenza”. La strada vuota che conduce al doloroso addio (L’urto/ è avvenuto scrivendo/ il tuo nome – nella casella richiesta/ accanto alla data del tuo decesso). Così, fragile nella sua stessa esistenza, la donna si fa minuta nel corpo e nell’anima per essere ancora figlia; in quella attesa trepidante di un nuovo abbraccio.
Il silenzio ha detto
la protezione di un cielo,
quello che serve – un tocco,
una rosa canina diventata
trina
– come dire eccomi, guarda,
ogni cosa è
lo sguardo che lasci,
ogni volta
una luce impenetrabile
*
Se qualcosa siamo stati
eravamo niente
mare bianco marmo
come l’aria si sposta
dai pesci rossi
ma l’acqua cade obliqua
bagna e semina
– azzurro, azzurro
sopra tutte le macerie
da qualche parte
nasco senza ferita
*
C’è un punto esatto
in cui i corpi si riconoscono
come le edere
aderiscono uno all’altro
– senza penetrarsi
seguono la linea che giunge
alla prima sillaba del nome
:la linfa è pronta,
si dice cielo
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