Gabriela Fantato - La Terra Madre: realtà e magia nei versi di Angela Passarello

 

Recensione a cura di Gabriela Fantato


Rupe della bambola vestita di pizzimerletti 

al centro del letto con gli occhi spalancati 

emblema del femminile non svelato 

nella stanza dei novelli sposi


Rupe del nero cane pastore a pelo lungo 

omerico argo fedele ai toni padronali 

al sole con le palpebre socchiuse 

latrato di rem animale .


L’ultimo libro di Angela Passarello è Poema Rupe (New Press edizioni, 2022), ma quest’autrice scrive da molti anni e fin dalla sua prima pubblicazione, Asina pazza (Greco e Greco edizioni, 1997), si nota che nel suo raccontare o nel far poesia sono centrali sia il suo legame con la terra d’origine, la Sicilia e gli anni vissuti lì, sia la presenza degli animali. In tal senso basti citare un altro titolo recente, Bestie sulla scena (edizione del Verri, 2018),  per sottolineare ancor di più quanto la tematica della creaturalità animale sia ricorrente e cruciale in questa autrice.

Al centro di questa nuova raccolta di poesia c’è il massiccio della Rupe etnea, perché Angela è nata ad Agrigento e ha vissuto per anni in una grande casa di famiglia proprio sulla Rupe etnea, un luogo allo stesso tempo arcaico e arcano, dove la storia greca e quella della Sicilia contadina si uniscono e si intrecciano. La rupe, infatti, si erge alta sopra la città e offre la vista della straordinaria Valle dei Templi. In questo libro i luoghi e gli animali sono nominati da una parola che pare sgorgare da una dimensione quotidiana e allo stesso tempo ancestrale; ci sono testi che sono quadri di grande concretezza, anche con innesti di dialetto siculo, e al contempo si aprono improvvisi slanci lirici, visioni oniriche, frammenti di incubi e scorci di scene  dell’inconscio, in un insieme compatto che crea una dimensione densa e che spalanca il tempo tra interiorità, memoria, riflessione e vissuto concreto, tanto che i testi sono visioni e innestate e nutrite del reale.

Rupe delle aquile con artigli stringipreda 

riverenti alla distanza tracciata dalla mira 

tra orizzonti serrati e di rupi saltafossi 

nel pasto salvato per la specie 


Rupe della vite regina dei vini Doc 

nelle botti rovesciate dal contadino 

bacco del rosso mosto novello 

mormorante alcolici vocalizzi

In Poema Rupe c’è al centro la Rupe, appunto, un luogo reale e vissuto, che però rivendica il suo essere anche e sempre un luogo potenziato e potenziale, come scrive Angelo Lumelli nella prefazione. 

In quanto luogo immaginato e rivissuto dall’autrice attraverso la sua visione poetica, infatti, la Rupe in sé non è mai descritta, anzi, è un luogo “resistente” alla descrizione e nella sua durezza sfugge ogni incontro, tanto da renderne impossibile una visione realistica, fine a se stessa, per salvaguardare invece il vissuto dell’autrice, che nei testi è trasformato in atto magico e ogni gesto, ogni incontro, ogni vivente è parte di un atto rituale.

E’ proprio in questo luogo, concreto e magico, che nasce una poesia che è sì frutto dell’esperienza, ma anche “eccedenza” di ogni vivere, come sottolinea ancora con acume Lumelli: la memoria del vissuto agrigentino porta Passarello a ritrovare lo sguardo dell’infanzia e dell’adolescenza, ma solo per riattingere l’Origine, la sua origine siciliana certo, che è però anche una sorta di terra ancestrale, dove sembrano abitare divinità misteriose; proprio dalla dimensione memoriale, dunque, scaturisce un immaginario epico e magico al contempo. 

Un altro elemento che caratterizza da sempre la scrittura di Angela è la dimensione della favola: tutto ciò che appare nei versi è frutto di una visione animistica, per cui per Angela  Passarello il mondo stesso è creatura vivente, sacra e sapiente, portatrice di un valore ancestrale, come nelle favole. La poesia in Poema Rupe è visione, anzi, intuizione di un telos che sembra attraversare ogni concretezza ed è per questo che ogni animale, ogni persona e persino il luogo stesso ci permettono di avvicinarci, ma non di afferrarli fino in fondo nel loro segreto, restando sempre attraversati da un mistero antico e ancestrale che supera il tempo. 

Rupe smossa da forze telluriche 

visibili nelle argille disfatte 

dai formicai organizzati 

in eserciti regolati dalla specie


Rupe prosciugata da antenne 

nel celeste colloquiare di cirri 

nuvolaglia anticipa tempeste 

nella terra solcata dai cardi .


E poi ci sono gli animali di Passarello che hanno la ruvidezza e la concretezza di un mondo contadino lontano e, quindi, sono ben diversi da quelli a cui siamo abituati da molto tempo. Oggi gli animali sono diventati per quasi tutti noi elementi di compagnia e svago, animali antropomorfi, cui ci siamo abituati fin da bambini con i film di Walt Disney; comunque sia, sono animali addomesticati e che diventano spesso anche sostitutivi di figli (non avuti) o di amici perduti, il che toglie loro ancor più la peculiarità di essere creature, animali sfuggenti,  a parte di un mondo naturale dove domina la legge del più forte e dove l’uomo porta scompiglio e fa da predatore. Al contrario, gli animali che troveremo qui nei testi sono potenti e misteriosi, paiono sfuggirci in un balzo indietro nel tempo, da un lato, esseri appartenenti a un mondo contadino lontano, e dall’altro sono carichi di una forza che, a volte, è anche violenta e che a noi lettori, spesso assuefatti al mondo virtuale, pare persino sconvolgente. 

Ecco alcuni esempi in tal senso:


Nella mattanza il pescespada assediato 

come un Don Chisciotte 

puntava la sua arma 

verso un’infinità accecante 


E ancora:

Rupe dimora della civetta ohu ohu

fortezza di zuffe miagolanti 

nel chiarore lunare 

una corale guidata da ombre


La poesia di Angela si può forse avvicinare in parte a certo realismo magico di taglio novecentesco, ma troviamo in Poema Rupe una lingua che affonda in un mondo ancestrale di matrice greca, quasi che al fondo dei versi di Passarello si agitino forze tragiche, quelle stesse che da sempre segnano l’esistenza; per questo ogni testo è anche formula magica, visione di un mistero che ci viene addosso e dobbiamo come tale accoglierlo, come si faceva con le parole enigmatiche della Sibilla, perché in fondo Angela è davvero una sorta di Pizia dei nostri giorni, ma senza alcuna retorica e senza alcuna posa attoriale, bensì lo è rivivendo fino in fondo la potenza della sua terra originaria, da cui la poetessa trae voce e visione. 

Rupe nella luce dentellata dall’ombra 

dŭ malu tempu in arrivo 

con gli azzannaossa ai fianchi di navi 

in transito clandestino


Rupe del sentiero del pane degli angeli 

nutrimento degli incamminati 

in preghiera 

lungo il salire verso la bella vista.


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