In principio era il Verbo

 

di Stefania Giammillaro

 

«In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e Dio era il Verbo»[1]

Nel lessico teologico “Verbo” deriva dal termine lògos,[2] lemma che a sua volta origina dal verbo légο: “scegliere, raccontare, parlare, pensare” ed è quindi traducibile come «pensiero», «parola», laddove quest’ultima non è altro che la razionale estrinsecazione del primo.

Ma “Verbo” in ebraico acquista anche l’accezione di dabar, di decisa, longitudinale essenza semantica: dabar rappresenta il fondamento di ogni cosa, forza irresistibile, creativa, luminosa[3].

Non a caso, il poeta Ungaretti, in una sua famosa intervista rilasciata nel 1959 alla rete televisiva ammiraglia Rai, alla domanda “che cos’è la poesia?”, risponde: “la poesia è una combinazione di vocali e consonanti, combinazione nella quale è entrata una luce e dal grado di questa luce si riconosce la verità della poesia”. Al contempo, lo stesso Ungaretti descrive il tormento del poeta intercettandolo nella ricerca estenuante ed irraggiungibile della parola “esatta”, che valga ad esprimere il proprio sentire: “si è sempre scontenti, si vorrebbe che fosse detto diversamente. La parola è <impotente>: la parola non riuscirà mai a dare il segreto che è in noi”.

Da qui, la funzione evocativa della parola, che accedendo ad un rimando “ad altro” o “all’altrove” consente di esprimere la sua potenza intrinseca, sublimando il suo limite a contatto con il reale.

Il poeta diventa quasi un chirurgo della parola senza però scadere in eccessi manieristici che possono esautorarne l’anima, di cui le lettere dell’alfabeto si atteggiano a mero involucro, pur, come detto, di difficile pertinenza.

Allora perché, nonostante la acclarata impossibilità di congiungere il “Verbo” al “Sentire”, il poeta si vota a questa tragica, snervante ricerca della e sulla parola?

Come risposta plausibile potrebbe proporsi quella fornita dal filosofo esistenzialista Albert Camus che nel suo Mito di Sisifo, che chiude la Trilogia inaugurata con “Lo Straniero”, sostiene: «di tutte le scuole della pazienza e della lucidità, quella della creazione è la più efficace, ed è pure la sconvolgente prova della sola dignità dell'uomo: la tenace rivolta contro la propria condizione, la perseveranza di uno sforzo ritenuto sterile. La creazione richiede uno sforzo quotidiano, la padronanza di sé, l'esatto apprezzamento dei limiti del vero, la misura, la forza. Costituisce un'ascesi. E tutto ciò "per niente": per ripetere le stesse cose senza concludere nulla. Ma, forse, la grande opera d'arte ha un'importanza minore per se stessa che per la prova che essa richiede da un uomo e per l'occasione che dà a questo di superare i suoi fantasmi, avvicinandosi un po' di più alla nuda realtà.[4]»

L’arte creativa della parola come ascesi atarassica, che implica il tormento, il logorio continuo e lacerante. La parola non sarà mai approdo, porto sicuro, ma punto di base, trampolino di lancio per il prossimo salto sempre più vicino, ma mai in cima alla vetta.

Altra suggestione proviene dal poeta, scrittore e critico letterario Milo De Angelis, il quale in un’intervista rilasciata in occasione della VII edizione del Festival della Saggistica Passaggi, che si tiene a Fano (PU), dal titolo C’era una volta in Europa, evidenzia come il termine “Destino” deriva dal latino fatum, che mutua a sua volta dal predicato verbale fari: “dire, parlare”, «per cui il destino è legato alla parola, non è una fatalità cieca, ma è una fatalità con cui dialoghiamo e sulla quale abbiamo la possibilità di intervenire»[5].

L’ineluttabilità cui è “destinata” la parola è, pertanto, nelle nostre mani, a corroborare la radice etimologica del ποίησις (poiesis) letteralmente: il fare dal nulla[6].

Nulla è perduto, fintantoché il poeta è artefice del destino della parola.

Siate fiduciosi, dunque: il tormento è in buone mani! Mani per accogliere e creare.

In principio era il Verbo”, si annuncia così l’inizio di una nuova scommessa: l’uscita del Lit-Blog “Finestre de L’Irregolare”.


 

 

 

 



[1] Giovanni, cap. 1 vv. 1-5.
[2] https://www.treccani.it/vocabolario/logos/ ; https://www.treccani.it/enciclopedia/logos_%28Enciclopedia-Italiana%29/
[3]  Piero Citati «In principio era il Verbo» in notedipatoralegiovanile.it
 
[4] A. Camus, Il Mito di Sisifo, Bompiani (tascabili), ed. 2017.
[5] https://www.raicultura.it/letteratura/articoli/2019/11/Milo-De-Angelis-La-parola-poetica-68b9aa04-39dc-498b-88ef-0a71f85b50a4.html
[6] Plat., Symp., 205, b, vedi anche in https://www.treccani.it/enciclopedia/poiesis_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/

 

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