INNESTI - Emanuela Sica - Innesto VI : Rosetta Sacchi, Federico Preziosi, Letizia Zito
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Emanuela Sica |
Eros narra: “In un ponte sospeso tra pelle e cielo, tre anime camminavano verso il centro della vita.
La prima si faceva strada fra vapori di respiro e nebbia, cercando il contatto che annullava la separazione tra sé e il mondo. Nella carne portava un sussulto che, nel buio, pulsava come antico richiamo: il corpo non è un limite, ma un’estensione della natura, e parla la lingua delle radici e delle stelle.
Qui si sente l’eco, chiaro, l’eco di Empedocle e Lucrezio: il desiderio come forza cosmica che lega e mescola gli elementi. Amare è dissolversi nell’altro come pioggia nella terra.
La seconda, avanzava, quasi soggiogata, dal peso delle nubi, con il cuore pieno di silenzio e melma. Nel suo ringraziare il vuoto, richiamava il nulla che non era solo assenza, bensì condizione creativa, grembo oscuro che partorisce il possibile.
Qui si fa carne il pensiero di Heidegger e Sartre: l’uomo è spinto, gettato, nel nulla e da questa condizione deve estrapolare il suo senso. Essere non è enunciazione di trionfo, ma comprende accettare la fine come luogo della massima autenticità.
Infine, la terza correva lievemente, portando nella sua gestualità la mutazione, incessante, continua dell’amore. Nel suo accogliere l’altro, nella forma che trasforma, di angelo e demone, senza mai volerlo imprigionare, nuovamente respirava la libertà assoluta.
Qui prende forma Kierkegaard e la sua idea dell’amore che deve lasciar libero l’amato. Uno slancio orientale a quella Zen, la vera unione è lasciare andare. Perché se amare è restare, è anche permettere di fuggire, altrimenti l’ossessione del possesso prende il sopravvento.
Quando furono, finalmente, l’una davanti all’altra, con i piedi che affondavano su parole, strette tra la memoria e il vuoto, si strinsero in un frugale amplesso. Così, il corpo, come verità cosmica e sensuale (Sacchi), il vuoto, come grembo dell’essere (Preziosi), l’amore, come libertà e metamorfosi (Zito) si annodano in un piacere, esistenziale e limbico, profondo e pungente come nugoli d’api o graffio di pantera. E mentre l’empireo, prima dolente e poi rinato, si apriva, come un occhio di stupore, su quelle consistenze di vite, le tre anime si dissolsero nel magma estasico della consapevolezza che vivere è toccare senza stringere, perdersi senza temere, amare senza trattenere, e che l’eros innesta e trasforma ogni cosa in meraviglia e, perché no, lussuria ed ancora smarrimento e bestemmia. Non c’è il sacro a fare da strada, ma è sacro ogni respiro che geme nel toccarsi e farsi altro nell’altra. A diventare innesti nella carne, assalti nel fuoco, dove l’animale si sprigiona, peccato e redenzione tra cuore e sesso.”
Rosetta Sacchi
Toccami
Toccami tra lo sciabordio
d’un nugolo d’api
che migra lontano
nella nebbia che cela
allo sguardo indiscreto
un gesto più ardito.
Toccami dove il buio
nasconde le siepi
le ombre coincidono
i bordi collimano
i sensi esultano
nel fruscio della seta
mentre innesti cerchiamo
nelle gole - profondi -
e smorziamo con le lingue il respiro.
Federico Preziosi
• Nel tempo che viene
Impazza di nubi lo schianto del cielo
che mentre risucchia sa bene che scema.
Taciuto il piacere ti muore l'assalto
non prende parola e fiero mi guarda
l'adagio del fuoco
estinto, domato, sul piano d'appoggio.
E dunque per questo ti sei rimpinguato:
se l'ultimo grido nel nulla è spirato
che cosa di te rimane, animale?
Ringrazio quel vuoto coperto di melma
tuo nido di vulva mia santa bestemmia.
Letizia Zito
• Fatale fu incontrare i tuoi occhi
ora io vivo affinché tu mi tocchi
perduto sono nel tuo candore
affondo le mani nel tuo cuore
un attimo dopo sei una pantera
oh dio qui tutto trema
angelo e demone
questo tu sei
riempi sempre i giorni miei
se lo vorrai ti chiederò di restare
libera sempre quando vuoi di andare.
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