A BACIO DI RIMA - Lina Maria Ugolini - Appeso / Sotteso [e sottinteso]

 

Lina Maria Ugolini

La prospettiva dell’Appeso, XII carta degli Arcani maggiori dei Tarocchi, la figura di un uomo capovolto, orlato di giallo nella raggiera posta sulla nuca, nelle scarpe prossime al tronco di «un albero ventoso», canta L’Edda poetica parlando di Odino, «sull’albero di cui nessuno potrà mai sapere quali siano le radici sotterranee.»

Egli ciondola agganciato a una caviglia. L’immagine si ritrova in Calvino, nella storia che chiude Il Castello dei destini incrociati dedicata a Orlando pazzo d’amore, figura già rappresenta dall’autore nel tarocco del Matto. Il paladino viene legato a testa in giù ma recuperato il senno, dichiara: «Lasciatemi così. Ho fatto tutto il giro e ho capito. Il mondo si legge all’incontrario. Tutto è chiaro.»



Tutto è chiaro dunque all’Appeso in quanto soggetto sottinteso di una realtà da osservare da molteplici punti di vista, meglio se a testa in giù a fare del soffitto un pavimento, del pavimento un soffitto, delle radici di un albero chiome, di chiome radici, a stabilire tra le parti un colloquio sotteso. Accade alle gambe e alla testa dell’Appeso pervase da un taciuto equilibrio, accettazione consapevole del suddetto ribaltamento, condizione d’una rivelazione radiosa, d’una posa a tratti ponderata, pronta a essere ribaltata, a generare altra angolatura. 



Joan Mirò. Figure capovolte


Basta osservarlo il mondo per cogliere la rivelazione poetica. Lo scrive ancora Calvino con gli occhi del signor Palomar, nella lettura di un’onda, del prato infinito, nel contemplare le stelle, nello stare seduto in una terrazza a due livelli, a seguire il volo degli uccelli, «gli uccelli non conoscono il vuoto, non guardano mai in giù» ma spaziano sospesi.

«Solo dopo aver conosciuto la superfice delle cose – conclude il signor Palomar -  ci si può spingere a cercare quel che c’è sotto. Ma la superficie delle cose è inesauribile.»

Italo Calvino, Palomar, Oscar Mondadori, Milano, 1994, pp.53-57.

 

In ogni oggetto lirico è presente un Sotteso blu, recita la raccota di Camillo Pennati pubblicata da Einaudi nel 1983: un nido, una foglia, un petalo, un riccio, un gabbiano, l’aria, il silenzio. Descrivere ciascuna cosa o creatura in rapporto un soggetto sottinteso, pronto a sdoppiarsi, ricomporsi per dare all’osservare poetico dinamicità emotiva.

«Sappi invece osservare: mediante l’occhio/penetrando accarezzare tanto l’intuizione/quanto l’affioramento del visibile in immagine (…) «Scruta e non saprai che scorgere/l’innamorato filo della vita.»

 

Un filo sospeso e sotteso regge l’Appeso.


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