LADRO DI STELLE - Marco Brogi - Suggestioni intorno alla silloge di Paola Deplano “Ultima fermata Spoon River”
![]() |
Marco Brogi |
Già mi ero fatto male (la poesia quando è grande poesia scortica l’anima, e quindi fa male) un mucchio di anni fa con i morti che parlavano ai vivi dal cimiterino di Spoon River, la galleria di lapidi con il dono della parola messa in circolo da Edgard Lee Master. Ero un ragazzo e ancora più male mi fece Non all’amore né al denaro né al cielo, il disco di De Andrè tratto da quel capolavoro della poesia americana magistralmente tradotto da Fernanda Pivano. Canzoni dove i testi superano in certi i casi quelli di Lee Master e che hanno abitato la mia 2 Cavalli e la mia giovinezza per anni che credevo infiniti.
A distanza di tanto tempo i morti che parlano tornano a farmi male con un libro di Paola Deplano, amica di università in quegli anni di vino, canzoni e sogni a portata di mano. Paola, ancora innamorata dell’Antologia di Spoon River, nel suo Ultima fermata Spoon River (Edizioni progetto cultura, Rende, 2020) ha annaffiato il suo giovanile amore letterario con un’idea nuova: dare voce a celebri poeti del passato prossimo e remoto. Ed ecco gli autoritratti di Dante, Carducci, Leopardi, Pavese, Campana, Saffo, Aleramo, Baudelaire, Rimbaud, Montale, lo stesso Lee Master e tanti altri.
Ognuno di loro parla in prima persona, mettendo in piazza debolezze, errori, rimorsi. Come Dante: “Ti chiedo scusa Germana, moglie mia/. Ho scritto chilometri di versi/tutti eccelsi/molti d’amore/ma nessuno per te..../ Hai avuto un marito poeta/un marito genio/inutile per te”.
Oppure Pasolini: “Se fossi vissuto adesso/sarebbe stato tutto normale/sono sceso in un abisso/senza mai più tornare./ L’amore senza amore si paga/”.
Poeti, e anche qui sta l’originalità della silloge, che non sono ancora sotto una lapide. Paola li fa viaggiare su un treno con destinazione Spoon River, l’ultima fermata prima di scendere dalla vita. Di conseguenza sono ancora vivi e viva, pulsante, è la loro voce.
<Questi poeti- scrive Davide Zizza nella prefazione- non parlano da una lapide: tutti stanno salendo su un treno per intraprendere un viaggio e, quindi, non si esprimono per interposta pietra marmorea, bensì per la voce dell’ anima, incline a dichiarare e a dichiararsi>.
E la voce dell’anima non bluffa, non fa sconti, è libera di dire la verità, di aprire i cassetti più compromettenti dell’interno. Con uno stile semplice, immediato, ma mai piatto, asciutto eppure emozionante, colloquiale, come si addice a una chiacchierata ad alta voce con se stessi, Paola ci fa ascoltare un coro di voci che cantano senza l’autotune perché la voce dell’anima, anche se dice cose stonate, è sempre intonata.
Paola Deplano si è laureata in Letterature Comparate con una tesi su André Gide e Oscar Wilde, i cui relatori erano Antonio Prete e Roger R. Falzon. Suoi articoli sono usciti sulle riviste “La collina” e “In forma di parole”. Ha pubblicato Pinocchio fuma (2006), Ulisse con cipolle (2014), L’ultima Cenerentola (2018) e Ultima fermata Spoon River (2020).
È stata redattrice di “Poetarum Silva” e fa parte della redazione de “Le parole di Fedro”.
Collabora con “Pelagos Letteratura” e con la Newsletter dell’Italian Oscar Wilde Society.
Insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado e tiene corsi di scrittura creativa presso il carcere di Crotone.
Commenti
Posta un commento