LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu - Indagine sul corpo. I piedi. La forza del destino e l’avamposto del desiderio.

Anna Spissu


 Elogio dei piedi


Perché reggono l’intero peso.

Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.

Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.

Perché portano via.

Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.

Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.

Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.

Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.

Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.

Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.

Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.

Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.

Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.

Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.

Perché non sanno accusare e non impugnano armi.

Perché sono stati crocefissi.

Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.

Perché, come le capre, amano il sale.

Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

(Erri De Luca)

Ecco, i piedi. Piccole indomite e inarrestabili estremità del corpo che raccontano la nostra vita, spesso definiti umili perché a stretto contatto con la terra (humus da cui deriva umile) ma guardar bene sono un piccolo miracolo di perfezione e bellezza. Sono stata più volte testimone dello stupore che le persone provano di fronte ai piedi di un neonato, minuscoli e perfetti.  Sul miracolo appena arrivato al mondo si posa lo sguardo dei versi di Roberta Durante:

Li tengo i tuoi piedi, in

mano

come baccelli pieni di

strade.

I piedi contengono strade: qualunque cosa si pensi del destino, che esista, non esista, si tratti soltanto di coincidenze, di fortuna o sfortuna, qualunque cosa si pensi dell'argomento a tutti è capitato almeno una volta (ma probabilmente ben più di una volta) di trovarsi di fronte a un bivio: restare o andare. E mentre pensiamo alla meta e a quello che abbiamo lasciato, sono i nostri piedi a condurci verso la nuova vita o a farci tornare. In definitiva sono gli esecutori materiali della forza del destino o della lotta che noi umani ingaggiamo contro di lui, così le parole del libretto dell’opera di Giuseppe VerdiLa forza del destino

Sull’alba i piedi all’eremo

solinga volgerete

Vada, Donna Leonora, così dice il Guardiano, muova a riparo di ciò che il Destino ha

precedentemente causato e se ne crei un altro.

I piedi simboleggiano la forza di scegliere la meta qualunque essa sia, la gioia del viaggio ma anche la fatica dell’andare e oggi più che mai i piedi sono testimoni e protagonisti delle tragedie dell’immigrazione.

 Ho attraversato il deserto

e ho nascosto la mia vita,

la mia testa

il mio cuore

e anche lo stomaco.

Non ho il corpo,

ho solo gambe per camminare.

Ho camminato,

 ho camminato nella sabbia

qualcuno mi dava da bere e rideva della mia sete,

qualcuno mi ha buttato un pezzo di pane e rideva della mia fame.

Nelle civiltà antiche si credeva che il contatto del piede nudo con il terreno permettesse di stabilire un contatto fisico con le forze dell'universo. La nobiltà di questo pensiero è presente ancora oggi in alcune espressioni comuni del linguaggio: “lasciare un’impronta”, “seguire le orme di qualcuno” La prima è una firma per l'eternità, e la seconda ha il significato di positivo riconoscimento di qualcosa di determinante fatto da chi ci ha preceduto.

Che il contatto del piede con la terra abbia a che fare con il mondo sconosciuto di potenti energie lo descrive in un’intervista Alda Merini.  

“…. perché (i poeti) vengono interpellati, direi, da queste forze magnifiche dell’universo che entrano proprio nel loro corpo e lo traversano. Tali onde sono fantastiche, provocano anche dolore e, spesso, i poeti camminano a piedi nudi per scaricarle: sono come delle antenne, capisce? Pensi che c’è stata una, in ospedale, che ha voluto mettermi le scarpe e dal quel momento io non ho più scritto. Perché il contatto con la terra è fondamentale. 

E se per Alda Merini la poesia è il filtro attraverso cui passa l’intera vita, ugualmente Pier Paolo Pasolini riconosce ai piedi un valore di sacralità, strumento di un viaggio-urlo esistenziale e drammatico alla ricerca di risposte sulla vita e sul mondo. Così, uno stralcio della poesia “Ah, miei piedi nudi”  

“Ah, miei piedi nudi, che camminate

sopra la sabbia del deserto!

Miei piedi nudi, che mi portate

là dove c’è un’unica presenza

e dove non c’è nulla che mi ripari da nessuno sguardo!

Miei piedi nudi

che avete deciso un cammino

che io adesso seguo come una visione”

Il 26 Agosto 1933 Marina Cvetaeva compone “L’Ode per andare a piedi”. È Storia, ma anche immaginario collettivo, che i poeti russi siano stati esuli e di conseguenza fuggitivi camminatori. Il mondo si muove senza sosta, corrono tempi nuovi e tremendi contro cui la Poetessa scaglia il suo sdegno, glorificando un mondo più semplice e umano del quale i piedi rappresentano un emblema. 


Nell’era di velocità impetuose

di corse rovinose – nella precaria età

del ferro – viva chi resta

a piedi – coi piedi – per terra!

…….

Viva le solide suole

pesanti di chiodi: gloria

ai pedoni – dèi senza ali –

con – gli stivali!

E se a questo mondo c’è un’ode

al potente dio delle cime –

è il pedone che ride: un motore

tossisce ingolfato!



Che i piedi abbiamo a che fare anche col sacro e la divinità è evidente anche pensando alle Sacre Scritture e in particolare al passo in cui Maria schiaccia il serpente, simbolo del Male, con il piede. Un’immagine presente nelle chiese di tutto il mondo cristiano laddove ci sia un quadro o una statua rappresentante la Madonna.

Se poi camminiamo ancora all’indietro nei millenni e ci immergiamo nella mitologia, come dimenticare che il dio Hermes, messaggero e protettore dei viaggi fatti via terra, aveva tra gli attributi del suo essere divino sandali alati da calzare ai piedi?  

Passando dal sacro al profano, i piedi hanno una anche una potente connotazione erotica e feticista. Una mattina estiva di qualche anno fa ero all’ascolto di una trasmissione radiofonica e il conduttore chiese agli ascoltatori di dire che cosa facevano in città in quelle giornate di caldo torrido, come sopravvivevano.

Uno si dichiarò felicissimo del caldo perché poteva passare molto tempo sui mezzi pubblici a vedere i piedi nudi e sudati delle donne nelle scarpe aperte.   

Torniamo ai versi iniziali della poesia Elogio dei piedi di Erri De Luca.

Perché quelli di donna fanno friggere i versi di Puskin

Eccone alcuni tratti dal romanzo in versi Evgenij Onegin


Amo la spudorata giovinezza,

E la ressa, e lo splendore, e la lietezza,

E le meditate mise delle dame;

Ne amo i piedini; di stame

Ma non vedrete mai alla Russia unita

Tre paia, in fieri femminili piedi.

Da tempo non ho scordato… credi!

Due piedini… tristi, congelati,

E sempre in sogno, non li so scordare

Mi fremono nel cuore. “

……………..

“Piedino nelle mani che abbisogni;

Tatto e ancora ribolle la mente,

Al tocco di un piedino fremente

Riaccende di sangue secco il cuore,

E ancora dolore, e ancora amore! … “

I piedi non solo protagonisti erotici di feticismo ma anche avamposto del desiderio sessuale. Così Henrick Nordtbrandt nella poesia Le unghie dei piedi

Già le unghie dei piedi sono un lontano presagio

dell'incantevole punto in cui le gambe si incontrano.

Poi segue la curva del piede, e le stesse gambe

sono lunghe come pomeriggi d'estate

col mare e una musica pigra, i gelati sul ponte

e la notte stellata che si avvicina.

Pablo Neruda nella poesia I tuoi piedi amplia la configurazione puramente erotica dei piedi e vi attribuisce il merito di aver condotto la persona amata da lui

Quando non posso guardare il tuo volto

ecco, guardo i tuoi piedi.

I tuoi piedi d’osso inarcato,

i tuoi piccoli piedi duri.

Io so che ti sostengono,

e che il tuo dolce peso

su di essi s’innalza.

La tua cintura e i tuoi seni,

la duplicata porpora

dei tuoi capezzoli,

la scatola dei tuoi occhi

che hanno appena volato,

la bocca ampia di frutto,

la tua chioma rossa,

piccola torre mia.

Ma non amo i tuoi piedi

se non perché camminarono

sopra la terra e sopra

il vento e sopra l’acqua,

fino a che m’incontrarono.

Più di tutto i piedi di una donna sono un luogo mistico: bellezza e sacralità sono intimamente connessi e vibranti nello sguardo di Mehmet Yashin, maggior poeta vivente in lingua turca dell’isola di Cipro,

 I piedi

Adori i suoi piedi. La sua pianta ricurva.

La sua caviglia tanto forte che non farà male neanche un poco

nel toccare il pavimento… in fin dei conti, le sirene non possono mostrare

il dolore che sentono ogni volta che camminano sulla terraferma.

Lei inclina la testa con quei suoi capelli inafferrabili e guarda con sorpresa

i suoi piedi attraverso i tuoi occhi. E anche il modo in cui girano su se stesse

le parole pronunciate al contrario

come le curve di un hula hoop… adori

il bordo dell’ombra madreperlata delle sue unghie. Le sue gambe slanciate

che si allargano appena e salgono al polpaccio

che ti ricordano in certi punti l’ala di un uccello bianco con le piume gialle

le sue dita dei piedi ti emozionano come se dovessero prendere il volo da un momento all’altro.

Eppure non volano. Lei cammina sul terreno diritta e diritto. Quasi rigida.

E si allontana senza indecisione… disegnando una curva

verso di te, mentre si fa sempre più distante sulla sabbia

– adori il modo in cui nasconde i talloni alla tua vista.

Per concludere questa breve carrellata sui piedi e la poesia e per tornare di nuovo alla poesia di partenza Elogio dei piedi di Erri De Luca, l’ho riletta più volte e ho sentito vero ogni verso, alcuni mi hanno stupita ma più di tutti mi ha stupito il desiderio che ho provato di aggiungere qualcosa all’elenco. Cosa, di preciso, non lo so ma mi è stato chiaro che nei piedi ci sono ancora “misteri poetici” da svelare.   

________

Erri de Luca – Elogio dei piedi - Opera sull’acqua (Einaudi ed)

Roberta Durante – Le istruzioni del gioco (Le lettere ed)

Giuseppe Verdi - La forza del destino – Guardiano-scena IX atto secondo.

Mario Aldo Toscano- Poesie Migranti – (Asterios Editore)

Stefano Mastrosimone – Una specie di follia- (Aliberti ed)

Pier Paolo Pasolini – Teorema libro (Garzanti ed)

Aleksandr Puskin – Evgenij Onegin (Mondadori ed)

Henrick Nordtbrandt_- Il nostro amore è come Bisanzio (Einaudi ed)

Pablo Neruda - I versi del Capitano (Passigli poesia)

Mehmet Yashin – I piedi

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