LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu - Camera con vista. Dall’interno

 

Anna Spissu

Cosa pensano i poeti dei poeti ? E di se stessi? E dello scrivere poesie? L’argomento è enorme, destinato a ricevere oggi e in futuro un numero di risposte infinite. Ci vorrebbe un trattato, certamente a più volumi e in continua evoluzione ma qui immaginiamo di essere una moschina e avere la possibilità di entrare nelle stanze solo di alcuni poeti e scoprire cosa hanno scritto in proposito. Non importa se alcuni di loro non ci sono più, le stanze dei poeti (e degli artisti in generale) sono luoghi certamente segreti e intimi ma con un’ariosa finestra e uno spiraglio dal quale  hanno fatto passare i loro versi e la loro arte. 

Cominciamo.

Tados Livaditis e la domanda: “Chi sono i poeti?

Ecco lo stupore e la magia della trasfigurazione poetica attraverso il rovesciamento dell’usuale attività dei cacciatori: non solo non uccidono la preda ma si trasformano in bellezza e libertà, come mostra l’immagine degli uccelli: la lingua misteriosa in otto parole.


 Poeti

Prestigiatori che sparano alle parole-

                                    e diventano uccelli.


Kostas Mondis, un autore che amo molto per la fulminante ironia con la quale ha scritto molti suoi versi, si sofferma sulla solitudine dei poeti:  l’angolo remoto non è solo la terra greca ma anche il punto nascosto dell’animo e della coscienza nel quale nasce la Poesia. Siamo la piccola mosca nella sua stanza e lo vediamo scrivere le ultime righe della poesia che segue e che contengono, da poeta a poeti, la salvezza contro la solitudine nelle parole “scriviamo” e “in greco”: il solo fatto di scrivere significa erigere un baluardo contro l’indifferenza e l’uso orgoglioso e ineliminabile della propria lingua, antica e immutata, rappresenta la coscienza della profondità che deriva dal passato lontano millenni. 


Poeti greci

Pochissimi ci leggono,

pochissimi sanno la nostra lingua, 

restiamo senza riconoscimenti e senza applausi

in quest’angolo remoto; 

in compenso però scriviamo in greco.


Cicerone ha scritto che non bisogna dubitare che prima di Omero ci fossero poeti. E sempre sull’antichità primordiale della Poesia, Jorge Luis Borges: “in tutti i casi la poesia è precedente alla prosa: si direbbe che l’uomo canti prima di parlare”, ma il sentimento di appartenenza di anima e coscienza alla propria lingua è molto profondo. La nostra piccola mosca è entrata nella stanza di Nina Cassian e sta leggendo.


Ultimo respiro

Dalle parole mi cadono le lettere

come i denti mi cadrebbero in bocca. 

Balbettio? Pronuncia blesa? *

O è la mutevolezza dell’ultima ora?

Abbi pietà; Signore, 

del palato della mia bocca, 

della mia ugola,

questa clitoride che ho in gola,

vibratile, sensibile, pulsatile

che esplode

nell’orgasmo della lingua romena. 


La piccola mosca potrebbe entrare nella stanza di molti poeti e non ignora che tra molti, anche nomi famosi, è corso e/o corre il sentimento non proprio benevolo dell’invidia, ma sceglie di restare nella stanza di Nina Cassian e di leggere quello che lei pensa dei poeti, gli altri, quelli che oltre a lei scrivono poesia. 


Li amo 

Poeti

I misteriosi,

gli schietti, 

una scatola cranica per elmo,

per scudo un velo di cellofan,

poeti, 

queste specie, queste seppie

che si difendono 

schizzando inchiostro.


E il poeta, cosa dice di se stesso mentre scrive poesia? 

Entriamo nella stanza del premio Nobel Jon Fosse.


Chi sta scrivendo? Sono io

oppure c’è qualcuno che scrive dentro di me e che

scrive ciò che io scrivo

attraverso di me, forse sono io che scrivo


se sono io che scrivo

allora c’è un io che, ogni singola volta, è diverso, perché

nei movimenti della scrittura c’è sempre

un io che scrive e questo io non sono io 

oppure forse sono io 

ma questo io è così diverso di volta in volta

da non poter essere io


se sono io che scrivo 

allora sono io tutti questi io così diversi

che comunque , in ogni scritto, sono un io così evidente,

perché

è così:

se devo scrivere 

e avvicinarmi a ciò che non è

un io dev’essere evidente

o visibile in tutta la sua in distinzione

e questo io c’è soltanto

in ciò che viene o che è stato scritto e poi scompare

ogni scritto ha il proprio io

e senza questo io lo scritto perde il suo movimento

e la sua direzione 

…….


E se è vero che ogni poesia sembra abitata da un “Io" diverso, che non è altro che le mille e inconosciute sfaccettature dell’essere umano, inteso nella sua interezza di capacità cognitive e emozionali più un quid indefinibile chiamato “ispirazione”, c’è chi si interroga, con l’arte suprema dell’ironia, sul perché alcuni scrivono poesia e altri no e tira un sospiro di sollievo. La nostra mosca è entrata nella stanza di un altro premio Nobel per la letteratura, la poetessa polacca Wislawa Szymborska.


In lode di mia sorella

Mia sorella non scrive poesie,

né penso si metterà a scrivere poesie.

Ha preso dalla madre, che non scriveva poesie,

e anche dal padre, che anche lui non scriveva poesie.

Sotto il tetto di mia sorella mi sento sicura:

suo marito mai e poi mai scriverebbe poesie.

E anche se suona ripetitivo come una litania,

nessuno dei miei parenti scrive poesie.

Nei suoi cassetti non ci sono vecchie poesie,

nè ce n'è di recenti nella sua borsetta.

E quando mia sorella mi invita a pranzo

so che non ha intenzione di leggermi poesie.

Fa minestre squisite senza secondi fini,

e il suo caffè non si rovescia su manoscritti.

In molte famiglie nessuno scrive poesie,

ma se accade- è raro che sia uno solo.

A volte la poesia scende a cascata per generazioni,

creando gorghi pericolosi nel mutuo sentire.

Mia sorella pratica una discreta prosa orale,

e tutta la sua opera scritta consiste in cartoline

il cui testo promette la stessa cosa ogni anno:

che al ritorno delle vacanze

tutto quanto

tutto

tutto racconterà.


Tornando a noi, a me che scrivo e a voi che leggete, molti dei quali poeti, se una moschina entrasse nella mia stanza, io le farei leggere questo: 

Poeti

Al ministero della poesia 

si è assunti senza concorso

e senza neppure fare domanda.

Di solito si resta tutta la vita, 

alcuni anche oltre

per la fatica e la grazia

di aver sospinto al di qua

parole e parole

dal mondo eterno.


E voi, poeti e anche solo amanti di poesia cosa fareste leggere alla nostra piccola mosca? Nel nome della sorellanza/fratellanza poetica, sarebbe bello leggerlo nei commenti, siete invitati. 

 







Riferimenti:


Tados Livaditis  da “Piccoli esercizi di oblio” ( traduzione di Nicola Crocetti )

Kostas Mondis  da “Poesie per grandi e Piccoli ,1976” ( traduzione di Filippomaria Pontani)

Nina Cassian da “C’è modo e modo di sparire” ( Adelphi ed)

Jon Fosse da “ Ascolterò gli angeli arrivare” ( Crocetti ed. )

Wislawa Szymborska da “La gioia di scrivere" ( Adelphi ed) 

Anna Spissu “Poeti” inedito pubblicato su fb il 17-1-2018 



Note dell'autrice:


Nota alla poesia di Nina Cassian: “Pronuncia blesa”: difetto di pronuncia consistente nella sostituzione , deformazione o soppressione di una o più consonanti






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