LA LINGUA MISTERIOSA DELLA POESIA - Anna Spissu - Quel piacere che passa dalla gola
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Anna Spissu |
I dolci sono così: meravigliose combinazioni di sapori, ingredienti, profumi e colori che ci regalano un piacere assoluto, un godimento che procura attimi di estraneità dai problemi quotidiani e di conseguenza anche da quello che ci circonda, una consolazione semplice ma efficace. Già solo sentirne il profumo produce una sensazione di benessere, un aumento delle endorfine per non parlare di quando i dolci arrivano nella nostra bocca e quei sapori meravigliosi toccano i neurotrasmettitori della lingua: ecco un po’ di beatitudine a buon mercato!
Sì, perché nella nostra civiltà del benessere e dello stra-consumo, tutto sembra essere a portata di mano. Quello che una volta era destinato a occasioni speciali oggi è quotidiano, moltiplicato ma frammentato.
Se ci guardiamo intorno, se ci troviamo per esempio in un bar e vediamo persone che mangiano una brioche o qualche altro dolce, non ci rendiamo conto di questo: sebbene i dolci producano reazioni chimiche involontarie che provocano benessere, dall’esterno non si vede nulla. Allora bisogna far girare la macchina del tempo e tornare indietro, in un momento in cui i dolci erano ammantati dall’aurea dorata del desiderio.
Siamo agli inizi del ‘900 e il giovane poeta avvocato Guido Gozzano, amante tra le altre cose della poesia di D’ Annunzio (capirete poi il perché di questa annotazione leggendo la poesia sottostante), osserva quello che accade a giovani donne della buona società, composte ed educate, quando queste entrano nel Caffè Baratti di Torino e mangiano (o divorano) le paste.
È un momento di libertà, di abbandono al piacere e per questo è anche un momento di “nudità”, perché l’intimità del desiderio soddisfatto è pubblico, tutte le persone presenti nella pasticceria possono vederlo.
………
Perché nïun le veda,
volgon le spalle, in fretta,
sollevan la veletta,
divorano la preda.
C’è quella che s’informa
pensosa della scelta;
quella che toglie svelta,
né cura tinta e forma.
L’una, pur mentre inghiotte,
già pensa al dopo, al poi;
e domina i vassoi
con le pupille ghiotte.
un’altra - il dolce crebbe -
muove le disperate
bianchissime al giulebbe
dita confetturate!
Un’altra, con bell’arte,
sugge la punta estrema:
invano! ché la crema
esce dall’altra parte!
L’una, senz’abbadare
a giovine che adocchi,
divora in pace. Gli occhi
altra solleva, e pare
sugga, in supremo annunzio,
non crema e cioccolatte,
ma superliquefatte
parole del D’Annunzio.
Ovviamente al nostro brillante Guido, innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie, non sfugge che tutto questo ha anche una valenza erotica e ne scrive nella poesia con la delicatezza imposta dall’educazione e dal periodo storico.
Perché non m’è concesso –
o legge inopportuna! –
il farmivi da presso,
baciarvi ad una ad una,
o belle bocche intatte
di giovani signore,
baciarvi nel sapore
di crema e cioccolatte?
D’altronde non si può dimenticare che già l’immensa Saffo nel definire Eros ha usato le parole “dolce amara invincibile belva”, né quante volte in prosa e in poesia le parole “dolce” o “dolcezza” sono state associate all’amore.
Di seguito ecco Marcel Proust nella “Ricerca del tempo perduto” quando assaggia le Petites Madeleines
…oppresso dalla giornata uggiosa e dalla prospettiva di un domani malinconico, mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine.
Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato,io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa. Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, quell’essenza non era dentro di me, io ero quell’essenza.
Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente mortale. “
Di questo conforto, rimasto immutato, ne scrive quasi due secoli dopo, la poetessa spagnola Juana Castro ( 1945-2005) aggiungendo una buona dose di ironia.
ALTERNATIVA
La tentazione è amore
o cioccolato.
La dipendenza è grave
se manca il palliativo.
Se un medico, demonio o alchimista
sapesse del mio male
quanto mi costerebbe
girare tutto il mondo per curarmi.
Perché solo una droga
col suo carcere
dal ricordo dell'altra mi sottrae.
Ed ancora una volta, ecco il conflitto:
o mi mangia l'amore
o questa notte muoio di dolcetti.
Da ultimo, voglio concludere in leggerezza con una poesia filastrocca che ho scritto per bambini. Però forse vale anche per noi grandi. Per le volte in cui abbiamo bisogno
di sognare che un paese così esista veramente.
IL PAESE DEL CIOCCOLATO
Esiste un paese dolce e delicato
tutto fatto di fili di cioccolato
un paese con un re sempre felice
col suo bel ritratto nella cornice,
con una regina tanto amata
fatta di ottima cioccolata.
Là tutti i giorni è festa
e nessuno ha mai mal di testa.
Non ci sono pianto né lacrime o dolore
ma solo dolcezze di un unico colore.
E’ un paese su un pianeta lontano
visibile solo con un aeroplano
guidato però da persone golose
che del cioccolato sono gelose.
Ci sono montagne, strade e fiumi
nuvole e alberi e c’è pieno di lumi.
Dicono dicono che ci sono bambini
non solo piccoli ma anche grandini
che a volte sognano la regina
scendere giù dalla collina
insieme a un uccelletto tutto beato
che nessuno ha ancora inventato.
Davanti un codazzo di sudditi a piedi
molti di più di quelli che vedi.
Ci sono nuvole tutte a quadretti
perché anche il cioccolato può avere i merletti
e se pensate che non esista
dovete chiedere al farmacista
a quel signore che ha tanto studiato
e sa che nulla guarisce come il cioccolato
Riferimenti:
Guido Gozzano, “Le Golose”
Marcel Proust, “Alla ricerca del tempo perduto”
Juana Castro da "Poeti spagnoli contemporanei” ( Ed. dell'Orso 2008)
Anna Spissu “Il paese del Cioccolato”
Non ho parole poiché: la poetessa Anna Spissu mi ha presa per la gola regalandoci ssapienza un fortissimo Shock anafilattico che profuma di prosa e poesia sapienzale....Grazie di ❤️
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