CERCANDO LE CHIAVI - Anna Segre - Son Contenta
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Anna Segre |
Son contenta. Senza la o di ‘sono’ per saltellare anche
mentre lo pronuncio.
Ed è un aspetto di me che disturba e suscita emozioni
contrastanti.
Lo si vede fin dalle prime foto di me a 6 mesi, che son contenta
anche seduta nuda nella sabbia, il che è tutto dire.
La mia contentezza è sospetta. Nel senso che forse non ho capito,
sono idiota, il che, adesso che sono vecchia, mi sembrerebbe, se fosse vero,
una fortuna.
Eppure devo constatarlo, passo il mio tempo a mormorare: Che
bello! Qualsiasi cosa succeda, mi sento baciata dalla fortuna.
Che bello mangiare, la felicità dei pomodori,
il velluto della cioccolata, il pane caldo, la bocca piena, e niente, sono contenta di
mangiare.
È una contentezza capillare, che bello le mutande pulite, che
conforto rientrare a casa, che sollievo appoggiare la testa sul cuscino.
Potermi lavare. Sapermi allacciare le scarpe: ogni volta mi dico ‘brava, Anna!’
Che sei riuscita ad arrivare nel luogo prestabilito, che hai saputo guidare,
che hai trovato la parola giusta, che hai indovinato la chiave, un’eroina della
giornata qualsiasi.
Forse per me non è scontato. Assurdo l’entusiasmo di risolvere le
parole crociate crittografate, eppure eccolo, sto trionfando con la matita in
mano. Sempre a matita, perché di sicuro sbaglierò e devo poter correggere.
Godo a lavarmi, a ritirare il bucato, ad asciugare la macchina del
gas, a guardare il frigo pieno. Grattami tra le scapole, anche lì godo molto,
metti che.
Andar via da una festa, camminare da sola, dormire dopo aver fatto
l’amore, scrivere alle 6 di mattina, che ci guardiamo e ci capiamo al volo, mi
fa contenta e dico a me stessa: meno male! Forse perché, tenendo in conto il
peggio, tengo a fuoco il male minore. Potrei inciampare, rimanere impigliata,
perdermi, non essere all’altezza. Mi esercito molto per le cose facili, la
spesa, la banca, la posta, cerco di essere brava, e sento un sottofondo
musicale da Morricone, eroico western, a bollettino pagato e timbrato,
tatataaaaan tatataaaan, in groppa al mio destriero nella prateria. Quelle
difficili non le intraprendo, le evito, le temo, anche se, pensandoci, ogni
cosa può diventare difficile.
La gioia del blu, del non dolore, del compiuto. La gioia della
gioia di G., di mia sorella, delle persone care, selvaggia, pervasiva, che,
quando arriva, copre tutto come una neve, come un mantello gigante, come
un’orchestra per strada.
Son contenta del fiume, del biglietto, delle foglie verde chiaro
sul ramo del benjamin, della ciotola azzurra con dentro la balena.
È molto punita la gioia, invidiata, una dovrebbe tenersela per sé,
nasconderla come un genitale, non nominarla come Dio. Non è al centro degli
scopi condivisi, la gioia. Meglio l’efficienza, l’educazione, il guadagno, la
produttività. A che serve, alla fin fine, essere contenti? Distrae dalle cose
importanti.
Che sono ancora viva, io e non mio padre o mia madre o il mio
perduto amore, stupita, son contenta, e rido e piango di un’inammissibile
amarezza, che sono ancora qui, con le tombe dentro, che ci ho piantato gli
alberi e li curo, soprattutto la potatura, ci vado ogni mattina cercando di
valere questo sperpero di me, che non si sa perché eccomi qua, eppure mi
lasciano esistere. Che ci avrò da essere contenta, si chiedono. Ma sono
innocua, non gareggio, sto a bordo strada con la tachicardia aspettando Bartali.
Ma che gioia è trovare queste parole! Grazie!
RispondiEliminaIo Anna la conosco da quando eravamo bambini. Io Anna non riesco a immaginarla se non col sorriso, ma più probabilmente nell'esercizio di una risata convinta e sincera. Poche persone , forse nessuna, riesce a mettere a parole i sentimenti come Anna.
RispondiEliminaLeggendo il testo di Anna Segre, mi riconosco in quella contentezza capillare, spesso incompresa e sospetta agli occhi degli altri. C'è una bellezza nel trovare gioia nelle piccole cose, nel quotidiano: le mutande pulite, un piatto semplice, il sollievo di appoggiare la testa sul cuscino. Questa gioia non è scontata, è un atto di resistenza.
RispondiEliminaMi sono chiesta tante volte: "Perché proprio io dovrei essere contenta?" Eppure, come dice Segre, questa contentezza è un riflesso della mia capacità di vedere il bello, anche nei dettagli più banali. Sento che questa felicità silenziosa, che non sempre ha una spiegazione razionale, merita il suo spazio, anche quando sembra distogliere dalle cose "importanti".
Forse la gioia non si può nascondere, e forse nemmeno dovrebbe essere nascosta. Perché a volte, ciò che ci fa andare avanti è proprio questa capacità di trionfare con una matita in mano, di sentirci un po' eroi nella nostra vita di ogni giorno, nonostante le difficoltà.
Mattea Dragano