POESIA? NO, GRAZIE! - Vincenzo Lauria

 

Vincenzo Lauria


Perché intitolare uno spazio che sarà in prevalenza dedicato alle declinazioni poetiche:

"Poesia? No, grazie!"?

Perché dietro a questa scelta si nasconde un piccolo vissuto che mi ha lasciato senza capacità di replicare.

Ed è da quel silenzio che voglio ripartire, per tentare di trasformarlo in una risposta che, sebbene non abbia l'assertività dell'immediatezza, trovi in una continuità ostinata la sua forza riparatrice.

 

Lo scorso 24 febbraio mi è stata data la possibilità di far conoscere una raccolta poetica postuma ("Donne senza tempo" scritta da Liliana Ugolini con una mia partecipazione) durante la fiera del libro "Testo" di Firenze.

Profondamente grato per l'opportunità, non così frequente per la poesia in contesti similari, ho affiancato lo staff della casa editrice La Vita Felice  allo stand per qualche ora.

Con gentilezza, ove le circostanze erano propizie, ho provato a raccontare qualcosa del vissuto di alcune delle donne protagoniste della silloge, della genesi del libro, dell'amicizia ventennale con Liliana.

Alcuni hanno ascoltato con interesse, altri impazienti di riprendere il loro girovagare tra gli stand. Una storia a sé è invece quella di un lettore X che inizialmente disponibile all'ascolto, soffermandosi sulla copertina della raccolta ha avuto un incontro ravvicinato del terzo tipo con la parola tabù ed esclamando: "Poesia? No, grazie!" si è allontanato in maniera repentina come per scampare a un'apocalisse imminente.

 

Da questa esclamazione, lapidaria quanto emblematica, proveremo a ripartire cercando di indagare non tanto sui traumi subiti a causa della poesia dall'ignoto e inconquistabile lettore X, quanto sul sentimento diffuso di una certa e innegabile disaffezione verso le scritture poetiche.

Tenteremo di farlo insieme, facendo a meno del piglio dei criminologi come di un certo qualunquismo da improvvisati opinionisti che discettano di efferati delitti.

 

Aver toccato con mano le difficoltà, pur semplicemente per qualche ora, di un editore di poesia, mi ha fatto comprendere meglio che occorre dedizione per riuscire a far diventare acquirenti (di una decina di copie nella fattispecie) i cosidetti: "potenziali lettori".

I numeri delle vendite di libri poesia sono ai più risaputi, ma come possiamo avvicinare le persone? Come farle innamorare di una forma di espressione che sarebbe, per le sue capacità di sintesi, propria dei nostri frenetici tempi?

 

Per non chiudere troppo facilmente ponendo solo quesiti senza dare risposta alcuna, proverò a darne una prima (e personale), partendo proprio da una parola appena usata: avvicinare.

Sì, avvicinare, nel senso di ridurre le distanze che si sono create tra le persone comuni e il linguaggio poetico (talvolta anche i suoi contenuti).

Così come quando ci rapportiamo, o vorremmo rapportarci, con una persona sconosciuta, poco conosciuta, o ancora diffidente, cerchiamo di trovare un territorio comune, una parola che accomuni, un gesto nei casi di maggiori difficoltà di comunicazione, così, a mio avviso, dovremmo cercare di accogliere chi ci ascolta o potrebbe ascoltarci.

Non si tratta di diventare persone (poeti?) differenti a seconda delle circostanze, ma di chiedersi semplicemente a quale tipologia di persone cercheremo di comunicare poesia.

In un incontro con le scuole medie inferiori potrò parlare di tematiche e usare un linguaggio analogo a quello che userei in un contesto "accademico"?

Allo stesso modo, durante un incontro in uno spazio frequentato da avventori casuali potrò proporre testi del tutto analoghi a quelli che proporrei in uno circolo di lettori di poesia?

 

Forse bisognerebbe scendere ognuno dal proprio piedistallo e cercare di comunicare alle persone interessandole, non annoiandole, pur continuando ad avere cura e rispetto profondo della parola, dei contenuti che attraverso essa vogliamo trasmettere.  Infondere a chi ci ascolta che le forme poetiche non sono morte, che continuano, che sono capaci di cogliere le istanze del proprio tempo, di fare emozionare, di far riflettere, non solo di autocompiacersi.

 

 Fin qui alcune mie prime considerazioni, sperando che attraverso questo spazio si apra un dialogo, che ci sia occasione di interrrogarsi e confrontarsi, in maniera critica ma costruttiva, sui tanti perché di "Poesia? No, grazie!"

 

Fiera del libro "Testo" di Firenze - Febbraio 2024


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