IL CAMPO DELLE SCRITTURE NON LIRICHE - Mauro Barbetti - La poesia visiva

 

Mauro Barbetti



INTRODUZIONE: con la poesia visiva si entra in campi di difficile attribuzione a cavallo tra letterarietà e arte figurativa, ma, proprio per questo, di estremo fascino e possibilità di disseminazione.

Ne sono ulteriore testimonianza alcune mostre che nell'ultimo periodo sono state allestite: ricordo tra le più recenti, Gruppo 70. Una guerriglia verbo-visiva con lavori di Antonio Bueno, Giuseppe Chiari, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Eugenio Miccini, Luciano Ori e Lamberto Pignotti svoltasi dal 7 ottobre 2023 al 19 gennaio 2024 presso la Galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze e quella tutt'ora in corso presso la Galleria d’Arte Moderna di Roma (fino al 15 settembre 2024) «La poesia ti guarda». Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023), selezione di opere verbo-visuali dei due fondatori Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti (1926), di Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Roberto Malquori e Michele Perfetti, con illustrazione delle scelte poetiche ed estetiche, delle modalità espressive utilizzate da tali artisti, con particolare riferimento alle tecniche predilette dal Gruppo come il collage, il décollage e il fotomontaggio.

E' da sottolineare, inoltre, come negli anni Sessanta la poesia visiva si sia spesso intrecciata con le ricerche che venivano svolte sull'altra dimensione fisica della poesia, quella sonora e questo darà modo di recuperare figure significative su cui si era in precedenza glissato per motivi di spazio.


Si era già accennato su come nell'ambito delle avanguardie del primo Novecento fossero stati fatti tentativi di fondere/contaminare la poesia con forme d'arte figurativa (i celebri Calligrammes di Apollinaire o le creazioni paroliberistiche futuriste, come ad esempio le opere anticipatrici di Carlo Belloli), ma lo sviluppo di un vasto movimento artistico di poesia visiva si ha soprattutto negli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento, a partire dalla Svizzera e dal Brasile.

Belolli - Cerchio


Nel 1953 infatti Eugen Gomringer pubblica il libro intitolato konstellationen constellations constelaciones e tre anni più tardi a San Paolo ha luogo la prima Esposizione di arte concreta, compendio dei lavori che negli stessi anni proponevano i fratelli De Campos, Decio Pignatari e altri. L'idea che guida tutti i poeti concreti è lo spostamento dell'attenzione dai significati (messaggi che vengono veicolati in un testo) ai significanti (i segni, i codici e le regole attraverso cui il linguaggio si esprime), facendo diventare la propria opera qualcosa da guardare oltre che da leggere.

Gomringer - do you think


Pignatari - Beba Coca cola


Anche in Italia si formò un gruppo di artisti interessati alla produzione di opere poetiche visuali, denominato Gruppo 70. Esso si costituì nel maggio del 1963, in seguito al convegno Arte e comunicazione, di cui Lamberto Pignotti, Eugenio Miccini, Sergio Salvi e Silvio Ramat furono promotori e fu formato da poeti, narratori, critici, intellettuali, artisti e musicisti, per lo più legati alla scena sperimentale fiorentina, con importanti legami anche con il nascente gruppo 63.

Pignotti e Miccini, i teorici del gruppo, erano fautori di una “poesia tecnologica”, capace cioè di avvalersi dei temi, delle tecniche e dei linguaggi della comunicazione di massa, ma collocata al di fuori dai meccanismi del mercato propri della società capitalistica.

L'estetica del gruppo si basava su una programmatica intermedialità e interdisciplinarietà, volta alla mescolanza di più generi (poesia, musica, pittura) e di più media (il quadro, il libro, la musicassetta, il videotape), utilizzando le immagini e i contenuti linguistici della società contemporanea, prelevati dai vari media e liberamente ricombinati in un “prodotto” estetico alternativo sia alla tradizione che ai generi artistici e letterari di consumo veicolati dal mercato dell’arte o dall’industria editoriale, in direzione di una poesia da vedere e di una pittura da leggere.

Un movimento che si poneva quindi anche all'interno di un solco rivoluzionario sia in campo estetico che politico.

Non è un caso, forse, se il gruppo si scioglierà nel 1968, quando comincerà il vasto movimento di contestazione giovanile e l'attività politica di massa prevarrà su quella artistica più elitaria.

I membri del Gruppo 70 continueranno comunque, anche negli anni successivi, sia pur singolarmente, la propria attività artistica.

Un'altra figura importantissima, non direttamente legata al Gruppo 70, ma comunque ad esso contigua, è stata quella di Adriano Spatola, a cui nei prossimi numeri conto di dedicare un articolo monografico, che negli stessi anni ha condotto le sue elaborazioni teoriche (celebre il suo volume “Verso la poesia totale”), le sue sperimentazioni poetiche sia in campo visivo (ricordiamo ad esempio il suo “Zeroglifico”) che sonoro (gruppo Dolce Stil suono), la sua instancabile attività di animazione e promozione culturale tramite riviste (Bab Ilù, Quindici, Tam Tam, Baobab), case editrici (con l'editore Sampietro prima e in proprio, poi, con le ed. Geiger) e luoghi di vita e incontro artistico (Molino di Bazzano e Sant'Ilario d'Enza), senza dimenticare l'ampiezza dei suoi contatti nazionali (tra le figure a lui più vicine ricordiamo tra i tanti Giulia Niccolai, Patrizia Vicinelli, Giovanni Fontana, Arrigo Lora Tutino, Emilio Isgrò, Corrado Costa) e internazionali (da Paul Vangelisti negli USA, a Julien Blaine in Francia).

E forse è proprio con la sua prematura scomparsa, nel 1988, a soli 47 anni, che finisce questo periodo caratterizzato da sperimentazioni linguistiche individuali e, soprattutto, collettive.


Adriano Spatola - Pagine da Zeroglifico


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