FILI D’ERBA - Viola Bruno - Poeta, uomo, anima, carne: la folle tentazione di Sergio Carlacchiani

Viola Bruno

Quando il mio Dio m’assedia

da un’aurora qualunque,

al mio povero corpo imponendo

il suo innesto divino

la folle tentazione dell’eterno:

 

ed io, abbagliata, più non mi difendo

  • confitta dal limo terrestre

Come uno spino. –

 

(Fernanda Romagnoli, Quando)




Come si può raccontare di un oceano, del suo moto sovrumano, del bordo delle onde che si spezza sullo scoglio e poi riprende eternamente la sua corsa, le sue pieghe, il suo dono alla battigia, al marinaio forte. Declinarne il colore, nel punto esatto in cui il buio incontra la luce, della sua calma e della sua tempesta, della sua tensione verso l’infinito?

Lo farò attraverso i versi, le immagini, l’arte, la prodigata voce di un artista a tuttotondo, incredibilmente poliedrico, che ha dedicato la sua vita all’Arte in ogni sua forma, nel costante tentativo di dire l’oltre, il non già detto: Sergio Carlacchiani.

Sergio Carlacchiani è per molti una finestra ed una voce profonda che rende viva la parola di poeti, scrittori, filosofi, dall'origine dell'umanità ad oggi, di tutti i paesi del mondo, ma forse non tutti hanno idea di quanto quella voce sia un dono offerto, in nome della bellezza e della poesia, una scia di luminose stelle, un fare della parola abito vivo e carne:

 

“Sono corpo parola silenzio gesto continuato sono nato intrecciato sciolto alternato cresciuto alfabeto di segni e sogni costruito con flessibile allegria nostalgia di essere nato vivo morto e risvegliato poeta totale socialmente utile negli accenti nelle invenzioni scomode costruite nella povertà non voluta donata da famiglia turbata obbligata da reali condizioni di vita di un tempo diverso a verso ne ho fatto poesia e follia continuando a cercare di appartenere al mondo come tramite diretto tra testo e fruitore sull'altare dell'amore perso lavorando ai confini della parola rivalutando valori ritmici e timbrici con una bocca collocata dietro una finestra prigione ai bordi del mondo della pittura sperimentando forme modelli strumenti tecniche impure invenzioni risoluzioni normali tali e reali e suggestive iperboliche insolite riducendo la direzione in segni e sogni iconici semantici visivi a solo dire evocare parole ricondotte ai suoi elementi primari ed essenziali per dare dubbi idee scansioni progressive nell' attesa di essere o non essere calore e colore semplici alle armonie del giorno vero duro certamente incerto corto luminoso felicemente ogni volta nato voluto faticoso presuntuoso di vita.”

La parola “DeclAmare” racchiude perfettamente il senso di questo dono:

“DeclaAmare” - spiega Carlacchiani, “è innanzitutto ‘amore’ che come ogni vero amore non vive di picchi e di lampi, d'improvvisi e passeggeri desideri, non si esprime per interpretazione passionali ed eccezionali, occasionale e casuali, ma si misura e conferma nei sacrifici, nelle rinunce, nella dura e monotona continuità dell'allenamento, nei piccoli particolari del proprio lavoro, nelle abitudini da attendere, dalle scelte da confermare e attuare, dal misurare e non abbassare mai il livello di coinvolgimento, di passione: giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, sino a non riuscire a farne a meno e a comprendere che quell' AMORE è vero, unico, la tua VITA.” 

Sergio Carlacchiani ha un canale YouTube con oltre seimila iscritti e più di tre milioni di ascolti. Quarantamila le recitazioni registrate dal vivo o in studio. 

Gabriele Galloni, “Agosto” – Voce di Sergio Carlacchiani – Il Clamorosissimo

 


 

Indispensabile è accennare al percorso di questo artista, non tanto per dovere di cronaca, quanto per comprendere la costruzione di un’anima unica che merita di essere riconosciuta e ringraziata per ciò che ha dato, per ciò che sta dando e ciò che ancora e ancora, darà. Poiché sempre benedetto è il riconoscere ed illuminare i talenti, maledetta è l’ombra ingiusta che li cela.

Sergio Carlacchiani è nato e vive nelle Marche. Attore, regista, doppiatore, poeta, performer e pittore, è direttore artistico di varie rassegne teatrali, festival, infiniti recital poetici e musicali.

Come Pessoa, molti gli pseudonimi che usa, anzi che “è”: “Karl Esse”, “Sergio Pitti”, “Sergio e Basta!”. Claudio Nalli, grande intellettuale, suo amico e mentore, aggiungerà “Lo Sciamano”, “Il Rabdomante” ed infine “Il Pastore”, in quanto “custode della parola scritta, dipinta e-vocata, detta, dettata, segnata, pensata poeticamente, rammemorata e rammemorante”, ovvero custode del “colloquio che noi siamo”, per dirla con Hölderlin.

Gabriele Galloni, amatissimo giovane poeta prematuramente scomparso, gli lascerà in dote l’appellativo “Il Clamorosissimo!”, che Sergio, in suo ricordo, utilizza spesso per presentare le sue interpretazioni.

Attraverso la poesia (lineare, visiva, concreta, sonora), la pittura, la recitazione, la regia, ha plasmato per tutta la vita immagini, materia, luce e buio, attraverso un caleidoscopio di infinite forme.

Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo, infiniti i riconoscimenti ricevuti.

Sua la paternità e l’anima di Vita Vita, festival internazionale di arte vivente, ventennale istituzione della città di Civitanova Marche (tanto che all’ingresso della città si trova il cartello “Città di Vita Vita”): un festival in grado di animare ogni anno la città con centinaia di artisti impegnati nelle più svariate performance, successo di presenze e di proposte culturali di altissimo livello.

Ha collaborato per molti anni con la Famiglia Leopardi alle celebrazioni per il genetliaco di del grande poeta recanatese presso il Colle dell’Infinito, proponendo recital e performance a lui dedicati, divenendone voce ufficiale, fino ad incidere anche una selezione dei famosi Canti, edita col titolo “O graziosa luna, io mi rammento…”

Ha instaurato sodalizi artistici, ma soprattutto umani, con grandi personaggi, poeti, artisti, musicisti, registi: Da Alda Merini a Margherita Hack (lei lo chiamava l’Unno, per quanto inarrestabile), da Sergio Rubini a Fabrizio Bosso, da Joyce Lussu (donna tutta d’un pezzo: detestava la compassione, svelare la fragilità. Al primo accenno, gridava: “Sergio! Dimmi cosa farai domani!”, per distogliere da sé l’attenzione), a Eugenio Finardi, Maria Grazia Calandrone (che parlerà anche dell’”amorosa amicizia” tra Sergio e Alda Merini, nel suo libro Una creatura fatta per la gioia).

Nel 2005, un grave incidente stradale provoca una battuta d’arresto alla sua carriera: il mondo conosciuto, i volti, i gesti, i sentimenti verso gli affetti più cari, diventano scuro abisso. Passeranno molti mesi prima che riesca a recuperare, benché non completamente, la memoria. Capisce che Vita e Morte sono un’unica cosa, inscindibili, parti complementari dell’umana esistenza.

 

se scrivo sono tutto poeta uomo anima carne”

 

Con Alda Merini, nel 2000, in occasione di Donne In/contro - Donna Modello, crea un piccolo gioiello in 300 esemplari firmati, un Libro/Cartella dedicato a Vanni Scheiwiller contenente suoi disegni a cartoncino, alternati ad aforismi e poesie di Alda.

Difficile fu espugnare le sue mura, conquistare la sua fiducia, diventarne amico. “Osa! Non aver paura di risultare folle!”, questo lei gli ripeteva sempre.

E lui risponderà con la sua vita: “la più grande entusiasmante follia del mondo / viaggia dentro il nostro corpo come linfa”.



Ad Alda Merini ha dedicato anche il suo ultimo libro di poesie, Dadaadalda, edito da RPlibri a gennaio 2024, titolo suggestivo “da genuino dadaista post-litteram”, come si legge in postfazione.

“Una poesia ininterrotta, vissuta dall’autore come parola necessaria, come testimonianza critica dell’esistenza, come l’esperienza matura dell’uomo, che passa, fiduciosa e riplasmata, nella metrica delle immagini e nell’armonia dei periodi.” (Domenico Pisana)

 

Voglio stare dentro al mondo

questo autorizza la poesia che

è in me ad uscire allo scoperto

tutto sembra vano tranne lei

come capriolo scostante salta

sopra fiume di ramaglie lascia

garbate impronte singhiozzanti

e volontà di sfuggire alla caccia…

(da Dadaadalda)

 

La poesia di Carlacchiani è da sempre voce libera, forte e chiara, priva di catene, “coscienza poetica in libertà”, denuncia e indicazione della via, quella giusta: quella della luce e dell'amore, tesa alla ricerca della Verità nell’anima.

Oltre ad una serie di Libri-oggetto, opere d’arte, ricordiamo tra le sue pubblicazioni: Indiscrezioni dal Fortilizio (RPlibri, 2020) e Testamentopoesie, pensieri ed epigrammi (RPlibri, 2022).

I suoi versi chiamano a sé i poeti erranti, per trarre di terra in terra il nettare nel respiro nell’invisibile. La poesia è sua amica fedele, si trova ai margini del pozzo, è stata eletta per la luce. Non c’è spazio per la retorica, ma solo per la spontaneità del cuore che arrossisce innamorato dell’alba al risveglio.” (Filomena Ciaravella)

 

L’amore a livello assoluto

È un esclusivo lusso

Per pochi esseri umani

In grado di permetterselo

benedetto il consiglio

che mi giunse nel cuore

-bevi il veleno della terra

piuttosto che tradire il cielo

spicca il volo sopra l’azione

godi della ritrovata innocenza

se non santità la vita è farsa! -

(da Indiscrezioni dal Fortilizio)


Così come i suoi dipinti “sono tessuti di poesia, di una tensione che con velocità adamantina di luce dona forma all’oscurità. La sua ricerca di verità è mai paga di sé, ma si dilegua in una vacuità che sale da un lago di luce che dona equilibrio.” (Filomena Ciaravella)




Quando mi metto davanti al grande cartone bianco che andrò ad imbrattare, quasi sempre so come cominciare per seguire l'ispirazione che mi ha portato lì davanti...”, così Carlacchiani descrive il momento folgorante, la scintilla, che dà inizio alla creazione.

"Sono un'artista interdisciplinare, attraverso le ragioni del mio operare servendomi di linguaggi, forme e materiali, sempre diversi, affermando così l'identità come entità complessa e frammentata, secondo i modi di una sorta di eclettismo che non si preoccupa tanto della ‘coerenza stilistica’, quanto dell’intimo legame, ogni volta da inventare e scoprire, tra idea e materia, tra la forma e la sua ragion d’essere", prosegue l’artista, svelandoci la sua visione, e ancora “La bellezza, è una sostanza che si avverte fuori, dentro e attorno l'opera, così anche l'opposto; vittoria o sconfitta a poca distanza, luna dall'altra.”



“Le circostanze spesso determinano il metodo da adottare, il tempo per pensare e realizzare... Quasi mai inizio un 'opera e non la concludo in giornata. Di solito mi esprimo con il gesto fatto di slancio, di forza, di passione”, per afferrare quel bagliore originario che scocca nella mente di ogni artista, poeta, scrittore, quell’immagine che resta nitida per un istante ed occorre subito afferrare, perché non si vizi, affinché la sua purezza non si dissolva.

Altresì, “l'inutile a volte può rivelarsi utile, come l'accidente, la macchia, lo strappo, è quindi l'elasticità creativa, dovuta alla consapevolezza del déjà vu storico e naturale che ti permette di inglobare o no senza quasi mai sbagliare.

Il dipinto si compie attraverso un fare deciso, lo sguardo è attento, segue il cervello in trance... Quando sento di aver scaricato tutto quel che sentivo sul cartone bianco, di averlo reso quasi leggibile, di aver raccontato una nuova storia o la prosecuzione di un'altra già iniziata, allora metto la parola fine. È soltanto una sensazione ma è rara, a volte abbastanza appagante, altre addirittura unica, accompagnata da un sentimento di stupore, di essere riuscito a compiere nel modo migliore ciò che mi sembrava inizialmente soltanto una visione perlopiù caotica, magmatica, complessa, irraggiungibile.

Ogni volta, non sono minimamente sicuro di arrivare a una qualsiasi meta, il traguardo finale quello auspicato è sempre una chimera... "

Carlacchiani pone anche l’accento sulla criticità nella diffusione dell’arte, che non risiede nella sua complessità o indecifrabilità, ma che invece spesso dipende dalla volgarità e dalla negligenza di chi avrebbe la possibilità ed il dovere di diffonderla e non lo fa. L’arte “non deve tanto rappresentare qualcuno o qualcosa, ma presentare se stessa, la sua bellezza e la sua forza dirompente”, null’altro.



Gli ho posto una domanda: “Cosa cerchi oggi, Sergio?”

“Nient’altro che la luce, la forza dell’amore”, mi ha risposto.

Adesso io ne so il cuore. Ho letto nelle sue parole, dalla sua voce, cosa c'è, quale luce ha l'Uomo Sergio dentro di sé: è un vento di umano amore, infinito contro la finitezza dell'essere e proprio per questo soffiato fino allo stremo per compiere appieno la sua parte, facendosene portatore in questa vita che lui ha sempre preso per le corna e domato.

 

Come vorrei che dal cielo plurime

piovessero poche sillabate parole

– l’orologio che segna la nostra

epoca sbagliata si fermerà la luce

del giorno cambierà diverrà astro

colmo d’energia la sacra regola di

cura e amore trasformerà in vitalità

la noia spalancherà le palpebre di chi

dorme farà dell’ombra un bel sorriso

il destino tornerà bambino giocondo

con rinnovata fede sanerà l’ingiustizia

cambierà la scellerata faccia del mondo – 

(da Dadaadalda)


Sergio Carlacchiani



N.B. Tutti i dipinti presenti nell’articolo sono di Sergio Carlacchiani



Piccola nota dell'autrice: 

Nasce oggi questa mia Rubrica – FILI D’ERBA.

È un tributo a Christian Bobin, al suo Abitare poeticamente il mondo, nel tentativo di portare, come lui, “la testimonianza di un filo d’erba”, delle piccole grandi cose, di ogni filo d’erba.


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