Viola Bruno – Un Urlo Altissimo

Viola Bruno

 



Potrebbe essere un fiume grandissimo

una cavalcata di scalpiti un tumulto un furore

una rabbia strappata uno stelo sbranato

un urlo altissimo

 

Ma anche una minuscola erba per i ritorni

il crollo d’una pigna bruciata nella fiamma

una mano che sfiora al passaggio

o l’indecisione fissando senza vedere

 

Qualcosa comunque che non possiamo perdere

anche se ogni altra cosa è perduta

e che perpetuamente celebreremo

perché ogni cosa nasce da quella soltanto

 

Ma prima di giungervi

prima la miseria profonda come la lebbra

e le maledizioni imbrogliate e la vera morte

tu che credi dimenticare vanitoso

o mascherato di rivoluzione

la scuola della gioia è piena di pianto e sangue

ma anche di eternità

e dalle bocche sparite dei santi

come le siepi del marzo brillano le verità.

 

(Franco Fortini, La gioia avvenire, da Foglio di via, 1946 – 1967)

 


Anselm Kiefer, Hortus Philosophorum



Scelgo questi versi di Franco Fortini per entrare nell’opera di un artista monumentale, probabilmente il più grande artista vivente: Anselm Kiefer, in mostra a Palazzo Strozzi, a Firenze, con “Angeli Caduti”.

Proprio in questi versi del poeta fiorentino ritrovo la foto di quelle emozioni, ogni verso potrebbe essere un battito dell’anima, un sospiro di stupore, un tumulto, un furore, provate dinanzi, anzi, dentro, le opere di Kiefer.

 

“Io penso per immagini. La poesia mi aiuta a farlo”, dichiara l’artista, e, ancora:

“Il ritmo della poesia ha proprio questo di prodigioso: ci consola là dove siamo inconsolabili. Ci offre la bellezza senza localizzarla.”

La sua arte è essa stessa poesia ispirata dalla poesia, dalla letteratura, dalla filosofia, dal mito, da altri artisti (ad esempio Van Gogh ed i suoi Girasoli), dalla Bibbia, dalla Cabbala, dal misticismo ebraico.

Nelle sale di Palazzo Strozzi si incontrano opere nate da tutti questi semi, dorati come quelli con cui Zeus fecondò Danae, figli del mito, appunto, della letteratura (da James Joyce a Paul Celan a Raymond Roussell), della filosofia (dalla Scuola di Atene a Socrate).

La sua materia prima è la Storia: “le macerie non rappresentano solo la fine, ma anche un inizio. Le macerie sono come un fiore di una pianta: sono l’apice radioso di un metabolismo incessante, l’inizio di una rinascita.” (Anselm Kiefer)

Kiefer nasce infatti sotto i bombardamenti, a Donaueschingen, in Germania, l’8 marzo 1945, due mesi prima della capitolazione nazista. Passerà dunque la sua infanzia tra le macerie e queste sempre rimarranno come elemento fondamentale e costituente delle sue opere.

Dopo gli studi in giurisprudenza e in lingue romanze, si dedicò agli studi d’arte. Visse in Germania fino al 1992, poi si trasferì nel sud della Francia, a Barjac, dove trasformò una vecchia fabbrica di seta di 350mila metri quadrati nella sua casa-studio, divenuta poi una sorta di museo personale che ospita le sue imponenti installazioni.

Ad oggi l’artista vive a Croissy, vicino a Parigi, ha un grande magazzino che chiama il suo “arsenale”, dove accumula residui, oggetti di ogni tipo ed in cui si aggira la notte in cerca di connessioni tra i vari elementi. La mattina poi si rifugia nei libri, e, tra le pagine, cerca ispirazione e collante per le sue creazioni.

La sua opera è denuncia dell’orrore della guerra, del Male nel mondo, e, al contempo, la dimostrazione di come l’arte possa trarne comunque bellezza, oltre ad esserne doverosa testimonianza.

Egli avverte il peso dell’irrimediabile colpa della sua nazione, conscio della sua insanabilità, sperimentando la possibilità che ha l’arte di rivivere la storia in cerca di un’umanità perduta per sua stessa volontà. Dipinge e ridipinge i miti fondatori, ricrea l’effetto dell’orrore, riproduce, materici, i corpi negati dal mondo, esuma e mette in scena i poemi nati dalle ceneri.

 

Engelssturz, Anselm Kiefer, cortile Palazzo Strozzi


L’ imponente opera che ci accoglie nel cortile di Palazzo Strozzi, Caduta dell’angelo (Engelssturz), è un esempio di integrazione straordinaria tra contemporaneità e tradizione.

Ispirata all’opera di Luca Giordano, rappresenta la cacciata degli angeli ribelli dal Paradiso ad opera dall’arcangelo Michele, che si staglia su un fondo dorato, simbolo del mondo metafisico.

Gli angeli ribelli cadono sul fondo del dipinto, nella zona più scura, terrena (realizzata tridimensionalmente con indumenti vecchi).

Questi angeli caduti, che danno il titolo alla mostra, altro non sono che tutti gli uomini, nella loro continua lotta tra il Bene ed il Male, tra la materia e l’infinito.

Sono Lucifero ed Icaro: le ali che innalzano verso il cielo, che hanno consentito all’uomo di volare, sono le stesse ali in grado di distruggere attraverso i bombardamenti. L’aspirazione, l’ambizione verso il cielo, l’altezza, il divino, è la stessa che porterà, nel suo eccesso, alla rovinosa caduta.

Vita e Morte, Distruzione e Rigenerazione: ogni creazione contiene la sua distruzione, in un ciclo continuo.

Nelle sue opere tridimensionali, Kiefer utilizza diversi materiali, che spesso hanno a che fare con la guerra, la distruzione: cenere, scorie, macerie, tessuti, paglia, piante, cemento, piombo (ne ricavò molto durante il restauro della Cattedrale di Colonia).

Sottopone i suoi quadri a trattamenti particolari: esposizione alle intemperie, al fuoco, a bagni elettrolitici e trattamenti radioattivi, causando un continuo mutamento, una continua trasformazione delle opere, in un ciclo continuo di vita, morte e resurrezione.

Tutto questo è particolarmente tangibile nella sala dei Quadri Irradiati (Verstrahlte Bilder): 60 dipinti creati in 40 anni di carriera, disposti su tutte le pareti di un’unica stanza, riflessi sul pavimento da specchi in grado di renderli tridimensionali, trattati con il plutonio, che, irradiato, ne modifica continuamente l’aspetto, come spiega l’artista:

“la distruzione è un mezzo per fare arte. Io metto i miei dipinti all’aperto, li metto in una vasca di elettrolisi. La scorsa settimana ho esposto una serie di dipinti che per anni sono stati sottoposti ad una sorta di ‘radiazione nucleare’ all’interno di container. Ora soffrono di malattie da radiazione e sono diventati temporaneamente meravigliosi”.


Verstrahlte Bilder (1983-2023),  Ansem Kiefer a Palazzo Strozzi


Le opere di Kiefer sono grandiose, monumentali, non solo per le dimensioni, poiché imponenti, ma, come afferma egli stesso, giganti per il loro significato: ”anche un dipinto minuscolo può contenere un significato enorme”.

 

Solo il grande regista Wim Wenders, che come Kiefer ha vissuto l’assordante silenzio del dopoguerra, fino alla ricostruzione e la riunificazione, poteva riuscire nell’ambiziosa opera di ritrarre la sua opera in un film, “Anselm” (2023), meravigliosa biografia dell’arte di Kiefer.

 

L’ultima sala della mostra contiene Occupazioni (Besetzungen) e Simboli eroici (Heroische Sinnbilder): gigantografie di foto scattate in tutta Europa, nei luoghi toccati dalla guerra, in cui Kiefer stesso, ventiquattrenne studente di Belle Arti, si fa immortalare indossando la vecchia uniforme da ufficiale della Wehrmacht del padre, col braccio destro alzato, emulazione del saluto nazista, come provocazione e assunzione di responsabilità di ciò che la sua nazione ha commesso e dimenticato.

Insieme a queste foto, sull’unica parete vuota, troviamo i celebri versi di Salvatore Quasimodo:

 

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.

 

Si chiude così l’esposizione, questo viaggio circolare, un urlo altissimo che grida la tragedia della condizione umana: il suo volo, la sua caduta, la sua solitudine.

 

Musica: Universum – Leonard Küßner, https://youtu.be/OvvjIRrk5eA?feature=shared




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