Anna Martinenghi - La poesia elementare delle fanfole

Anna Martinenghi


Libera divagazione sulla poesia metasemantica

 

“Ricordi quando usavamo le boppie

calate sui pitànferi supigni,

e légoli girucchi a panfe doppie

ornavano gli splagi e i pitirigni?

 

Oh zie, o dolci zie in bardocheta

voltatevi col glostro ricamato,

scendete per le scale a beta beta

dai màberi del tempo agglutinato

 

Chissà laggiù se ancora la sbidiera

gramugna lentamente a cantalaghi

nell’ufe coccia coccia della sera?

Or più non usa uscire sugli sbaghi

Guardando avanti a sé con aria altera

tra i lùgheri, gli arcostoli, gli snaghi” 

Fosco Maraini – “Fiore secco in libro vecchio” – da Gnosi delle Fànfole

 

Nel febbraio di quest’anno l’editore “La nave di Teseo”1 ha riproposto la pubblicazione di “Gnosi delle Fànfole2, memorabile raccolta metasemantica3 di Fosco Maraini4, uscita per la prima volta nel 1966 in 300 esemplari fuori commercio, come dono dell’autore agli amici più cari. Da allora questa raccolta, solo apparentemente strampalata e fuori da ogni schema letterario, è passata di mano in mano, di edizione in edizione, raggiungendo un pubblico sempre più vasto e divenendo oggetto di analisi, studio, di saggi, ma anche di innumerevoli interpretazioni da parte di attori, musicisti e cantanti.

 

Non volendo rovinare la sorpresa e il godimento della lettura di questo libricino, indispensabile per gli amanti della poesia, arricchito in questa veste oltre che dalla premessa dell’autore anche dall’introduzione della figlia Toni Maraini (sorella dell’altrettanto famosa Dacia), mi limito a qualche considerazione personale legata alla consueta ricerca di poesia elementare.

Nell’introduzione a Gnòsi delle Fànfole, è lo stesso Maraini a darci indicazioni precise sulla natura del suo lavoro: 

«Il linguaggio comune, salvo rari casi, mira ai significati univoci, puntuali, a centratura precisa. Nel linguaggio metasemantico invece le parole non infilano le cose come frecce, ma le sfiorano come piume, o colpi di brezza, o raggi di sole, dando luogo a molteplici diffrazioni a richiami armonici, a cromatismi polivalenti, a fenomeni di fecondazione secondaria, a improvvise moltiplicazioni catalitiche nei duomi del pensiero, dei moti più segreti. Potrei anche aggiungere che la poesia metasemantica è fortemente bipolare. Tutta la poesia – si capisce! – è bipolare. Hai un testo e hai un lettore; dalla crasi dei due sprizzano, oppure no, delle scintille. Ma nel linguaggio normale la bipolarità è meno caratteristica. Si può addirittura trattare la poesia come un oggetto esterno, un pezzo di mondo esistente qual monumento fuori di noi, …»

Ci troviamo di fronte a qualcosa di nuovo e davvero inconsueto, che si radica sul poderoso impianto strutturale della nostra lingua, che privato dai significati originali, viene poi ricostruito con un lessico nuovo, fantasioso, immaginifico. Gnòsi delle Fànfole è un risuonatore di suoni, di frequenze, un caleidoscopio di frammenti sempre nuovi che scavalcano il senso comune e ci riconducono alle origini del linguaggio.

Nello stesso modo in cui Calvino5 opera a cuore aperto il genere del romanzo in: “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, con una profonda riflessione su scrittura e lettura, giungendo al cuore profondo della  letteratura, attraverso creatività e fantasia, così Fosco Maraini conservando l’intelaiatura e forma tradizionale della poesia, ne stravolge completamente linguaggio e significato, generando mondi nuovi e atmosfere di meraviglia.

 Le Fànfole sono al contempo estremamente complicate o profondamente semplici, a seconda del punto di vista da cui decidiamo di giudicarle. Se le guardiamo dall’alto della nostra razionalità, del nostro intelletto e della nostra parte adulta svelano il tanto lavoro, la storia, la vita e la ricerca del loro – senza dubbio – geniale autore: sono poesia, suono, canto, ma anche teatro, interpretazione, tradizione da cantastorie, grammelot e nonsense letterario. Il succo del ventaglio di esperienze vissute dal poliedrico autore.

Se invece alziamo la testa e le osserviamo come un bimbo guarderebbe dei fuochi d’artificio in cielo, ritroviamo – come ebbe modo di scrivere Franco Marcoaldi in “Pellegrino in Asia. Opere scelte”6 – le Fànfole come gioco e il suo autore come Homo ludens molto sapiens.  Nei testi astrusi, ridanciani ed enigmatici delle Fànfole  ritroviamo la potenza generatrice dei bambini rispetto al linguaggio, le loro storpiature, l’invenzione di assonanze e neologismi, in un linguaggio incerto, fantasioso ma già fortemente comunicante. Un perfetto esempio di poesia elementare.

Ho rubato ai miei nipoti (che mi odieranno per questo) delle meravigliose perle lessicali della loro infanzia: il fermaforo invece di semaforo, bimbabambola e bimbobambolo a indicare le diverse caratteristiche dei giocattoli, le varie ricomposizioni sillabiche di tanfasma, tacarro, tacapulta, ticarra in luogo di fantasma, catarro, catapulta e chitarra. So che ciascuno di voi conserva delle gemme simili a queste, che male non starebbero nelle Fànfole del Maraini, accanto alla formica ammucchiarona, all’ingubbio ammorboluto o al lonco panfidume. Citando Picasso: «Ci vogliono molti anni per diventare giovani» e l’esperienza di vita, studio, ricerca di Fosco Maraini ne sono un esempio concreto: ove per “diventare” s’intenda il moto a luogo verso la propria interiorità, ma anche il moto verso luoghi altrui, con esercizi generativi instancabili di creatività, fantasia, pensiero laterale – che sono i fondamenti di ogni produzione poetica -.

È lo stesso autore ad avvertirci che: «Nella poesia metasemantica il lettore deve contribuire con un massiccio intervento personale. La crasi non è data dall’incontro con un oggetto, bensì, piuttosto, dal tuffo in un evento. Il lettore non diventa solo azionista del poetificio, ma entra subito a far parte del consiglio di gestione e deve lui, anche, provvedere alla produzione del brivido lirico. L’autore più che scrivere, propone. Se è riuscito nel suo intento, può dire di aver offerto un trampolino, nulla più… »

A noi, “azionisti del poetificio”, Maraini chiede una gestione diretta, un coinvolgimento personale e attivo, che vale per le Fànfole, ma per la poesia tutta. Ci è chiesto di divergere dal percorso consueto, di farci sorprendere e diventare parte della produzione del brivido lirico. Ci è indicato un sentiero di sorprendente libertà. Ci è chiesta un’azione poetica, in quanto esseri poetici e stavolta anche un’azione ludica, in quanto esseri giocosi, esseri che giocano. Fosco Maraini aggiunge alla traiettoria del mio cerchio di poesia elementare un tratto in più, in forma di arcobaleno.

Ecco allora comparire, dal cilindro di questo raffinatissimo intellettuale, quella che è delle Fànfole di certo la più nota: Il lonfo, con il corredo interpretativo dell’indimenticato/indimenticabile Gigi Proietti7:

https://www.youtube.com/watch?v=UPM_0igRZ5U

IL LONFO

Il lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco, e gnagio s’archipatta.

È frusco il lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e t’arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.

Eppure, il vecchio lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;

e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.


Concludo aggiungendo un nuovo tassello alla mia ricerca di poesia elementare che si svela:

-       Nell’uso istintuale delle parole, in quanto oggetto poetico risonante, al di là del suo significato.

-       Nella creazione di nuovi mondi, attraverso linguaggi innovativi e sorprendenti.

-       Nell’uso anarchico e liberatorio di fantasia e creatività.

Non mi resta che ringraziare questo autore così travolgente, tramite un’ultima Fànfola, letta dalla figlia Toni in occsione della cerimonia funebre del padre, augurando anche a voi che risorgano megoni e gastrifèmi, rispuntando tra mèmmola grognuta, nascosti vercigogni e schifilemi.


BOTTIGLIE

 

Non siamo tutti simili a bottiglie

ripiene di ricordi e cronicaglie?

 

Bistròccoli, fruschelli, filaccetti

ricolmano le pance trasparine,

fanfàggini, birìllidi, nulletti

s’asserpano in ghirlande cilestrine…

 

Se scuoti la bottiglia sgrengoluta

risorgono megoni e gastrifèmi,

rispuntano tra mèmmola grognuta

nascosti vercigogni e schifilemi.

 

Talvolta vedi invece lumigenti

miriàgoli, trigèridi, fernuschi,

e piangi su gavati struggimenti

finiti coi patassi fra i rifiuschi.

 

Non tornano a rivivere le facce

d’amici e d’amorilli luscherosi?

Risplòdono le voci, le morcacce

d’incontri cuspidiali e trucidiosi!

 

Poi un giorno la bottiglia si tracassa,

il vetro si sbiréngola nel sole

in croccherucci verdi, in patafrassa,

tra l’erbe cucche e cionche di pagliòle.

 

Ahi dove sono allora i gaviretti,

i nobili tracordi, i rimembrili.

i càccheri, gli smèrmidi, i frulletti,

i mòrfani, gli sghèfani gentili?

Sdrafànico mistero di bottiglia

bottiglia di sdrafànico mistero

 


1  La nave di Teseo

https://lanavediteseo.eu/

 2 Fosco Maraini

https://it.wikipedia.org/wiki/Fosco_Maraini

 3 Poesia metasemantica

https://it.wikipedia.org/wiki/Metasemantica

 4 Gnosi delle fànfole

https://lanavediteseo.eu/portfolio/gnosi-delle-fanfole-2/

 Franco Marcoaldi - Pellegrino in Asia. Opere scelte – Collana I Meridiani -

https://www.oscarmondadori.it/libri/pellegrino-in-asia-fosco-maraini/

 Italo Calvino

https://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Calvino

 7 Gigi Proietti

https://it.wikipedia.org/wiki/Gigi_Proietti


 



 




 


 

 

 

 

 


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