Anna Spissu - La Lingua Misteriosa della Poesia

Anna Spissu


Partiamo da Dante. E da un interessante e appassionato saggio di Fabio Stassi intitolato “E d’ogni male mi guarisce un bel verso”. 

Aggiungiamo la scritta riportata sulla fascetta della copertina (“Curarsi con Dante”) e la curiosità, mia ma penso anche vostra, sale di molto. 

Ovviamente prima di ogni cura c’è una malattia, un disturbo del corpo, della mente o dell’anima. Che la Commedia sia un’opera di una grandiosità tale che i suoi versi possano anche oggi avere attinenza con il nostro reale quotidiano è un fatto assodato: “è il testo che più di ogni altro ha dimostrato di avere questa sorprendente capacità metamorfica: sa adattarsi a ogni epoca, a ogni stagione, a ogni lettore e rinnova sempre i suoi argomenti”.  

A tal proposito come non pensare per analogia ai versi che Borges ha dedicato all’Odissea: “… Lo è l’Odissea che cambia come il mare. Se la riapri cambia sempre qualcosa.”

Tornando all’argomento principale, nel 1971 il canadese Ronald Melzack e l’americano Warren S. Torren, entrambi professori di psicologia, idearono un questionario per catalogare tutti i possibili tipi di dolore umano R. Marcolongo e in una ricerca di qualche anno fa condotta da due medici italiani N. Tonelli e, questo prospetto fu confrontato con le espressioni e descrizioni delle esperienze dolorose presenti nell’Inferno

Il risultato sorprendente fu che moltissimi termini si adattavano alla perfezione a quanto descritto da Dante. In pratica- scrive Fabio Stassi - tutta la Commedia è (anche) un’enciclopedia medica, tanto che un secolo fa il medico siciliano Salvatore Saitta provò a leggere l’Inferno sotto il punto di vista delle infermità della psiche, come uno stupefacente compendio di psichiatria.

 Fin qui le malattie. E se mai aveste voglia e curiosità di ritrovarle singolarmente nella Commedia vi invito a dare un’occhiata al libro citato. 

Ma passiamo alle cure: come ci si salva secondo Dante? Che cosa ci può curare dai molti disturbi che affliggono l’essere umano? 

Se mai qualcuno che non prova alcun interesse per la poesia dovesse leggere quello che sto per scrivere, probabilmente gli strapperei un sorriso di incredulità e di ironia e se si tratta di una persona educata e gentile almeno un “ma figurati!” lo direbbe. 

Sì, perché Dante ha una sconfinata fiducia nel potere della poesia, per lui la poesia è salvifica, sempre e in ogni caso. “Ecco perché la sua prima guida, nella Commedia, il primo medico e il primo terapeuta, il sostegno cui Dante si appoggia, la nave e il navigatore senza cui il viaggio non si sarebbe potuto intraprendere, non potrà che essere un poeta, Virgilio”

A questo punto la domanda è: ma noi, settecento anni dopo, abbiamo un bisogno terapeutico delle parole e della poesia? Dante è davvero così moderno?  Prima di arrivare alle poesie che oggi parlano di questo andiamo a Firenze alla “Piccola Farmacia Letteraria” libreria di successo che ha come mission “consigliare libri che diventano tonici, balsami per le ferite, messaggi che smuovono montagne”, in pratica ogni patologia ha la sua cura in un libro e se guardiamo in rete possiamo renderci conto che quest’idea si è espansa sia in luoghi fisici che virtuali. 

Arriviamo alla poesia: a Franco Arminio che non a caso sottotitola il suo libro “La cura dello sguardo” con le parole “nuova farmacia poetica”. Ecco qui una cura efficace per mantenere vivo il miracolo dell’amore:

Ti chiedo di partorirmi una foglia, di farmi

passare nel fiuto dei cani. Ti chiedo miracoli che non faremo,

ma basta pensarli. Se il tempo passa è meglio che passi col 

cuore grande come il cielo.


Nel nostro mondo fatto spesso di solitudine anche verbale, arriviamo alla fiducia e al conforto di Chandra Livia Candiani

Dunque, abbraccia le parole

come fanno le rondini nel cielo,

tuffandosi, aperte all’infinito, 

abisso del senso.


Se poi è vero che viviamo giornate con orari e compiti prestabiliti e spesso non riusciamo nemmeno a riconoscere che stiamo per trasformarci in automi, allora leggiamo in soccorso i versi di Cesare Viviani

Le sillabe dei rumorini degli alberi 

– scricchi lievi e acuti-metterle insieme,

ascoltare le paroline, magari due sole

che dicono: “prendete esempio da noi,

nessuno provvede

ogni cosa avviene da sé,

uomini, dateci retta, mollate

mollate, mollate, mollate”. 


Mi piace ancora farvi leggere “Amore dopo amore” di Derek Walcott, la mia preferita, una poesia che trovo bisognerebbe leggere ogni mattina perché aiuta a fare pace con noi stessi: io l’ho stampata e appesa in camera mia, sopra il comodino. 


Tempo verrà

in cui, con esultanza,

saluterai te stesso arrivato

alla tua porta, nel tuo proprio specchio,

e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro


e dirà: siedi qui. Mangia.

Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.

Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore

a se stesso, allo straniero che ti ha amato


per tutta la tua vita, che hai ignorato

per un altro e che ti sa a memoria.

Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,


le fotografie, le note disperate,

sbuccia via dallo specchio la tua immagine.

Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.


Se poi abbiamo voglia di sorridere e di guardare le questioni d’amore con ironia possiamo sempre leggere questi versi di Andrea Bajani (scritti riferiti a una donna ma valgono anche per un uomo!): 

Farsi consegnare da una donna la parola

amore riparata. Non dimenticarla accesa

non guardarla fissa non farla fulminare. 

Ogni quattro anni un controllo generale. 

Se si rompe ancora contattare un cane.  

 

In conclusione, prendendo a prestito la celebre canzone dei Beatles All you need is love”, si potrebbe anche dire, se non per tutti ma certamente non solo per alcuni, e non sempre ma certamente in particolari momenti della vita o della giornata: “All you need is poetry”. 



________________________________________________

Fabio Stassi, da“E d’ogni male mi guarisce un bel verso” (Sellerio)

Jorge Louis Borges, da “I congiurati “(Mondadori)

Franco Arminio, da “La cura dello sguardo (Bompiani)

Chandra Livia Candiani, da “La bambina pugile” (Einaudi)

Cesare Viviani, da “Osare dire” (Einaudi)

Andrea Bajani, da “Promemoria” (Einaudi)

Derek Walcott, da “Mappa del mondo nuovo” (Adelphi)





Commenti

Post più popolari