Anna Spissu - La lingua misteriosa della poesia III

di Anna Spissu


Partiamo dai rabdomanti che cercano l’acqua nel terreno con un bastoncino a forma di ipsilon. Ai fini di questo breve articolo poco importa la mancata conferma scientifica che queste persone siano effettivamente in grado di trovarla. Il fatto è che sono cercatori e tanto basta per quello che voglio scrivere sulla poesia. Per i sognatori, per quelli che credono alla scienza ma non rifiutano l’esistenza di quello che non si può provare va comunque detto che la rabdomanzia esiste da secoli, addirittura da millenni, essendo nota in Cina e in Egitto già 300 anni avanti Cristo. Cercare l’acqua nascosta, che è fonte di vita, con uno strumento. E la poesia? Beh, anche la poesia cerca quello che è nascosto, che è oltre o dentro il visibile e il suo strumento sono le parole. Per lungo tempo si è discusso sull’esistenza o meno di parole che abbiano di per sé una potenza evocativa e sebbene non si possa negare che alcune parole in effetti l’abbiano intrinsecamente, oggi questo dibattito è ampiamente superato dalla consapevolezza che ogni parola esistente può avere cittadinanza nella poesia.


Tuttavia, alla fine, quali parole sceglie il poeta? Qual è il suo dizionario privato, quello che consapevolmente o inconsapevolmente sfoglia quando scrive? Di che cos’è composto il suo bastoncino da rabdomante?

Per raccontare meglio e nel concreto quanto ciò che ama un poeta finisca inevitabilmente per trasformarsi in parole dei suoi versi riporto un evento che ho curato in passato per gli Amici del Loggione del Teatro alla Scala di Milano dal titolo “La poesia è un violino d’amore” da un verso della stessa Merini. Partendo dal fatto che suonava il pianoforte e quindi conosceva e amava la musica ho riletto le sue poesie trovandone molte nelle quali si faceva riferimento alla musica, non certo astrattamente, ma come parte fondante dei versi. In particolare, il violino, strumento amatissimo e struggente, che anche Franz Kafka utilizzò come tramite sentimentale nel celebre racconto “Le Metamorfosi”: Gregor, divenuto ormai per sempre scarafaggio, riesce pur sempre a commuoversi ascoltando la sorella suonare il violino.

Tornando alla poesia, eccolo come strumento magico per l’amore, capace di contenere nel suo suono, nelle sue note il desiderio malinconico e struggente dell’amato.


In cima ad un violino

ci  sta forse un respiro

che nessuno raccoglie

perché è un senso d’amore.

Tu suoni per il vento e viaggi

dove la pace sussurra tra le piante

tutta una nostalgia.



Eccolo come custode dell’armonia e dello stesso sentimento amoroso, baluardo contro la solitudine. Se il violino si rompe, resta la solitudine e alla porta potrebbe bussare solo il vento.


Perché mi dici cose fuggenti

che non sanno di vero

perché inganni te stessa?

Il violino armonico che avevi dentro

si è rotto per sempre

inutile sperare.

Così spero che qualcuno

bussi alla porta,

e non solo il vento.


Eccolo come strumento capace di stabilire una sintonia tra l’animo umano e il mondo.


Prima di venire

portami tre rose rosse.

Prima di venire

Portami un grosso ditale

Perché devo ricucirmi il cuore

E portami una lunga pazienza

Grande come un telo d’amore.

Prima di venire

Dai un calcio al muro di fronte

Perché lì dentro c’è la spia

Che ha guardato in faccia il mio amore.

Prima di venire

Socchiudi piano la porta

E se io sto piangendo

Chiama i violini migliori

Prima di venire 

Dimmi se sei già andato via

Perché io mi spaventerei.

E prima di andare via

Smetti di salutarmi

Perché a lungo io non vivrei.



Eccolo , misterioso come i sogni e la notte.


Tu non sai: ci sono betulle che di notte

levano le loro radici,

e tu non crederesti mai

che di notte gli alberi camminano

o diventano sogni.

Pensa che in un albero c’è un violino d’amore

Pensa che un albero canta e ride.

Pensa che un albero sta in un crepaccio

E poi diventa vita.

Te l’ho già detto: i poeti non si redimono.

Vanno lasciati volare tra gli alberi

Come usignoli pronti a morire.


Albert Einstein, dopo aver ascoltato un concerto di violino di Yehudi Menuhin , disse di essere certo dell’esistenza di Dio e anche Alda Merini nelle sue poesie religiose ha avuto in mente un violino


…Gesù sei tenue come una corda di violino

e sei bramoso come il mare…

La musica, non solo il suono, ma proprio il dire la parola “musica” è lo strumento privilegiato, il bastoncino da rabdomante, per raggiungere Dio.

Di seguito alcune poesie tratte da “Francesco

Io ho udito, Signore, la tua voce

e ho creato la musica,

perché solo attraverso la musica

solo attraverso le scale degli angeli

io raggiungo la tua bocca.

……

Io sono ormai il liuto di Dio

E canterò le sue canzoni d’amore.

Malgrado non conosca la musica,

le mie mani suoneranno per lui

tutti gli spettri della gioia.


Poi c’è che alle volte, le parole delle poesie , alcune parole del dizionario personale dei poeti, è come se si staccassero dalla loro consistenza verbale e emozionale per assumerne un’altra, fisica e materiale. Così è (e quando ci penso mi dà sempre un brivido) aver saputo da Giovanni Nuti, l’amato musicista suo “compagno artistico” per anni, che l’ultimo desiderio di Alda Merini è stato ascoltare dal vivo il suono dei violini: forse il bastoncino da rabdomante della poesia aveva trovato l’acqua.



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