David La Mantia - Umanità versus Giustizia

David La Mantia



L'Antigone è una storia semplice. C'è un re, Creonte, che fa le leggi, e, intendiamoci, le può anche fare giuste, dipende dal punto di vista. Stabilisce che non si può seppellire Polinice, perché ha combattuto contro Tebe, contro la città in cui è nato. Che solo chi fa parte della città merita una fossa. L'Antigone è semplice. E racconta di una ragazza, Antigone appunto, sorella dei due giovani morti sotto le mura, che decide di seppellirli entrambi, anche chi ha rifiutato le leggi di quella città, e di farlo comunque, anche a prezzo della condanna a morte, perché l'umanità è importante quanto la verità, forse più della giustizia, perché siamo esseri umani in primis, e poi cittadini, poi tebani, ateniesi, spartani.

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Creonte

.... E un uomo, fosse sangue mio, ma pieno d'odio per lo Stato, non lo vorrei con me. Sono convinto! Stato significa sicuro porto; se naviga diritto, noi, gente imbarcata, sentiamo d'appartenerci tra di noi, solidali. Con queste regole farò grande Tebe, io. Veniamo ad oggi. Eteocle s'è battuto per la sua comunità, e cadde. Eroe, con la lancia. Va avvolto di terra. Gli toccano chiare bevande, che filtrano giù, agli altissimi morti. L'altro - identico sangue, di Polinice, parlo - era reduce esule, ebbe slancio d'incenerire alle radici terra madre, Potenze della stirpe. Si slanciò goloso su sangue uguale, volle la sua gente serva. Per quest'uomo echeggia in Tebe la proibizione: non chiuderlo in fossa, niente ululi a lutto, relitto senza fossa, carne offerta cruda a uccelli, e cani. Vista oscena. Ecco il mio principio: nessun vantaggio di favore, mai, da me, dei pessimi sui retti cittadini. Chi darà tutto per questa città nostra, caduto o vivo, senza distinzione, avrà da me sicuro premio.

 

 

Antigone

Perché perdi tempo? Tu hai le tue ragioni. Non le accetto. Non le accetterò mai. Così per te: le mie ti disgustano. È nelle nostre essenze. Dimmi, da dove ricavavo luce di più illustre fama, se non con rito della fossa a mio fratello? Anche da questa gente sarebbe voce piena di consenso, senza sigillo di terrore in bocca. Ma il despota è baciato dai celesti, sta in lui decidere, parlare come crede.

Da Antigone, Sofocle

 

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E per chiudere…

Ho sempre descritto mio padre come un sindacalista impegnato nelle battaglie di un tempo lontano. Mento a lui ed a me stesso, non so perché. Mio padre è stato pescatore, operaio per tanti anni, burocrate solo per pochi momenti. Lavorava anche la domenica, tornava a casa sudicio della sua fatica. E non si lamentava mai, forse perché non sarebbe servito a niente. Non si lamentava del fiatone, del cuore grosso, anche se non so come facesse. Mio padre aveva fatto il ginnasio, poi mio nonno era morto. Don Iachino se n'era andato di botto, a tavola, e la famiglia era stata cacciata dalla contrada di cui si occupava. E mio padre dalla scuola migliore di Marsala era finito alla stazione con una valigia piena di polvere. Ma conosceva l'inglese e per questo divenne presto un anello di collegamento per le truppe americane che risalivano la penisola. Fu partigiano a 16 anni, lui del dicembre del 1926, fece quello che doveva fare ed ebbe alla fine della guerra un “certificato del patriota”. Con quello sai che lavori nel settore pubblico si potevano ottenere nel 1946. Ma lui lo nascose e non ne parlò neanche con mia madre. E si dedicò alla famiglia ed a una vita da fame. Non si usano le pallottole e le esecuzioni per guadagnarci qualcosa, per la propria pelle. Mio padre si vergognava delle morti di allora, delle fucilazioni di ragazzi come lui, non della parte dove era stato. Sapeva che era quella giusta, ma non c'era da essere felici della guerra, dei disastri, dei cadaveri. L'umanità è importante quanto la verità.






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