David La Mantia - "Sul Solstizio d'estate"

 

David La Mantia


Nel cuore della luce, con la luce nel cuore. Solstizio d'estate.


Giorgos Seferis

Solstizio d'estate, VII


Nel piccolo giardino il pioppo.

Il suo respiro conta le tue ore

giorno e notte,

clessidra che il cielo riempie.

Al rafforzarsi della luna le sue foglie

fanno scivolare passi neri sul muro bianco.

Al limite sono i radi pini

poi marmo e luminaria

e uomini come son fatti gli uomini.

Ma il merlo trilla

quando viene a bere

e senti a volte tubare la tortorella.


Nel piccolo giardino, dieci passi,

puoi vedere la luce del sole

cadere su due garofani rossi

un ulivo e un gramo caprifoglio.

Accetta chi sei.

La poesia

Non immergerla nei platani profondi

Nutrila di quella terra e di quella roccia che hai.

Il resto,

scava sul posto per trovarlo.

(da Tre poesie segrete, 1966 - Traduzione di Mario Vitti)




Potrei finirla qui, con questo capolavoro. O potrei partire degli animali che l'attraversano in un modo o nell'altro.

Il segno del cancro, sede della luna, simbolo di un universo liquido, dell'acqua originaria, dell'acqua madre calma e mormorante, simile al latte materno, alla linfa vegetale. Non a caso il glifo di questo segno zodiacale è composto da due segni spiraliformi che si oppongono in un simbolo simile allo Yin-Yang orientale, forse indicanti le due metà dell'anno che ora si incontrano. Al segno solstiziale si connette il polpo e tutti gli altri molluschi con otto tentacoli, simbolo di ipocrisia e tradimento proprio perché avvolgono e soffocano, nel Cristianesimo trasformati nell'immagine del Demonio che stringe le anime e le divora, a sua volta divorato dal pesce divino, allegoria del trionfo di Cristo sul male.

Potrei partire da letture matte e disperatissime su questo periodo, detto dagli indiani d’America “la luna dell'oca che non vola” o “la luna del salmone”, in cui sbucano a centinaia le lumache lunari, simboli anch'esse della vita allo stato aurorale. È tempo, questo, di farfalle eleganti: le antiope, brune con macchie dorate e frange celesti, o le occhio di pavone, che si posano su ortiche e luppoli, o le regali vanesse, i cui bruchi prediligono olmi salici pioppi e ciliegi. È tempo di rondini tardive, che tornano ed annoiano con il volo eguale degli anni.

Potrei evocare onde di profumi, ombre di salici e pioppi, zefiri di primavera e invitarvi ad ascoltare lo sciame d’api che gravido di miele ritorna nell’arnia, ad osservare il lavoro dell’uomo, i grandi lavori nei campi, a cominciare dalla mietitura, come nella poesia di Neruda


Ardono i seminati,
scricchiola il grano,
insetti azzurri cercano ombra,
toccano il fresco.
E a sera
salgono mille stelle fresche
verso il cielo cupo.
Son lucciole vagabonde.
crepita senza bruciare
la notte dell'estate.



Fioriscono nel mito di Clizia, inutilmente innamorata di Apollo, i girasoli col loro volto ridente e fuggitivo, giganti bonari e ordinati che disciplinatamente si volgono a mezzogiorno per inebriarsi luce. Il girasole in America era considerato il simbolo del sole divino, dell'eterno. In Europa indica invece gli spiriti orientati verso la luce. Per dirla con Montale

Portami il girasole che io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino

[...]

 Portami il girasole impazzito di luce




Oppure potrei accompagnarvi seguendo i passi del Maestro Giovanni Pascoli in un bosco di lucciole il giorno della festa di S. Giovanni

Col manipolo delle spighe in capo

torna la serva. Tra i capelli neri

ha paglie e reste e foglie di rosette

che paion ali rosse di farfalle.

Domani viene San Zuanne e vuole

le prime pere e l' ultime ciriege. 

Domani è il Santo delle innamorate. 

Siedono su le panche le pulzelle.

Son li amadori a' loro piè col mento

sopra le mani, e i gomiti sull' aia.

Gli occhi guardano, palpitano i cuori:

palpitano le lucciole nel buio.

I lunghi pioppi scuotono le vette:

I barbagianni soffiano dai buchi:

son le versiere che ansimano andando.

La guazza cade: è ora di partire.

[...] 

Qua e là nell' aie

muoiono i fuochi crepitando appena.

È mezzanotte, l' ora che al sereno

prende virtù l' erba, la foglia, il fiore,

e l'olio chiuso nelle borse d' olmo,

e il ramo puro, il ramo d' agnocasto.

Ora il tesoro ch' è sotterra, sboccia.

Fiorisce un tratto, e subito si spegne.

Ora si trova l' erba che riluce,

che fa vedere ciò che fu sepolto.

Ora si vede al lume di tre lumi

chi è lo sposo a cui dormire accanto.




È una festa che, fin dal Medioevo, è una delle feste più importanti non tanto per la devozione al Battista, quanto perché quasi coincide con il periodo sacro e insieme pagano delle celebrazioni solstiziali, luogo di comunicazione tra visibile ed invisibile, grazie al sole che raggiunge nel cielo la massima declinazione positiva. Midsummer day lo chiamano gli inglesi e Shakespeare stesso. Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d'Estate Alban Heruin, "Luce della riva". Infatti, la festa è al centro dell'anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d'incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la "terra" era la zona astronomica al di sopra dell'equatore celeste e l' "acqua" quella inferiore. Il sole, trovandosi nel loro punto d'incontro, è come sulla riva del mare.

Potrei fermarmi o camminare con voi e raccontarvi di un S. Giovanni vicino, prossimo, ma non coincidente con il solstizio per due motivi: perché, prima che Caldei e Egizi ci insegnassero cosa era l’astrologia, si constatava ad occhio nudo, sia in inverno, quando lo si festeggiava con il titolo di Natalis solis invicti, che in estate. A questi due momenti corrispondono rispettivamente il Natale del Cristo e appunto la festa del Battista, che assume i caratteri di un'antichissima festa paleocristiana che simboleggiava la manifestazione dell'invisibile nella caverna cosmica, via attraverso la quale le anime si incarnavano, tanto è vero che, per la tradizione sapienziale, l’Incarnato per eccellenza, Colui per cui tutto è stato creato, il Cristo, sarebbe nato in questo giorno.

Potrei prendervi tutti per mano uno ad uno e mostrarvi queste due PORTE di accesso all’invisibile, come venivano chiamate nella religione olimpica: degli dei, quella invernale, e quella degli uomini, la nostra, quella che ci porterà nell'estate. Fu proprio Omero a parlare nell’Odissea di un misterioso antro nell’isola di Itaca in cui si aprivano due porte, raccontando che quella di giugno è volta a Borea, cioè a nord, perché il sole si trova a nord dell'equatore, mentre l'altra a Noto, perché l’astro è a sud dell’equatore. Entrambi passaggi di confine tra spazio e spazialità, tra mondi soggetti al tempo ed eternità. Come nella poesia di un artista contemporaneo.


Roberto Maggiani


Qui mi fermo, dove inizia l’estate:

già domani la luce sarà breve
la notte riprenderà ad espandersi
meno remote saranno le stelle.

Come un fuggiasco riparo tra i boschi -
non oltrepasso la linea tra l'oggi e il domani.




La festa di S. Giovanni Battista sarebbe, dunque, al contrario di quanto vulgato, la vera manifestazione della Genesi e degli stati individuali, mentre l'altra l'accesso agli stati sovraindividuali. Per questo motivo le usanze connesse a questa festa hanno la funzione di proteggere il creato, come ad esempio i falò accesi nei campi per impetrare buone messi, la raccolta delle erbe di S. Giovanni dalle virtù taumaturgiche, o la tradizione di esporsi alla "GUAZZA", che avrebbe straordinari poteri. Nelle celebrazioni solstiziali l'acqua è rappresentata infatti da questa rugiada, cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringiovanire la pelle o addirittura propiziare la fertilità. Non era raro che molte giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di San Giovanni.

Vedete: ancora acqua, come all'inizio della nostra storia. Nostra sorella acqua. Un liquido così importante in questo periodo da tornare nei detti popolari italiani, come nel celebre A S. Giovanni entra il mosto nel chicco. Uva, dunque. E piante di ogni genere ornano questa festa con i loro aromi, riempiendo l'aria di sogno, di speranza, di effluvi indimenticabili. Aromi che svolgevano nella tradizione una funzione pratica: quella di tener lontane le streghe che questo giorno si recavano al Gran Sabba presso il noce di Benevento.

Un'usanza antichissima diceva di porre vicino alle finestre ed all’uscio rosmarino, ginepro, ulivo benedetto, alloro, fico e noce; oppure semplicemente un barattolo di sale e una scopa.

Ma chi si trovava per la strada in quel giorno si proteggeva infilandosi sotto la camicia le cosiddette erbe di S. Giovanni, l'iperico, l'aglio, l'artemisia e la ruta. Il primo è l'erba di S. Giovanni per antonomasia, chiamato anche cacciadiavoli. I suoi petali, strofinati tra le dita, macchiano di rosso, perché contengono un succo chiamato Sangue di S,Giovanni, in cui si riteneva si raccogliesse l'energia solare. L'aglio in sanscrito è chiamato “uccisore di mostri" ed è la più potente tra queste piante, tanto che il S. Uffizio, per riconoscere se una ragazza era una strega, la costringeva spesso a mangiare una gran quantità di questo ortaggio. Ma porta anche ricchezza perché, come dice il proverbio, “chi non compra aglio il giorno di S.Giovanni è povero tutto l’anno". L'artemisia, che trae il suo nome da Artemide, la grande madre della tradizione asiatica, è detta madre di tutte le erbe, protegge le gravidanze, caccia i demoni nascosti e allontana il malocchio. Infine la ruta, dalle tante proprietà, in grado di curare epilessia e soprattutto ipocondria, tanto è vero che nel Monferrato veniva chiamata erba allegra e negli Abruzzi si conservava all'interno di una borsetta, a contatto con la pelle. Si racconta poi che mazzetti di erbe collocati sotto il cuscino favoriscano i sogni divinatori. Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione celtica: secondo lo scrittore romano Plinio pare che gli antichi Druidi raccogliessero questa pianta con un falcetto d'oro, strumento che univa la forma lunare al metallo solare. I rami di vischio al Solstizio d'Estate assumono un aspetto dorato, il famoso Ramo d'Oro dei miti. Il sambuco tagliato la vigilia del Solstizio, sanguina nelle leggende britanniche. Il seme di felce permetteva di trovare tesori nascosti, mentre il leggendario fiore di felce (che non esiste, al pari del seme, in quanto la felce è una pianta pteridofita, cioè che si riproduce tramite spore) rendeva invisibili i suoi fortunati raccoglitori. In tutti i paesi europei si raccolgono erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù: la verbena cara ai Senesi porta prosperità

Erbe, aromi, magia, streghe. L'usanza antica di certe ragazze di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso danzando. Forse dietro le storie dei raduni di incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo dei riti solstiziali celtico-germanici intorno ad un albero o delle feste licenziose in onore della dea Fortuna nell'antica Roma che si tenevano appunto il 24 giugno: ricchi e poveri, liberi e schiavi, accorrevano ai templi, dove si banchettava e danzava ossessivamente. Fortuna è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore. La somiglianza di queste feste con i Saturnali del Solstizio d'Inverno fanno del Solstizio Estivo una sorta di capodanno o di carnevale, un periodo "caotico" in cui il cosmo ancora una volta si rinnova e si ricrea, con conseguente rimescolamento dei ruoli sociali e capovolgimento delle norme morali.


Fonti

Aleister Crowley (Edward Alexander Crowley), L'Equinozio degli Dei — Libro.Liber ABA - Libro Quattro, Parte IV Thelema – La Legge, Astrolabio 2021

Richard Heinberg, I riti del solstizio, pratiche, rituali e cerimonie per i cicli stagionali della terra, edizioni Mediterranee, 2019

A cura di Fiorenza Mascione e altri, Le erbe di san Giovanni e i racconti del Solstizio: leggende virtù e 170 ricette di 19 piante magiche, Indipendently published, 2022

https://www.donnad.it/solstizio-estate-2017-poesie-frasi

https://www.donnad.it/solstizio-estate-2017-poesie-frasi

https://mastrogessetto.it/il-solstizio-destate-curiosita-tradizioni-poesie/

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