Pietro Russo - Inediti da "Fare parte di una storia"- con breve nota di Melania Valenti

 

di Pietro Russo

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Pietro Russo sceglie il nostro Lit blog per iniziare a pubblicare degli inediti tratti dal suo Fare parte di una storia. Durante la lettura veniamo subito assorbiti da una realtà ben precisa, una realtà in cui si respira il mondo dell’autore ad ogni passo, un mondo privato che si fa pubblico, che diventa specchio di un agire collettivo. È una scrittura che spesso appare come una poesia in prosa, è un accompagnarci per mano all’uscio di un’aula di scuola (L2) come dentro intime riflessioni su argomenti biblici (Canzone di Adàm), o nella umile vita di ogni giorno (“[...] La cassa 2 è aperta”), tra le iniquità delle differenti sorti sociali. 

La sua lettura sarà di certo poesia aggiunta alla nostra giornata. Grazie per questo.

Melania Valenti

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Canzone di Adàm


Durante il sonno che lo privò della costola

il Terrarossa sognò una città di specchi

ovunque si girasse mancava sempre qualcosa

alla sua immagine – 

braccio barba frase organo interno 


Cominciò allora a vagare 

con smania di ramingo 

e la persecuzione del riflesso. 

Dopo tempo che non seppe misurare

trovò un nascondiglio cieco 

probabilmente antro di caverna

dove la luce precipitava sulle cose

senza tornare indietro – 

a questo punto iniziò ad accordare la voce


Non dissolvermi nei giorni informi del vento

al suolo tornerò non prima

di sapere cosa si annida nelle mie ossa

quali parole a cui non so concedere fiato

chiamano all’altro capo del canto


Al risveglio fu sorpreso dall’altro respiro

che si trovò accanto


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Quando mia madre mi ha partorito per la seconda volta


per Fernando Lena


Fernando parla da un limbo di meraviglia 

sotto il cappotto abbottonato fino al collo

forse la gioia è una sintesi improbabile

di una sostanza incarnita nelle parole

ma quella domenica le donne delle pulizie 

hanno trovato una stanza vuota – 

era giorno di festa, le campane dell’Annunziata spiegate 

quando mia madre mi ha partorito per la seconda volta

               

e forse è l’alchimia tra una Tennent’s

e restare dietro una porta

per vedere che fine fanno le tue preghiere 



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L2 


a Junior 

L’operaio conosce cento parole, il padrone mille; 

per questo lui è il padrone.

(don L. Milani)


Tra le tue cento parole

ci sono alba e pane


Sarebbero anche tra le mille del padrone

benché il suo giorno tolemaico 

inizi più tardi


La centunesima è un uomo che si fa largo

tra privilegi che non comprende, 

molto spesso una faccenda di spalle protette 

di vivere sopra le evidenze del niente


più del tuo vocabolario 



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Oltre il nastro trasportatore del sacro


Accaldati, ognuno a pensare che l’inferno è fuori, 

quaranta gradi oltre le porte automatiche 

mentre la fila si fa più lunga e

“La cassa 2 è aperta”

dicono alle spalle, a voce alta

perché defluisca l’ingorgo della cassa 3 –  

fermi e accaldati, aspettando 

che la signora si decida tra le birre per il marito

o lo yogurt alla frutta per i nipoti

sotto l’occhio discreto di lavoratrice 

della cassiera,

“ancora due euro e novantaquattro, signora”

 

ma la signora continua a pensare, abbozza

un sorriso – non vede più oltre

del nastro trasportatore, non ci vede 


accaldati e quasi spazientiti

accaldati ma zitti

nel timore di irrompere con gesto o parola 

oltre il nastro di fuoco del sacro 


solo la cassiera con la banconota da cinque e gli spiccioli

nel palmo, “ancora uno, signora”,

finché la signora finalmente decide. 

Allora infila la spesa nella borsa, saluta, scompare. 

Nei quaranta all’ombra, nell’inferno

di fuori che squaglia


***


Essere Roberto Baggio


Pensavo a un dio quell’estate

era un uomo che falliva nel mondo,

la traiettoria da Pasadena al gelo del cosmo

la vedo da qui dove ho otto anni

e non so del tempo che gioca nel respiro,

del mio gemello che tra mille anni ripete il bivio


Imparavo ad abbassare gli occhi 

a contenere il respiro

che ci vuole equilibrio tra la gravità e le stelle

lo posso dire ora, da bambino a bambino,

quando inizieremo a cadere ci aspetta una rete lì sotto


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Pietro Russo è nato a Catania. Insegna lingua italiana agli stranieri. Ha pubblicato A questa vertigine (2016), che ha vinto il Premio Violani Landi per l’opera prima, e nel 2022 la plaquette in dialetto siciliano Eppuru i stiddi fanu scrusciu. Alcune sue poesie sono state tradotte in Canada, negli Usa e in Germania. Nel 2023 ha curato, insieme ad Ana Ilievska, un’antologia della poesia siciliana contemporanea per Italica Press (New York & Bristol). 

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