Simona Garbarino - La fecondità dei silenzi

 

di Simona Garbarino


Nella concitazione delle mie giornate mi capita spesso di invocare il silenzio, di cercarlo come si cercherebbe un oggetto prezioso caduto chissà dove o chissà quando. Smarrire il silenzio è un evento disgraziato, un evento privo di grazia. Perché? Perché in silenzio io posso incontrare tante cose. Si può incontrare la luce, il buio, la paura, la pace, si possono avvertire i passi di piccolissimi insetti, il fluttuare scanzonato delle tende nel corridoio, il parlottio della polvere, il cigolio di certe porte, il pulsare dei fili d'erba al passaggio fortuito della pioggia.

Nel silenzio possiamo accoccolarci, nidificare, cambiare forma, tornare nell'utero materno senza che questo impedisca il trasparire dell'adultità. Nel silenzio si può piangere senza vergogna e senza fine, si può pregare o inveire contro un Dio che forse c'è, o forse non c'è ma non importa. Nel silenzio ci si può annusare, scambiarsi la pelle, la saliva, l'odore, mangiucchiare parole d'amante, mescolare suoni e ritmi nella danza ebbra di un amplesso benedetto/maledetto, chissà. Sempre in silenzio si muore o ci si avvicina all'idea della morte, scendendo a patti con lei o combattendola strenuamente.

In silenzio si cerca il respiro sommesso della vita o un simulacro di essa. In silenzio si cerca, più spesso si sosta, si cerca un riparo, un giaciglio per raccogliere le ossa, lo sguardo appannato di chi non ricorda più il proprio nome. In silenzio si benedice la vita, si brinda alla generosità che a volte fa capolino maldestra e munifica, non attesa o rincorsa.

Chissà, che combina con noi il silenzio, quale patto intenda sottoporci. Se sia un abile truffatore o solo un amico secolare che arriva in punta di piedi vestito d'argento e di stracci. 

E poi si scopre che il silenzio è tanti, che il silenzio non è solo "il silenzio". Che esistono tanti tipi di silenzi per le mille occasioni dell'esistenza, per i mille trucchi in cui incappiamo. E che nell'armadio dei silenzi possiamo trovare un silenzio per ogni occasione. Il silenzio dello sgomento e dell'orrore, dell'urlo muto, della gioia composta e pudica, del gioco sottile, della tensione amorosa, della meraviglia che incanta, dell'attesa paziente, del lavorio minuscolo in punta di dita. Tanti e tanti sono i silenzi che attraversiamo a volte consapevoli, oppure in maniera cieca e sorda.

A volte mi capita di pensare che sarebbe bello ritrovarsi nei panni di un cercatore di silenzi. Diventare un cercatore di silenzi provenienti da ogni angolo del mondo. Frugare nei luoghi, nelle case, negli animi delle persone per carpire la qualità di ogni piccolo o lunghissimo silenzio. Imparare le differenze, la densità, la lunghezza, la ciclicità, lo spessore o la fragilità di ogni silenzio animale, vegetale, minerale, ambientale, musicale. Sottoporre tutto questo ascolto minuzioso ed attento e poi catalogarlo, ordinarlo per durata, qualità, estensione, climax emotivo e poi creare, chessò, una grande immensa biblioteca dell'ascolto silente, una silenzioteca...(non so se si possa definire così) dove andare, di tanto in tanto, a riposare le ossa.

Questo, il mio sogno ad occhi aperti: la mia apertura sull'anima, il mio riparo fecondo dopo anni di parole onnivore, dissennate, amanti della ribalta, affamate di presenzialismo. Un'utopia? Mi piace immaginare che possa essere semplicemente una via per salvarsi.

 

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Simona Garbarino, pedagogista, formatrice, attrice di teatro, comica televisiva al fianco di Marcello Cesena.

Simona è formatrice della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari, esperta in scrittura autobiografica e scrittura immaginale.

Poetessa, ha al suo attivo due pubblicazioni ("Poesie del risveglio" Edizioni ZonaContemporanea  e "Cerimoniosi silenzi" nella Rivista "Fili d'aquilone").

Da anni si dedica alla promozione della lettura e scrittura poetica in ambito formativo e in ambito culturale.

E' redattore esterno per il blog "Finestre - Lit-blog de l'Irregolare" diretto da David La Mantia.


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